La battaglia di Bakhmut, spiegata

La battaglia di Bakhmut viene considerata una delle più importanti nell’ambito della guerra in Ucraina. Scenario dei combattimenti è l’omonima città situata a 85 km più a nord rispetto a Donetsk. L’area viene ritenuta strategica sia dagli ucraini che dai russi, essendo l’ultimo vero baluardo di difesa prima di Kramatorsk, capoluogo provvisorio dell’oblast di Donestk e principale obiettivo militare delle forze di Mosca. La battaglia di Bakhmut, iniziata il primo agosto 2022, è attualmente ancora in corso. Il 14 marzo 2023, con la conquista dello stabilimento Azom da parte dei russi, la guerra appare sempre più vicina al centro cittadino. Ma il successivo 23 marzo, i comandi ucraini parlano di una possibile controffensiva delle forze di Kiev. Dopo due mesi di stallo, il 21 maggio i comandi della compagnia privata russa Wagner, i più attivi nella battaglia, dichiarano definitivamente conquistata Bakhmut.

Bakhmut prima del conflitto conta settantamila abitanti. Anche se non si tratta di una delle città più grandi del Donbass, appare comunque una delle più importanti. In primis per la sua storia: Bakhmut infatti viene fondata nel XVI secolo dai russi come posto di guardia per proteggere i confini meridionali del Paese. Nel XVIII secolo per un breve periodo diventa anche capitale della Slavo-Serbia, un territorio della Russia imperiale destinato alle popolazioni slave e balcaniche.

Bakhmut risulta importante anche da un punto di vista economico. Il suo distretto è uno dei più quotati ed avanzati nell’ambito dell’industria alimentare. Qui vengono prodotti i principali vini e liquori ucraini. Inoltre nella regione circostante sono presenti diverse miniere di sale. Negli anni ’20 del secolo scorso, per testimoniare l’importanza assunta dalla città il governo dell’allora Unione Sovietica le cambia nome: Bakhmut viene chiamata infatti Artemivsk, in onore dell’eroe sovietico Fedor Andreevic Sergeev.

C’è poi anche un’importanza geografica: il territorio urbano si trova a pochi chilometri a nord di Donetsk, capoluogo dell’omonimo oblast, e a pochi chilometri a est di Kramatorsk. Inoltre da qui passano importanti snodi autostradali e soprattutto ferroviari. È per tutti questi motivi che la città nel 2014 diventa subito centrale nelle prime avvisaglie di scontro tra l’esercito ucraino e i separatisti filorussi di Donetsk. Nella guerra del Donbass, i combattimenti tra le parti sono molto duri e causano diverse vittime anche tra i civili. Tuttavia il 7 luglio 2014, l’esercito ucraino rivendica la definitiva riconquista e messa in sicurezza del territorio.

I successivi accordi di Minsk, sottoscritti nella capitale bielorussa pochi mesi dopo la battaglia, pongono fine agli scontri nel Donbass. Viene stabilita una linea rossa di demarcazione tra il territorio rimasto in mano separatista e quello invece controllato dagli ucraini. Bakhmut (tornata a essere chiamata così nel 2016 nell’ambito di un programma di decomunistizzazione voluto da Kiev) cade nella parte ucraina. Ma la linea rossa è distante pochi chilometri. A est, l’unica città frapposta tra il centro di Bakhmut e il confine armato con le repubbliche separatiste è quella di Popasna.

Quando il 24 febbraio del 2022 inizia l’intervento russo in Ucraina, Bakhmut viene considerata a forte rischio. I cittadini, dopo aver vissuto per 8 anni in pace ma con lo spettro sempre latente di un’escalation a pochi passi da casa, capiscono di essere nel mirino dell’esercito russo. Anche a Bakhmut, in concomitanza con l’avvio delle operazioni di Mosca, vengono segnalati raid e bombardamenti.

Ma una prima vera svolta si ha nel mese di maggio. Il 17 di maggio, in particolare, Bakhmut inizia a essere bersagliata dalle forze russe in avanzata su Popasna. L’obiettivo dell’esercito di Mosca sembra essere quello di prendere rapidamente questa area del Donbass, con il fine di ricongiungersi il prima possibile con le proprie truppe in quel momento in avanzata da Severodonetsk e in grado di mantenere le posizioni acquisite mesi prima tra Izyum e Lyman. Una morsa a tenaglia quindi nell’intero saliente settentrionale dell’oblast di Donetsk.

