La guerra in Ucraina non poteva che essere il principale argomento di discussione al G20 di Bali. La presenza di Lavrov da un lato, con tanto di giallo sul suo presunto ricovero in ospedale una volta arrivato in Indonesia, e l’attesa per il videocollegamento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno orientato i lavori verso il conflitto in corso nell’est Europa.

L’attenzione nelle scorse ore se l’è presa proprio il presidente ucraino, il quale ha subito esordito chiamando G19 l’incontro in corso in Indonesia. Un modo per lanciare una prima stoccata alla Russia, non includendola tra gli interlocutori presenti nella riunione. Subito dopo Zelensky ha stilato un piano di dieci proposte per arrivare alla pace. Dieci punti già giudicati come irricevibili sia da Lavrov, rappresentante di Mosca presente a Bali, che dal Cremlino.

I dieci punti di Zelensky

Il presidente ucraino ha parlato al G20 indubbiamente da una posizione di maggior forza rispetto ai mesi precedenti. Appena pochi giorni fa la bandiera gialloblu è tornata a sventolare a Kherson, con l’unico capoluogo di regione in mano russa ripreso adesso dalle forze di Kiev. Una riconquista che è andata a sommarsi al recupero di altri territori nell’est del Paese, a partire da Izyum e dalle aree attorno Kharkiv.

Anche per questo motivo Zelensky ha preferito parlare dei propri piani di pace. Quelli che partono dal ripristino integrale dei confini territoriali dell’Ucraina. É questa la linea rossa fissata dal presidente ucraino: niente compromessi sull’integrità del territorio e niente concessioni nemmeno su Crimea e Donbass, territori fuori dal controllo dell’Ucraina già dal 2014.

Non è un caso quindi che tra i dieci punti del piano proposto da Zelensky, due riguardino “l’attuazione della carta delle Nazioni Unite con il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina” e il “ritiro delle truppe russe con cessazione delle ostilità”. Gli altri punti invece hanno a che fare invece con la sicurezza nucleare, la sicurezza alimentare, la sicurezza energetica (argomento caldo visto che molte città del Paese sono costrette a rimanere al buio da qualche settimana a questa parte), il contrasto dell’ecocidio, la prevenzione di future escalation e il concordare una data per la fine delle ostilità. Altri due punti della proposta poi riguardano il “ripristino della giustizia” e lo scambio con conseguente liberazione di tutti i prigionieri.

“No a una Minsk 3”

L’impianto della proposta di Zelensky è basato su un principio cardine: Kiev potrà considerare conclusa la guerra solo quando tornerà ad esercitare la sua sovranità su tutti i territori attualmente occupati da Mosca. Per questo il presidente ucraino ha rigettato l’idea di una “Minsk 3“. Ossia di una riedizione dei colloqui andati avanti nella capitale bielorussa tra il 2014 e il 2015, con i quali è stato stabilito il cessate il fuoco tra separatisti filorussi ed esercito ucraino.

“L’Ucraina – ha dichiarato Zelensky – è sempre stata un leader negli sforzi di mantenimento della pace e il mondo lo ha visto. E se la Russia dice che presumibilmente vuole porre fine a questa guerra, lascia che lo dimostri con le azioni. Non ci si può fidare delle parole della Russia e non ci sarà alcun ‘Minsk-3’ che la Russia violerà immediatamente dopo la conclusione”. Il timore del governo di Kiev è che, con il raggiungimento di un cessate il fuoco, Mosca possa provare rinsaldare le sue forze per tornare ad avere negli anni successivi l’Ucraina nel mirino.

Mosca: “Proposte irricevibili, Kiev non ascolta i consigli dell’occidente”

Dalla Russia sono subito arrivate reazioni stizzite al discorso di Zelensky. In relazione alla volontà del presidente ucraino di non prendere in considerazione l’idea di una Minsk 3, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha accusato il governo di Kiev di non volere alcun negoziato di pace. “Le dichiarazioni di Zelensky – ha commentato Peskov da Mosca – dimostrano quanto sia riluttante a dei veri negoziati con la Russia”.

Direttamente da Bali, il ministro degli Esteri Sergej Lavrov è stato ancora più duro nei confronti del presidente ucraino. In primo luogo, il titolare della diplomazia russa ha bollato come “irricevibili” le proposte di Kiev. “I punti elencati da Zelensky – ha dichiarato Lavrov – sono semplicemente irrealistici”. In secondo luogo, il ministro degli Esteri ha lanciato dure accuse contro il presidente ucraino. “Con il suo discorso – si legge ancora nelle dichiarazioni rilasciate da Lavrov – Zelensky ha dato prova di una retorica russofoba e aggressiva”.

C’è poi un altro passaggio che potrebbe prestarsi a diverse interpretazioni. “Il presidente ucraino – ha infatti detto Lavrov – non ascolta i consigli degli occidentali sui negoziati con la Russia”. Occorre capire quali sono i consigli a cui ha fatto riferimento il ministro degli Esteri russo. Lavrov ha forse voluto indirettamente confermare l’esistenza di trattive dirette tra Mosca e Washington, di cui si è parlato nelle scorse ore proprio sulla stampa russa. Il quotidiano Kommersant ha infatti riferito di colloqui tra i vertici dei servizi di sicurezza russi e statunitensi in corso ad Ankara.

Allo stesso tempo, non è da escludere che il ministro degli Esteri russo possa aver fatto riferimento alle pressioni, questa volta indicate sulla stampa Usa, della Casa Bianca su Kiev affinché si possa avviare un negoziato.

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