All’indomani delle elezioni politiche in Italia del 25 settembre scorso, il presidente di Vox Santiago Abascal aveva elogiato Giorgia Meloni per avere “indicato la strada per un’Europa orgogliosa, libera e fatta di nazioni sovrane”. 10 mesi più tardi, in vista delle elezioni generali in programma in Spagna il 23 luglio, la presidente di Fratelli d’Italia (Fdi) ha ricambiato il favore, partecipando a sorpresa a un evento elettorale del partito di estrema destra spagnolo, il 13 luglio a Valencia. Meloni ha sottolineato “il grande legame che unisce Fdi e Vox”, augurandosi che il partito di Abascal “abbia un ruolo importante nel prossimo governo”. Stando agli ultimi sondaggi, la formazione di ultradestra potrebbe rivelarsi decisiva nella nascita di un esecutivo guidato dal Partido Popular (Pp).
Secondo la rilevazione condotta dall’istituto 40db per il quotidiano El País, il Pp potrebbe uscire dalle urne come primo partito (31,3%) davanti al partito socialista (Psoe) del premier Pedro Sánchez (29,5%), ma non avere abbastanza seggi per governare da solo. Negli ultimi giorni di campagna elettorale, il leader moderato dei popolari, Alberto Núñez Feijóo, ha assicurato che non si alleerà con Vox, terza forza nei sondaggi con il 14,8%: “Non è un buon alleato”, ha detto l’ex presidente del governo regionale della Galizia, “provocherebbe tensioni non necessarie”.
L’imbarazzo dei popolari
All’interno del Partido Popular sono in molti a guardare con imbarazzo all’agenda di Abascal, che punta a cancellare – tra gli altri – i passi avanti compiuti negli ultimi anni in materia di diritti delle donne, della comunità Lgbtqi+ e dei rifugiati che vivono nel Paese. “Se però un’alleanza con Vox dovesse essere l’unico modo per il Pp per andare al governo, allora il patto si farà”, dice Toni Rodon, ricercatore della London School of Economics e creatore della piattaforma DecidirBcn, che attraverso un test permette agli elettori indecisi di trovare il partito più vicino alle loro idee. “Popolari e Vox sono molto lontani su diversi temi, ma hanno già dimostrato a livello locale che sono disposti a trovare compromessi pur di andare al potere”.
Attualmente, Pp e Vox governano fianco a fianco in 11 delle 17 comunità autonome spagnole. Tra i punti potenzialmente più divisivi tra i due partiti a livello nazionale c’è proprio la questione delle comunità autonome: “Vox vorrebbe eliminarne tutte le competenze, una posizione che non è condivisa dal Pp”, dice Rodon. “Se dovessero governare insieme, però, sono certo che troverebbero un compromesso che soddisfi Abascal”. In alcune regioni della Spagna, dice Rodon, “si stanno applicando le politiche di Vox, quindi non mi sorprenderebbe se avvenisse anche a livello nazionale su alcune materie”.
Un’agenda divisiva
I due partiti sono agli opposti anche sul fronte della lotta al riscaldamento globale. Nonostante nel programma dei popolari manchino iniziative concrete sul cambiamento climatico, il partito di Feijóo sostiene pubblicamente l’Agenda 2030, programma globale delle Nazioni Unite che fissa gli obiettivi di sviluppo sostenibile per ogni Paese. Dall’altro lato, Vox l’ha definito uno “strumento di indottrinamento”. Il partito di destra radicale si è anche schierato a favore dell’uscita della Spagna dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, a cui aderiscono tutti i Paesi membri dell’Unione europea, e promette di cancellare la Ley de Cambio Climático, che punta a mettere in campo una serie di iniziative per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.
E poi c’è il tema dei diritti, divenuto sempre più centrale in Spagna negli ultimi cinque anni. Vox propone di abrogare il sistema delle quote creato per contrastare il gender gap e di cancellare la Ley Trans, che permette a tutte le persone a partire dai 16 anni di autodeterminare la propria identità di genere, la legge contro la violenza di genere e quella sull’aborto. Posizioni lontane da quelle del Pp, che pure nel suo programma propone di limitare il diritto all’aborto.
Sul fronte dell’accoglienza ai rifugiati, Vox promette poi “l’immediata espulsione di tutti gli immigrati che entrano clandestinamente” in Spagna, l’eliminazione degli “aiuti pubblici agli immigrati in situazione di clandestinità”, e l’imposizione di un “blocco navale” per impedire gli sbarchi.
Il precedente dell’Estremadura
Già in occasione delle elezioni amministrative in Estremadura, regione spagnola al confine con il Portogallo, la candidata del Pp María Guardiola si era schierata contro l’alleanza con un partito che “disumanizza” i rifugiati e “sminuisce” i diritti Lgbtqi+. Poco dopo, popolari e Vox avevano ufficializzato l’accordo per governare insieme nella regione. “La mia parola non è importante quanto il futuro dell’Estremadura”, aveva detto Guardiola.
Negli ultimi giorni di campagna elettorale, i vertici del Pp hanno provato a smorzare i toni: “Abbiamo raggiunto patti di governo con Vox perché è dove i cittadini ci guidano con il loro voto”, ha detto il portavoce della campagna dei popolari Borja Sémper all’emittente radiofonica Cadena Cope, “ma non permetteremo che sia tutto in mano ai voxadas”.
Se i popolari usciranno vincitori dal voto del 23 luglio ma avranno bisogno di alleati per governare, spiega Rodon, il primo interlocutore non sarà Abascal: “Proveranno a dialogare innanzitutto con i socialisti, ma il Psoe di Sánchez ha già chiarito che rifiuterà”. A quel punto, conclude Rodon, “non resterà che parlare con Vox”.