Il 22 maggio cade Popasna e a quel punto le difese ucraine fortificano le proprie posizioni a Bakhmut. La guerra arriva alle porte della città, presa di mira dall’artiglieria russa. Si intuisce come il conto alla rovescia per lo scontro di Bakhmut oramai sia prossimo allo zero.

Quando le operazioni belliche iniziano ad avere come teatro la periferia di Bakhmut, ucraini e russi sono già presenti con migliaia di soldati. Tra le forze di Kiev, ci sono gli uomini della diciassettesima brigata comandati dal colonnello Oleksandr Tarnavskiy. Presenti inoltre i combattenti del Battaglione Dnipro, guidati da Yurii Bereza, così come i membri delle unità anticarro guidati da Andriy Mikheichenko. Anche se non ci sono cifre ufficiali aggiornate, si parla comunque di almeno trentamila soldati ucraini impegnati sul fronte di Bakhmut. Molti di loro vengono inviati a battaglia in corso. E questo per sopperire a un’iniziale inferiorità numerica ucraina a cospetto dei russi. Secondo il colonnello Tarnavskiy infatti, nel maggio del 2022 le forze di Mosca hanno un vantaggio di almeno 5 soldati a uno.

Da parte russa la superiorità iniziale è garantita dal fatto che non ci sono soltanto membri dell’esercito regolare ad avanzare verso Bakhmut. In primo luogo, Mosca fa affidamento ai miliziani della Repubblica Popolare di Lugansk, a loro volta avanzati dalla linea rossa del 2014 fino a Popasna. Presenti anche i miliziani della Repubblica Popolare di Donetsk, la quale rivendica la propria “sovranità” su Bakhmut. Ma soprattutto, su questo fronte fanno la loro comparsa i contractors della Wagner. L’agenzia privata collegata al Cremlino e comandata da Evgenij Prigozhin. Per la verità, la Wagner risulta già presente in altro contesti della guerra in Ucraina, ma è a Bakhmut che i propri miliziani appaiono spesso decisivi.

Tra giugno e luglio i russi completano la conquista di Severodonetsk e della vicina Lysychansk. Si tratta delle ultime due località dell’oblast di Lugansk in mano agli ucraini. Da questo momento, le forze di Mosca si dirigono in modo più massiccio verso Bakhmut. Il primo agosto alcuni canali Telegram filorussi parlano di un intenso bombardamento sulla città. Nello stesso giorno, il ministero della Difesa russo conferma l’inizio della battaglia.

Dal canto loro, le forze di Kiev parlano di un attacco di terra in direzione Bakhmut. Nei primi giorni di combattimento, i russi sembrano avere nettamente la meglio. La direttrice di attacco è orientale: forze russe e della Wagner avanzano dai quartieri orientali della città. Si tratta di zone al di là della riva del fiume che attraversa Bakhmut, ossia il Bachmutka. Il 4 agosto, membri della Wagner rivendicano l’ingresso in Patrice Lumumba Street, l’arteria principale dei quartieri a est del Bachmutka. I russi avanzano nella zona industriale e sembrano poter iniziare l’assedio sulle postazioni ucraine. Nel frattempo, molti civili lasciano la città. Mancano i servizi, manca l’erogazione di energia e crescono i pericoli derivanti dai continui bombardamenti.

La direttrice orientale di attacco è quella maggiormente usata dai russi nel corso delle prime settimane di battaglia. Lo conferma anche il fatto che il 22 settembre, con un attacco missilistico, le forze di Mosca distruggono il principale ponte sul Bachmutka. L’intento sembra essere quello di stringere i soldati ucraini presenti nei quartieri orientali in una morsa, al fine di costringerli a lasciare l’intera area a est del fiume. In tal modo, la battaglia potrebbe procedere nella zona occidentale e nei quartieri del centro di Bakhmut.

A settembre i danni derivanti dai combattimenti in città iniziano a diventare ingenti. Il governo ucraino parla della distruzione di almeno il 60% delle infrastrutture di Bakhmut, mentre molti edifici residenziali risultano inagibili. I mercenari della Wagner intanto, assieme alle forze separatiste, avanzano anche nelle retrovie. Si prova, in particolare, ad estendere il raggio di azione dei militari anche nella periferia sud orientale della città.

