La Russia si prepara a inviare decine di tonnellate di grano gratis ai Paesi africani più bisognosi; ancora fumata nera sulle leggi elettorali da parte del Comitato libico 6+6. Dati alla mano, il governo bulgaro rivela l’enorme aumento della pressione migratoria sui propri confini nel 2023 mentre gli esperti Onu stroncano la nuova proposta di legge iraniana sull’hijab, che istituirebbe un apartheid di genere. Infine, i dirigenti elettorali di diversi Stati studiano la possibilità di squalificare Donald Trump dal voto del 2024 in base al 14esimo emendamento. Ecco le cinque notizie del giorno.
Mosca regala tonnellate di grano all’Africa più bisognosa
Il ministero degli Esteri russo Sergej Lavrov ha annunciato che “il lavoro pratico” sulle forniture di grano russo a sei dei Paesi africani più bisognosi è già cominciato. “Burkina Faso, Repubblica Centrafricana, Eritrea, Mali, Somalia e Zimbabwe riceveranno 50mila tonnellate di grano ciascuno a titolo gratuito nei mesi a venire”, ha affermato il ministro parlando agli studenti dell’Istituto Statale di Mosca per le Relazioni Internazionali. La Federazione russa, ha precisato, si occuperà di tutte le spese relative all’invio, di modo che il carico arrivi in maniera completamente gratuita ai beneficiari. L’annuncio dell’iniziativa era stato fatto di persona dal presidente russo Vladimir Putin al summit Russia-Africa. A proposito di grano, solo ieri Lavrov ha assicurato che “la Russia tornerà immediatamente all’accordo sul grano con l’Ucraina se sarà applicato l’annesso memorandum tra Mosca e l’Onu che prevede di togliere tutti gli ostacoli alle esportazioni dei cereali e dei fertilizzanti russi provocati dalle sanzioni“.
Le elezioni rimangono fuori dall’orizzonte libico
Il Comitato 6+6 della Libia, composto da rappresentanti dell’est e dell’ovest del Paese, non ha ancora raggiunto un accordo definitivo sulle leggi elettorali per le prossime elezioni nazionali. Un membro dell’Alto Consiglio di Stato ha informato Agenzia Nova che finora il comitato si è riunito in riunioni esclusivamente consultive a Tripoli e Bengasi, ma non ha ancora tenuto una riunione ufficiale. In precedenza era stata diffusa una nota secondo la quale i lavori sulle legge elettorali si erano conclusi, ma la notizia è stata smentita da più parti. Le principali questioni che rimangono dibattute riguardano la cittadinanza del futuro presidente (se potrà avere il doppio passaporto o no), l’eleggibilità di candidati con incarichi militari, la divisione dei poteri tra premier e presidente, e l’applicazione della legge islamica. Secondo la normativa libica le elezioni dovrebbero tenersi entro 240 giorni dall’emanazione delle leggi elettorali, ma considerando le attuali difficoltà il voto slittare all’estate 2024. Egitto, Stati Uniti e Nazioni Unite hanno recentemente promosso l’idea formare un “governo unificato” che prepari il Paese alle elezioni prima che le nuove leggi elettorali vengano promulgate.
Oltre 100mila i migranti respinti in Bulgaria nel 2023
Dall’inizio dell’anno a oggi la Bulgaria ha respinto oltre 103mila tentativi di ingresso di migranti illegali provenienti dal confine con la Turchia. Questi dati sono stati riportati dal ministro dell’Interno bulgaro Kalin Stoyanov al parlamento nazionale. “Soltanto nelle ultime 24 ore i tentativi sono stati circa mille”, ha precisato. I numeri raccolti mostrano un significativo aumento dei tentativi di varco del confine nel periodo estivo, come da prassi, ma svelano anche un dato più preoccupante sulla pressione migratoria subita dal governo di Sofia: un aumento del 57% dei tentativi di entrata rispetto allo stesso periodo nel 2022. Il Paese si posiziona nel pieno della rotta balcanica che percorrono i migranti per raggiungere l’Europa occidentale. Il ministro ha anche affermato che sono quasi 859mila i cittadini ucraini che hanno attraversato regolarmente in entrata il confine bulgaro, 167mila dei quali risiedono attualmente in Bulgaria – e comprendono oltre 50mila minori.
Nuove leggi sull’hijab in Iran istituiscono un “apartheid di genere”
I giuristi delle Nazioni Unite hanno segnalato che il progetto di legge iraniano che prevede nuove pene per le donne che non indossano il velo in pubblico potrebbe essere descritto come una forma di “apartheid di genere”. Lo scorso maggio, gli organi giudiziari e il governo iraniano hanno proposto il disegno di legge “Supporto alla cultura dell’hijab e alla castità” sollecitando pene molto severe per il crescente numero di donne che sono venute meno all’obbligo di indossare il velo, specialmente dalla morte della ventiduenne curda Mahsa Amini, morta in custodia proprio per non aver indossato appropriatamente il copricapo. La proposta aumenta le sanzioni e include altre punizioni come la confisca temporanea del veicolo. Gli esperti Onu hanno diffuso una nota in cui dichiarano che “le autorità iraniane governano il Paese esercitando una discriminazione sistematica con l’intenzione di opprimere donne e ragazze fino alla totale sottomissione”, e descrivono le nuove sanzioni come “intrinsecamente discriminatorie”, tanto da risultare in una “persecuzione di genere“.
Si moltiplicano i tentativi di escludere Trump dalle elezioni
I tentativi di escludere l’ex presidente Donald Trump dal voto del 2024 in base al 14esimo emendamento stanno prendendo slancio in diverse aree del Paese ora che i dirigenti elettorali degli Stati chiave si preparano ad affrontare le criticità legali della candidatura di Trump. La tesi per impedirgli di presentarsi alle elezioni si basa sulla sezione 3 dell’emendamento, che vieta di ricoprire cariche pubbliche a qualsiasi funzionario americano coinvolto “in un’insurrezione o ribellione” contro il governo degli Stati Uniti o che abbia “dato aiuto ai suoi nemici” – a meno che non gli venga garantita un’amnistia dai due terzi del Congresso. Secondo diversi giuristi le azioni di Trump risalenti al 6 gennaio di due anni fa rispettano quei criteri, essendo l’ex presidente coinvolto direttamente nell’insurrezione a Capitol Hill. Appare inevitabile che la questione venga discussa in sede giudiziaria dal momento che i dirigenti elettorali di Florida, Ohio, Wisconsin, New Hampshire, New Mexico, Michigan, Pennsylvania, Nevada e Carolina del Nord stanno valutando di invocare la “clausola di squalifica insurrezionista della Costituzione” per escludere Trump dal voto.