Per adesso è il coronavirus a coprire gran parte dello spazio principale sui quotidiani israeliani. In questo martedì il Paese ha contato la terza vittima per via del Covid-19, con i contagi che appaiono sempre più in aumento ed una situazione che preoccupa sempre più i cittadini. La politica, con gli strascichi delle ultime legislative dello scorso 2 marzo, al contrario al momento sembra interessare molto meno. Del resto, Israele ad inizio mese è andato al voto per la terza volta nel giro di meno di un anno. I media e la popolazione sono oramai abituati alle crisi politiche ed alle varie difficoltà nella formazione di un nuovo governo. Ma i due temi, quelli cioè relativi al coronavirus ed alle nuove dinamiche politiche, da qualche giorno sono apparsi clamorosamente intrecciati. E potrebbe essere proprio l’epidemia in atto a dettare inattese svolte all’interno del nuovo parlamento.

Le proposte di Netanyahu a Gantz

Il quadro politico israeliano è contrassegnato dal tentativo di Benny Gantz di formare il governo. È a lui che il presidente Reuven Rivlin ha conferito l’incarico, dopo che nel primo giro di consultazioni post elettorale il leader di Blu&Bianco ha potuto contare su una potenziale maggioranza di 62 deputati su 120. Ma la strada per la costituzione di un nuovo esecutivo appare nettamente in salita: Gantz ha 28 giorni di tempo per portare a termine le trattative, difficile al momento capire se tutti i partiti che hanno garantito l’appoggio troveranno o meno in queste settimane le condizioni per un accordo. Nel frattempo però, il premier incaricato sta portando avanti diversi incontri nel tentativo di poter quanto meno avere un quadro più netto della situazione entro pochi giorni.

Dall’altro lato però, in queste ultime ore sono stati registrati i tentativi del premier uscente Benjamin Netanyahu di rintracciare un’intesa con il suo rivale. Secondo il leader del Likud, partito che ha ottenuto la maggioranza relativa lo scorso 2 marzo e che ha registrato il più alto tasso di crescita in termini di voti, Israele dovrebbe adesso virare verso un governo di unità nazionale. E questo per via delle tante sfide che il Paese, secondo Netanyahu, ha davanti a sé: non solo sicurezza ed economia, negli ultimi giorni si è aggiunta l’epidemia da coronavirus. Tuttavia, Gantz ha rimarcato le nette distanze di vedute con il premier attuale, preferendo quindi provare a convincere i partiti a sé più vicini e formare con loro una nuova maggioranza.

La disputa sulla nuova Knesset

Quindici giorni dopo le elezioni, il nuovo parlamento israeliano ha preso forma ed è stata inaugurata la nuova legislatura. Il clima, così come riportato dai media locali, era surreale: le rigide disposizioni di sicurezza per prevenire il contagio da coronavirus, hanno provocato strappi al protocollo originale, con i deputati che hanno giurato tre alla volta. L’intreccio tra l’epidemia in corso ed il nuovo corso politico, si è fatto più marcato pochi giorni dopo, quando il presidente uscente del parlamento, Yuli Edelstein, ha deciso di chiudere il parlamento. La motivazione alla base di questa scelta è data proprio dai problemi relativi all’impossibilità di garantire le norme per il contenimento del coronavirus. Ma secondo i rappresentanti dei partiti vicini a Gantz, in realtà Edelstein ha voluto fare un favore al premier uscente Netanyahu, suo compagno di partito.

La decisione del numero uno del parlamento, ha creato uno strappo istituzionale con pochi precedenti e che non lascia presagire nulla di buono. In particolare, è stato promosso un ricorso alla Corte Suprema contro la chiusura della Knesset, con i giudici che nelle scorse ore si sono espressi a favore di un’immediata ripresa dei lavori parlamentari, intimando ad Edelstein di convocare l’assemblea per far eleggere il nuovo presidente. In un contesto del genere, ben si nota quindi il divario tra i due principali partiti ed in particolare tra i due principali protagonisti dell’attuale scenario politico.

Intanto lunedì Benny Gantz ha potuto registrare una parziale vittoria politica proprio in seno alla Knesset: Edelstein ha dato seguito a quanto previsto dalla Corte Suprema, convocando l’assemblea nuovamente anche se non per l’elezione del suo successore quale nuovo “speaker”. Tuttavia, la votazione che si è tenuta è stata ugualmente importante sotto il profilo politico: con 61 voti favorevoli e 59 astenuti, il parlamento ha dato il via libera all’istituzione della Commissione per gli accordi, che si occupa di questioni procedurali e istituisce altre commissioni parlamentari chiave. I 61 Sì sono arrivati tutti dai deputati dei partiti vicini a Gantz, segno che una possibile maggioranza guidata dal leader di Blu&Bianco potrebbe non essere così lontana.

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