I combattimenti estivi però non portano ai russi i successi sperati. Le avanzate sono costanti, ma molto lente. Ben presto, con l’inizio dell’autunno, la battaglia entra in una fase di stallo. Gli ucraini infatti resistono e riescono a contenere l’impeto delle forze russe. Il 24 ottobre, si ha ad esempio notizia di una piccola ma importante controffensiva ucraina a est di via Patrice Lumumba. Un’azione con cui i russi indietreggiano di alcuni isolati e si rifugiano nella zona industriale.

I piani di Mosca prevedono quindi avanzate anche da altre direttrici per premere su Bakhmut. Anche perché in questa fase la presa della città è diventata ancora più importante. Tra settembre e ottobre l’esercito russo subisce infatti una pesante controffensiva ucraina nell’oblast di Kharkiv. Circostanza che costringe le forze russe a lasciare Izyum, Lyman e la periferia della stessa Kharkiv. In questa maniera, Mosca non può più avanzare da nord verso Slovjansk e Kramatorsk, l’unica via possibile risulta quella di Bakhmut.

Per questo forze della Wagner e separatiste attaccano la periferia meridionale della città. Il 7 ottobre, vengono conquistati i villaggi di Zaitseve e Opytne. Si tratta di località a 3 km a sud da Bakhmut. L’avanzata prosegue il 12 ottobre, con i russi capaci di entrare nel villaggio di Ivanhrad. A questo punto, Mosca controlla gli accessi orientali e meridionali della città, mentre gli ucraini riescono ad avere in mano gli accessi occidentali. Per Kiev risulta fondamentale il controllo sull’autostrada che passa da Kostiantynivka, arteria che permette il collegamento con il resto del Paese. È da qui che passano rifornimenti, mezzi e uomini destinati al fronte e che permettono agli ucraini di organizzare un’importante resistenza.

A fine ottobre i russi avanzano, ma gli ucraini resistono. E gli scontri non entrano nel contesto urbano di Bakhmut. Solo alcuni quartieri orientali risultano in mano alle forze di Mosca. Per il resto, la battaglia assume l’aspetto di un combattimento in trincea molto simile agli scenari tipici della prima guerra mondiale.

I fronti rimangono bloccati, con i soldati ucraini posti sulla difensiva all’interno delle fortificazioni ricavate nel terreno e, dall’altro lato, le forze russe che attivano costantemente attacchi per conquistare pochi metri o anche un singolo isolato. In questo contesto, ogni giorni a Bakhmut muoiono centinaia di soldati da entrambi gli schieramenti. Si inizia a parlare non a caso di battaglia più sanguinaria e cruenta della guerra in Ucraina. A complicare il quadro anche l’arrivo della pioggia: il fango copre le trincee e impedisce grandi spostamenti. Le condizioni di vita, per militari e civili, appaiono al limite.

La pressione russa permette piccoli ma costanti avanzamenti lungo il fronte sud orientale. Gli ucraini provano a resistere nei dintorni del villaggio di Opytne, conquistato in gran parte nelle settimane precedenti dai russi. Ma le forze di Mosca riescono a raggiungere una sezione che va da viale Pershotravnevyy fino a via Dobroliubova, all’interno del quartiere di Zabakhmutka.

Si tratta dell’estrema periferia sud orientale di Bakhmut, tuttavia i russi non riescono a sfondare e anche in questo caso la battaglia rimane confinata fuori dai quartieri centrali e occidentali della città. Le forze fedeli al Cremlino provano allora ad aprire definitivamente il fronte settentrionale. In particolare, all’inizio del mese di gennaio 2023 i contractors della Wagner avanzano verso Soledar. Quest’ultima è una cittadina situata poco più a nord di Bakhmut. Nel suo territorio possiede importanti miniere di sale e la sua posizione è strategica per le sorti della battaglia.

Dopo giorni di intensi combattimenti, il 12 gennaio viene riferita la notizia della presa di Soledar da parte russa. Tuttavia spuntano anche video di soldati ucraini ancora appostati nel palazzo municipale della cittadina. Il 16 gennaio però anche Kiev ammette la caduta di Soledar. Nelle ore precedenti l’annuncio, il capo della Wagner Prigozhin su Telegram mostra un video girato dall’interno delle miniere di sale. Rivendica così la conquista di Soledar e, soprattutto, il fatto di essere decisivo per l’avanzata russa.

