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La storia della battaglia di Severodonetsk

Guerra /

La battaglia di Severodonetsk è inquadrabile all’interno del contesto della guerra russo-ucraina del 2022. I combattimenti per la presa della città sono tra i più cruenti del conflitto, segno di una grande importanza strategica del territorio. Il motivo è dato dal ruolo di Severodonetsk quale capoluogo provvisorio dell’oblast di Lugansk, una delle regioni del Donbass che la Russia vuole annettere anche per via della presenza di una popolazione in maggioranza russofona. La battaglia di Severodonetsk assume inoltre un significato politico non indifferente all’indomani della scelta di Mosca, attuata a partire dall’aprile 2022, di concentrare le proprie forze nel Donbass.

Prima del conflitto la città di Severodonetsk conta più di centomila abitanti. Questo ne fa uno dei centri più importanti dell’oblast di Lugansk, regione dell’est dell’Ucraina abitata in gran parte da cittadini russofoni. Non a caso, quando a Kiev nel 2014 va in scena la rivolta di piazza Maidan e il nuovo governo filo occidentale toglie il bilinguismo russo/ucraino a favore dell’uso esclusivo dell’ucraino, nella regione di Lugansk e in quella di Donetsk scoppiano le prime proteste da parte di gruppi filorussi.

L’esercito ucraino nella zona è costretto ad andare in ritirata e per alcune settimane, fino al 22 luglio 2014, anche Severodonetsk è controllata dai movimenti filorussi i quali danno vita all’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk. Nella data prima indicata però l’esercito ucraino riesce a riprendere la città. Considerando che Lugansk è occupata dai separatisti ed è proclamata capitale della neonata Repubblica Popolare, il governo di Kiev decide di spostare a Severodonetsk gli uffici dell’oblast. Da quel momento la città diventa capoluogo provvisorio di regione.

Negli anni successivi è punto di riferimento delle forze ucraine impegnate a sorvegliare la linea di contatto, il fronte cioè fissato con l’accordo di Minsk del 2014 con il quale si dividono le zone in mano a Kiev da quelle controllate dai separatisti. Quando il 24 febbraio 2022 il presidente russo Vladimir Putin annuncia l’inizio dell’operazione militare russa, Severodonetsk entra subito nel mirino.

Per Mosca prendere la città vuol dire togliere un capoluogo agli ucraini e togliere un fortino di Kiev situato all’interno dei confini di Lugansk. Inoltre le forze inviate dal Cremlino, controllando la zona avrebbero la possibilità di dilagare verso ovest.

Nei primi giorni di guerra Severodonetsk è oggetto di numerosi bombardamenti. Il fronte però appare relativamente lontano. La linea di contatto del 2014 è distante più di 40 km, le azioni via terra dell’esercito russo non coinvolgono l’aerea cittadina per diverse settimane. I raid missilistici però iniziano a far danno e a far percepire alla popolazione l’idea che, da lì a breve, Severodonetsk potrebbe entrare nel mirino.

Le truppe russe a marzo avanzano nella parte più orientale dell’oblast di Lugansk. In particolare, dalle aree di Chertkovo i mezzi di Mosca riescono a prendere possesso di una vasta area senza incontrare una particolare resistenza ucraina. Il motivo è dato dal fatto che l’esercito di Kiev in quel momento è impegnato su vari fronti sensibili. Da quello della capitale a quello di Kherson, così come a Mariupol e a Zaporizhzhia. Dunque diversi uomini e mezzi vengono dirottati da altre parti e l’avanzata russa nell’area orientale di Lugansk procede spedita per tutto il mese di marzo.

Da Kiev però non si sottovaluta l’importanza della difesa di Severodonetsk. L’impressione è che il grosso delle forze ucraine nella regione siano in procinto di prepararsi per la difesa del tessuto urbano della città. Questo soprattutto quando, al termine del mese di marzo, a Mosca il ministero della Difesa annuncia il riposizionamento delle truppe nell’est dell’Ucraina, abbandonando di fatto l’area di Kiev. Quello che per gli ucraini corrisponde al ritiro russo dalla capitale, significa un maggior incremento dell’intensità del conflitto in tutto il Donbass.

Lo dimostra l’andamento dell’assedio di Mariupol, terminato tra aprile e maggio, così come la costante avanzata verso Severodonetsk. Nel secondo mese di guerra il fronte si avvicina inesorabilmente alla città. I russi avanzano da est e gli ucraini rafforzano le proprie linee difensive nella periferia orientale.

Tra le forze di Mosca ci sono anche i combattenti separatisti dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk, così come anche alcuni battaglioni ceceni. Tra le forze di Kiev invece, oltre alle truppe regolari, ci sono membri del Battaglione Azov e del Battaglione Donbass. Ad aprile russi e filorussi continuano ad avanzare e raggiungono la periferia di Rubizne, importante cittadina industriale a nord di Severodonetsk. La battaglia oramai è quasi urbana e il capoluogo provvisorio di Lugansk si prepara all’approssimarsi del fronte.

