Un’altra pioggia di fuoco si è abbattuta su obiettivi militari a sud di Damasco. Secondo diversi report – tra cui l’ormai famigerato Osservatorio siriano per i diritti umani – la responsabilità di questo ennesimo raid indiscriminato sarebbe da attribuire ancora una volta a Israele, che avrebbe lanciato i suoi missili da crociera dallo spazio aereo sopra le Alture del Golan. Da Israele, come sempre, non è arrivata alcuna ammissione di responsabilità. Ma alcune frasi di Benjamin Netanyahu, interpellato sull’accaduto, e che ha ironizzato in maniera tagliante e allusiva, potrebbero essere una vera e propria ammissione di colpa.

Secondo l’Osservatorio siriano sarebbero sette le vittime del raid notturno sferrato nella notte di giovedì da cacciabombardieri non meglio identificati che hanno colpito l’area a sud di Damasco. Le vittime, quattro di nazionalità siriana e tre iraniana, hanno perso la vita dopo che alcuni jet in volo sul Golan hanno sganciato alcuni missili in cerca di obiettivi in territorio siriano: presumibilmente un deposito di munizioni iraniano, scrive il Jerusalem Post. La tv di Stato siriana, che conferma le notizie dell’attacco, cita la reazione immediata della contraerea di Damasco, che reclama l’abbattimento di diversi missili provenienti dalle Alture del Golan mentre erano in corsa sui loro obiettivi. Una fonte militare siriana ha precisato all’agenzia di stampa Dpa che i missili lanciati “da Israele” hanno preso di mira “alcune zone alla periferia sud-occidentale di Damasco”. Alcuni abitanti del quartiere finito del mirino dei missili sono stati svegliati dalla sirene antiaeree e hanno dichiarato di aver udito esplosioni “anche nei pressi dell’aeroporto internazionale”.

L’avvenimento riportato dalle fonti siriane ricalca il “copione” della scorsa settimana: quando un altro raid sferrato a sorpresa all’Aviazione israeliana avrebbe bersagliato obiettivi militari filo-iraniani localizzati nella periferia sud di Damasco e nelle aeree di al-Kiswah, Marj al-Sultan, Jisr Baghdad, Daraa, e Quneitra. L’attacco, secondo fonti dell’intelligence di Mosca – estremamente solidale con Damasco e desiderosa di avvertire i comandi israeliani – avrebbe inoltre messo in pericolo un volo di linea civile che rischiava di rimanere coinvolto nello scontro tra la difesa aerea siriana i caccia israeliani. In quell’occasione sarebbero state due le ondate composte da almeno quattro caccia F-16 “Sufa” ciascuna che hanno a invaso il cielo libanese, e poi quello “conteso” con la Siria delle Alture dal Golan, per sganciare missili air-to-surface a medio raggio.

Nemmeno il questo caso però le fonti ufficiali di Israele hanno confermato di aver svolto un dato raid, in un dato giorno, con un dato obiettivi; ma si sono limitati a dichiarare che Israele ha condotto negli ultimi anni, e proseguirà nel condurre anche in futuro, centinaia di raid aerei con l’obiettivo di eliminare la minaccia rappresentata da formazioni filo-iraniane che si assembrano in Siria e in Iraq con l’obiettivo di contrabbandare armi che dovrebbero essere impiegate contro lo Stato Ebraico.

Il premier israeliano Netanyahu, interpellato da Radio Haifa riguardo l’attacco aereo sferrato nella notte su Damasco si è inizialmente appellato al no comment, dichiarando: “Non rilascio commenti su un’operazione o un’altra”. Poi per ironizzare in maniera provocatoria nei confronti dei suoi avversari che non possono dimostrare il contrario: “Non so cosa sia accaduto la notte scorsa. Forse è stata l’Aeronautica del Belgio”. Una battuta che per molti potrebbe valere più di una conferma dello Stato Maggiore.





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