La conquista di Soledar permette a Mosca di avere tre fronti attivi attorno Bakhmut: uno da nord, partendo proprio da Soledar, uno da est e l’altro da sud. La battaglia per la città riprende quindi dopo pochi giorni. Il calcolo dei militari russi è semplice: occorre attaccare in modo continuo per costringere gli ucraini ad indietreggiare da almeno uno dei tre fronti di avanzata.

 

La presa di Soledar è importante per Mosca anche per orientare l’inerzia della battaglia. I russi attaccano da tutte le parti nella speranza di togliere, giorno dopo giorno, terreno agli ucraini. Per questi ultimi la vera insidia è data dall’avanzata nemica nella campagna a sud di Bakhmut. Qui infatti i russi riescono ad avere il controllo del fuoco sull’autostrada per Kostiantynivka, privando le forze di Kiev dell’unica via di rifornimento a disposizione.

Per questo è possibile parlare di vero e proprio assedio di Bakhmut. A febbraio i russi avanzano ancora da est e da sud. I quartieri orientali questa volta sono definitivamente inglobati nella battaglia. Si combatte casa per casa, con gli ucraini che a stento riescono a mantenere il controllo dei distretti al di là del Bachmutka.

Il 2 marzo dall’Ucraina giungono voci di un ordine di ritiro da Bakhmut, ma l’esercito di Kiev smentisce. Al contrario, in città entrano altri rinforzi. Il giorno successivo, gli stessi ucraini fanno saltare un ponte sul Bachmutka, circostanza che implica forse un ritiro dai quartieri orientali.

Nei primi giorni di marzo i russi completano la conquista delle zone a est del fiume, anche se non arrivano conferme ufficiali da Kiev. I combattimenti a questo punto si spostano nei settori occidentali e centrali. Qui gli ucraini riescono ad avere ancora rifornimenti di munizioni e mezzi, nonostante le tante difficoltà. Per questo l’ordine impartito dagli alti comandi è quello di continuare a resistere.

A confermarlo, in una dichiarazione del 13 marzo, è il comandante delle forze di terra Oleksandr Syrskyi. Quest’ultimo dichiara che le proprie truppe stanno respingendo gli attacchi nei quartieri occidentali e stanno provocando forti perdite tra i russi. Dal canto loro, anche i contractors della Wagner confermano l’esistenza di una dura e aspra battaglia nel centro di Bakhmut. A dirlo è lo stesso Prigozhin, secondo cui “più si avanza verso il centro e più duri sono i combattimenti”.

La strategia ucraina sembra quella di voler tenere il più possibile impegnati i russi in città, al fine di non dare loro modo di avanzare verso ovest e verso i principali obiettivi di Mosca nel Donbass. Entrambi gli schieramenti, in questa fase della battaglia, lamentano ingenti perdite sia in termini di uomini che di mezzi.

Così come a Mariupol e Severodonetsk, anche a Bakhmut i combattimenti passano per la conquista di un grande stabilimento industriale. Se nel primo caso l’area contesa è quella delle acciaierie Azovstal e nel secondo invece quella dell’impianto chimico Azot, a Bakhmut invece la battaglia riguarda lo stabilimento Azom.

L’impianto risulta strategico per i russi per accedere in città da nord. In tal modo, i membri Wagner possono evitare di combattere nelle zone più a ovest per continuare un difficile e dispendioso accerchiamento dei quartieri occidentali. L’Azom è però anche un luogo simbolico: all’interno dei grandi capannoni industriali, il presidente ucraino Zelensky a dicembre ha tenuto una cerimonia per decorare e premiare i soldati impegnati nella difesa di Bakhmut.

L’assalto allo stabilimento inizia il 13 marzo. Il giorno seguente sui propri canali Telegram, i contractors russi annunciano la conquista dell’intera area industriale. Tuttavia la resistenza ucraina non appare del tutto domata. Combattimenti risultano in corso nei sotterranei dell’impianto e nei locali che delimitano lo stabilimento.

