Se il XIX è stato il secolo europeo e il XX quello americano, il XXI sarà per caso il secolo asiatico? Parag Khanna si è posto il quesito da un milione di dollari nel 2019, quando ha dato alle stampe “The Future is Asian: Global Order in the Twenty-first Century” (uscito in Italia con il titolo “Il secolo asiatico“).

Nel volume, ben presto diventato un best seller, l’analista ha spiegato perché il continente asiatico è destinato a diventare il prossimo ombelico del mondo.

L’Asia conta circa 5 miliardi di persone, ospita due terzi delle megalopoli del pianeta, gestisce un terzo dell’economia globale oltre a due terzi della crescita economia mondiale. Qui trovano spazio trenta delle aziende inserite nella lista Fortune 100, sei delle dieci maggiori banche, otto dei dieci maggiori eserciti, cinque potenze nucleari, atenei universitari sempre più ambiti e tanta innovazione tecnologica. Basterebbero questi appunti generici per rispondere in maniera affermativa alla domanda iniziale.

Riflettori sull’Asia

Il presente offre ulteriori conferme visto che, nell’ultima settimana, in Asia sono accaduti molteplici fatti rilevanti. Giusto per fare un breve elenco, c’è stato il G7 in Giappone, a Hiroshima, dove i leader dei Sette si sono riuniti per discutere sui dossier più caldi, tra cui Russia e Cina.

A Pechino, Xi Jinping ha accolto Mikhail Mishustin, il primo ministro della Federazione Russa, arrivato nella Repubblica Popolare Cinese per una visita di due giorni. Le parti hanno firmato un protocollo d’intesa sulla cooperazione commerciale dei servizi, parte di una serie di accordi economici e infrastrutturali.

Gli Usa hanno firmato un accordo di cooperazione bilaterale sulla Difesa con la Papua Nuova Guinea, dove è volato anche Narendra Modi per presiedere il Forum India-Pacific Islands Cooperation (Fipic).

Emmanuel Macron ha fatto tappa in Mongolia, una nazione altamente strategica incastonata tra Mosca e Pechino, per sostenere la multinazionale francese Orano in un progetto d’estrazione dell’uranio, mentre Unione europea e Corea del Sud hanno rafforzato il partenariato nei settori transizione verde e digitale, salute e investimenti.

Tanta carne al fuoco, dunque, a conferma di come l’Asia risulterà sempre più centrale nelle dinamiche geopolitiche in corso.

Summit del G7: ospite il presidente ucraino Zelensky
Il G7 di Hiroshima Foto: EPA/JAPAN

Il “G7 anti Cina”

L’ultimo G7 ha scatenato le tensioni tra il gruppo dei Sette e la Cina. Le dichiarazioni rilasciate dalla maggior parte dei leader presenti a Hiroshima hanno chiamato in causa il Dragone su questioni quali Taiwan, le armi nucleari, la coercizione economica e le violazioni dei diritti umani.

In tutta risposta, i media cinesi hanno definito il G7 un “seminario anti cinese“, mentre Pechino ha convocato l’ambasciatore giapponese per chiedere spiegazioni e rimproverato il Regno Unito in risposta alle dichiarazioni rilasciate durante il vertice (il primo ministro britannico Rishi Sunak ha affermato che Pechino rappresenta la più grande sfida mondiale alla sicurezza e alla prosperità).

In sostanza, la Cina sostiene che gli Usa stiano spingendo per tessere una rete anti cinese nel mondo occidentale. Le tensioni sono dunque aumentate a dismisura.

Il summit Cina-Asia centrale del 19 maggio Foto: EPA/FLORENCE LO / POOL

Il piano di Xi per l’Asia centrale

Nel frattempo, mentre era in corso il G7, a Xian, in Cina, Xi Jinping ha tenuto il summit Cina-Asia centrale. Nell’incontro, al quale hanno partecipato in presenza i presidenti di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, il leader cinese ha messo sul tavolo otto punti per dare vita ad un piano di cooperazione tra Pechino e gli attori della regione centroasiatica.

La proposta cinese si basa sul rafforzamento dell’architettura istituzionale e degli scambi commerciali, sull’ampliamento della connettività e della cooperazione energetica, sulla promozione della transizione verde e delle capacità di sviluppo, nonché sul rafforzamento del dialogo tra le civiltà e, infine, sul mantenimento della pace regionale.

Dopo l’istituzione di meccanismi di confronto su affari esteri, economia, commercio e dogane, la Cina ha inoltre proposto di istituire meccanismi analoghi nel campo dell’industria e investimenti, dell’agricoltura, dei trasporti, della risposta alle emergenze, oltre che dell’istruzione e dei partiti politici.

Xi ha inoltre annunciato iniziative a sostegno della facilitazione dei commerci, ovvero l’aggiornamento dei trattati bilaterali sugli investimenti e l’apertura di corsie verdi per lo sdoganamento dei prodotti in tutti i porti di confine tra la Cina e i paesi dell’Asia centrale.

Mappa di Alberto Bellotto

Le mosse dell’India

Per non lasciare troppo spazio di manovra alla Cina, l’India ha cercato di giocare le sue carte giocando di sponda con il G7 e i Paesi in via di sviluppo. Il premier indiano Modi ha annunciato, durante il terzo vertice del Fipic, che Nuova Delhi potenzierà l’assistenza alla regione del Pacifico negli ambiti della sanità, delle tecnologie, della formazione e dell’ambiente.

La piattaforma, lanciata nel 2014, comprende l’India e 14 Stati insulari dell’Oceano Pacifico: Fiji, Papua Nuova Guinea, Tonga, Tuvalu, Kiribati, Samoa, Vanuatu, Niue, Micronesia, Marshall, Cook, Palau, Nauru e Salomone.

Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, Modi, ha annunciato che l’India istituirà a sue spese un ospedale cardiologico nelle Figi, contribuirà alla creazione di unità di dialisi in tutti i Paesi insulari del Pacifico, fornirà ambulanze marittime, installerà centri per protesi di arti (600 persone ne hanno già beneficiato), fornirà farmaci generici a prezzi accessibili. Il leader indiano ha proposto anche l’istituzione di centri per lo yoga. Tutto fa sostanza se si tratta di contenere il rivale cinese. Anche lo yoga.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.