Molti civili fuggono dalla città e le stesse autorità ucraine organizzano ponti ferroviari per consentire l’evacuazione di migliaia di persone verso zone più sicure. A fine aprile l’aspetto di Severodonetsk è quello di una città in guerra: i rumori della battaglia si fanno più intensi, i danni prodotti dai bombardamenti riguardano più quartieri, in giro ci sono poche persone e i punti nevralgici sono presidiati dai militari.

A fine aprile viene presa Rubizne e la città è oramai circondata. Truppe russe e filorusse riescono a sfondare diverse linee di difesa in periferia e avanzano verso il centro. Tuttavia per tutto il mese di maggio l’avanzata di Mosca è meno incisiva. Il Cremlino in quel momento è impegnato a chiudere la partita per Mariupol e distrae molte forze nel sud dell’Ucraina.

Non è un caso che il governatore ucraino di Lugansk, Sergy Hayday, inizi a parlare di battaglia urbana per Severodonetsk il 31 maggio. Ossia esattamente dieci giorni dopo la caduta definitiva di Mariupol in mano russa. Le forze di Mosca sfondano da est e si dirigono subito verso il centro cittadino. La battaglia è casa per casa e vede il coinvolgimento anche dei ceceni, decisivi in questo tipo di combattimento poche settimane prima a Mariupol.

l richiamo a Mariupol, durante le fasi più intense della battaglia, è costante. Questo per due ordini di motivi. In primo luogo per l’emotività scaturita a livello mediatico da quanto accaduto nella città del sud dell’Ucraina. Le immagini dell’assedio, della devastazione e della distruzione di Mariupol diventano simbolo del conflitto. E dunque in molti iniziano a pensare che un’analoga sorte possa toccare a Severodonetsk.



In secondo luogo, per l’importanza rivestita da Severodonetsk nel Donbass. Esattamente come Mariupol, la città è nel mirino dei russi per via del suo ruolo politico nella regione e del significato importante di una sua eventuale caduta. È ben noto come Mosca è disposta a puntare molte delle sue forze per la conquista di Severodonetsk, al pari di come fatto a Mariupol. In poche parole, si può dire che durante l’intero mese di giugno, durante il quale si sviluppa la battaglia, Severodonetsk è descritta come la “nuova Mariupol”.

La battaglia urbana già entro la prima decade di giugno volge a favore dei russi. Diversi i quartieri conquistate e le zone da cui viene scalzato l’esercito di Kiev. L’amministrazione regionale ucraina di Lugansk viene evacuata e Severodonetsk è quindi in balia dei combattimenti. Contestualmente ai combattimenti in centro, sono molto intensi gli scontri anche più a ovest, dove è situata la cittadina di Lysychansk. Quest’ultima è una località strategica per il controllo dell’area, trovandosi su una delle poche alture della zona da cui è possibile avere il controllo del fuoco su Severodonetsk e sul fiume Seversky Donetsk, il corso d’acqua che divide le due città.

Il centro di Severodonetsk viene rivendicato dai russi il 20 giugno, ma la battaglia non è conclusa. Centinaia di combattenti ucraini, creando un’altra incredibile similitudine con Mariupol, sono asserragliati all’interno dello stabilimento chimico Azot. Nella città portuale la battaglia raggiunge il suo culmine infatti con l’assedio degli ultimi soldati ucraini all’interno dello stabilimento Azovstal, una delle più grandi acciaierie del Paese. A Severodonetsk invece, per l’appunto, con un’analoga situazione nella più grande area industriale della zona.

Ma da Kiev il 24 giugno arriva l’ordine di indietreggiare. Impossibile difendere gli ultimi avamposti e troppo rischioso sacrificare altri soldati per un assedio oramai segnato. Quel giorno gli ucraini si ritirano e i russi conquistano ufficialmente Severodonetsk. La battaglia va avanti nelle vicinanze per la presa di Lysychansk, la quale avviene il successivo 2 luglio.

Le forze ucraine perdono contatto con quei territori e si ritirano al di qua del fiume Oskil, creando una forte linea difensiva lungo i confini amministrativi dell’oblast di Kharkiv. La situazione rimane così per circa due mesi. A settembre poi arriva un nuovo mutamento. L’esercito ucraino inizia un’importante controffensiva partendo proprio dalle aree a sud di Kharkiv, premendo soprattutto nella zona di Izyum, conquistata dai russi ad aprile.

Tra l’8 e il 10 settembre i soldati di Kiev avanzano in modo inaspettato. I russi si ritirano dalla regione di Kharkiv e riparano a est dell’Oskil. Nelle ore del ritiro spuntano immagini di carri armati ucraini all’interno del distretto di Severodonetsk, situata lungo la linea di avanzata ucraina. Si diffondono anche notizie di combattimenti attorno la città.

In realtà è lo stesso ministero della Difesa ucraino a smentire queste voci. Tuttavia il fronte con il contrattacco di Kiev si riavvicina a Severodonetsk, questa volta da ovest. Considerando le ulteriori avanzate ucraine a settembre e il dispiegamento di forze nella regione, non è improbabile una controffensiva su Severodonetsk.

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