Le immagini dei membri Wagner all’interno di Azom diffuse sui social, costituiscono per le forze russe un importante tassello nella propria propaganda. L’obiettivo dei soldati fedeli al Cremlino, sembra adesso quello di penetrare nei quartieri centrali di Bakhmut, lì dove però la resistenza ucraina si annuncia molto dura. Le forze di Kiev sono infatti organizzate con cecchini appostati sui palazzi più alti e con diversi reparti affluiti in città negli ultimi giorni. Inoltre, l’esercito ucraino sembra avere una migliore conoscenza della zona.

Il 23 marzo, il giorno seguente alla visita a sorpresa del presidente Zelensky in una località alle porte di Bakhmut, da Kiev si inizia a parlare della possibilità di una controffensiva. Il comandante ucraino delle forze di terra, Oleksandr Syrsky, dichiara infatti alla Reuters di ritenere molto vicino il momento dell’inizio di un attacco dei propri uomini per allontanare i russi dalla città.

“Le forza armate ucraine sono pronte a lanciare un imminente contrattacco su Bakhmut – si legge nelle dichiarazioni di Syrsky – le truppe russe vicino alla città, teatro della battaglia più lunga e sanguinosa dall’inizio dell’invasione, sono stremate. L’aggressore non ha perso la speranza di prendere Bakhmut a tutti i costi, nonostante le perdite di uomini e attrezzature, molto presto approfitteremo di questa opportunità, come abbiamo fatto vicino a Kiev, Kharkiv, Balakliya e Kupiansk”.

A parlare di un possibile contrattacco ucraino è anche Eugenji Prighozin, il leader della Wagner. “Le forze armate ucraine hanno concentrato oltre 80 mila militari attorno a Bakhmut – dichiarata su Telegram – Ad oggi, il nemico ha concentrato un raggruppamento di oltre 80 mila soldati intorno a Bakhmut. Questo raggruppamento si trova a Seversk, Slavyansk, Kramatorsk, Druzhkovka, Konstantinovka e Chasovoy Yar e i soldati nemici cercheranno di raggiungere Belgorod”.

Dopo diverse settimane di stallo, in cui sia gli ucraini che i russi faticano a conquistare nuove posizioni, il 21 maggio Eugenji Prigozhin annuncia su Telegram la definitiva caduta della città. In particolare, il fondatore della Wagner dichiara che i propri combattenti hanno conquistato anche gli ultimi isolati ancora in mano ucraina. I soldati di Kiev dunque, per la prima volta dal primo agosto, non sono più presenti all’interno del centro abitato di Bakhmut.

Tuttavia, dalla capitale ucraina smentiscono. La battaglia sarebbe ancora in corso, soprattutto nelle alture circostanti la città. Qui i soldati di Kiev avrebbero rinforzato le difese e starebbero programmando la conquista della campagna attorno Bakhmut, specialmente nei settori dove nelle settimane precedenti sono state registrate delle piccole conquiste a danni dei russi. Nel centro cittadino intanto le forze di Prigozhin si preparano a sgomberare il campo e a lasciare spazio alle truppe regolari di Mosca.

Pochi giorni dopo gli annunci di Mosca sul successo di Bakhmut tuttavia, da Kiev arrivano notizie circa tentativi di accerchiamento della città. La battaglia, in poche parole, non sembra essere finita. Si continua a sparare, seppur nelle campagne a ovest del centro cittadino. Con gli ucraini che hanno stavolta dalla loro l’inerzia dei combattimenti.

Un’inerzia ancora più evidente quando gli ucraini, dal 4 giugno in poi, iniziano i primi movimenti di una più generale controffensiva lungo diversi fronti. Non solo a Bakhmut, ma anche a Zaporizhzhia e in altri settori dell’oblast di Donetsk. Proprio a Bakhmut si registrano i primi parziale successi della controffensiva. Le truppe di Kiev, in particolare, guadagnano terreno sia nel settore sud occidentale del quadrante di Bakhmut che a nord. Importanti progressi, su quest’ultimo fronte, vengono segnalati nelle campagne attorno Soledar. L’impressione è che la battaglia è destinata a essere ancora lunga e a coincidere con le fasi più delicate della controffensiva ucraina in tutti i territori occupati dai russi. A Bakhmut le forze di Kiev scommettono sul ritiro della Wagner e sul mancato consolidamento delle linee difensive da parte dei regolari di Mosca.

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