Sei giorni, 3.600 obiettivi distrutti, 6.000 munizioni sganciate tra missili guidati e normali bombe aeronautiche. Questo è il bollettino delle operazioni aeree condotte fino ad oggi dall’Israeli Air Force. La forza aerea dello Stato Ebraico che a differenza dell’intelligence delle Forze di Difesa israeliane, del Mossad e dello Shin Bet, sembra essere rimasta l’unica vera “arma” regolarmente attivata e in poco tempo attivabile per arginare la minaccia e colpire il terrorismo palestinese. Lasciandosi dietro l’inevitabile scia di sangue delle “vittime collaterali“: si parla di almeno 1.600 morti dal 7 ottobre 2023, data in cui è stato lanciato l’attacco che gli estremisti di Hamas hanno dichiarato aver progettato nei mini dettagli da ben due anni.
In base a ciò che abbiamo potuto osservare – ormai la guerra è social e le informazioni in open source ce lo consentono – la componente aerea israeliana ha impegnato praticamente tutti mezzi a che ha disposizione per distruggere target prefissati come quartier generali, covi, nascondigli, apparati per le comunicazioni, abitazioni attribuite a vertici di Hamas e ovviamente depositi di armi e munizioni.
Cacciabombardieri contro Hamas, elicotteri d’assalto contro Hezbollah
Ad entrare in azione per primi, come è consuetudine, sono stati i cacciabombardieri F-15 nelle versioni “Baz” e “Ra’am” e i caccia tattici multiruolo F-16 nelle versioni “Barak” e “Sufa”, che da cavalli da battaglia dell’IAF hanno sganciato bombe guidate (Gbu-31) e a guida laser (Gbu-54), entrambe classificate come Joint Direct Attack Munition per colpire bersagli protetti dal cemento armato con una determinata precisione. Registrato anche l’impiego di bombe a guida Gps “Rafael Spice“. Si osservino a riguardo i video della distruzione della torre delle emittenti televisive di Gaza City.
Ampio uso è stato fatto, segnalano sul sempre puntuale The Avionist, di bombe non guidate M-117, una munizionamento aeronautico convenzionale a caduta libera con 180kg di carica esplosiva che – sebbene non si tratti come erroneamente alcune fonti di contro-informazione riportano di un “bombardamento a tappeto” – possono facilmente causare vittime collaterali se impiegate per colpire target posti all’interno di centri abitati.
Un ruolo minore, anche perché rappresenterebbe una vittoria inaccettabile perderne anche solo uno per errore – si pensi alla perdita di Vega 31 da parte dell’Usaf mentre era in missione sulla Serbia – spetta invece ai caccia multiruolo di 5ª generazione F-35 che esibiscono la coccarda con la stella di Davide a sei punte, e rappresentano la delicata punta di diamante dell’Israeli Air Force; che per altro è stata la prima forza combattente ad aver impiegato il Joint Strike Figheter in azione. Almeno ufficialmente.
Gli F-35, che gli israeliani chiamo “Adir”, sono stati immortalati da alcuni video che li ritraevano in azione e in decollo ma la loro tecnologia stealth non è “essenziale” nei raid contro Hamas, che non possiede una bolla di difesa antiaerea. Un loro impiego sarebbe più ipotizzabile per colpire come avvenne in passato obiettivi nello spazio aereo siriano o ai margini dello spazio aereo libanese, dove invece sono entrati in azione gli elicotteri d’attacco AH-64 “Peten” e “Saraph“.
Gli elicotteri d’attacco armati al pari dei cugini statunitensi dei temibili missili guidati Agm-114 Hellfire, nati come munizione anticarro ma impiegati regolarmente su obiettivi come posizioni di mitragliatrici, bunker, hanno colpito come abbiamo visto nei video dei sistemi di puntamento diffusi sempre sui social, gruppi di guerriglieri intenti a oltrepassare il confine israeliani appiedati so su dei automobili e suv. Immagini che ci ricordano gli strike dei droni armati sulle forze dell’Isis in Afghanistan e Iraq.
In supporto ai caccia inviati a fare il “lavoro sporco”, sempre armati con missili air-to-air sebbene non ci sia davvero il rischio di entrare in contatto con avversari ad ala fissa o rotante che possano rappresentare per loro una minaccia, sono stati impegnati anche gli aerei spia Gulfstream G550 “Nachshon-Eitam”, quali piattaforme d’intelligence volanti e i droni come osservatori avanzati del campo di battaglia.
Le ultime 24 ore prima la tempesta di fuoco
L’avvertimento lanciato da Israele oggi per avvertire i civili che abitano la parte nord della Striscia di Gaza – una fascia di territorio che si ricorda è nella sua totalità grande appena due volte il comune di Milano – di evacuare entro le 24 ore sembra essere preludio all’operazione terrestre su vasta scala di cui si parla da giorni. Pianificata all’interno della più grande Operazione Swords of Iron.
Se nessun attore internazionale riuscirà a mediare – il Qatar non sembra essersi imposto, la Turchia non sembra aver ottenuto diversi risultati, come Stati Uniti e i sauditi – le bombe continueranno a devastare Gaza fino a una complessa vittoria che non basterà, nonostante il sacrifico di un enorme numero di vite umane da una parte e dall’altra, a garantire la stabilità della regione.