Una missione per normalizzare le relazioni con la Cina dopo anni di tensione. L’Australia è pronta ad inviare oltre la Muraglia alcuni rappresentanti del governo, delle comunicazioni e dell’industria, con l’obiettivo di riavviare un colloquio a tutto campo con il gigante asiatico, capace di includere tanto il commercio quanto la sicurezza regionale.
Questo importante passo in avanti consentirà ai due Paesi di riannodare gli scambi annuali che si tenevano dal 2014, gli stessi che furono interrotti nel 2020 per via della crisi diplomatica tra Canberra e Pechino. Penny Wong, ministro degli Affari Esteri australiano, ha spiegato che gli incontri coincidono con “un nuovo passo verso l’allargamento del nostro impegno bilaterale e per la stabilizzazione della nostra relazione con la Cina”.
Non ci sarebbe niente di male in un riavvicinamento tra due governi nell’ottica di conseguire rapporti stabili e pacifici. Il punto è che l’Australia è uno dei tre Paesi ad aver stipulato l’Aukus insieme a Stati Uniti e Regno Unito, un accordo che dovrebbe trasformare Canberra in un attore chiave per la salvaguardia degli equilibri dell’Indo-Pacifico al fianco dei partner occidentali.
Il suo improvviso riavvicinamento alla Cina, peraltro certificato con colloqui governativi ad alto livello, potrebbe influire sulla concretizzazione di un piano, Aukus, che ha già dovuto fare i conti con ostacoli non preventivati.
Cina e Australia riprendono il dialogo
Secondo quanto riportato da Bloomberg, l’ex ministro degli Esteri cinese, Li Zhaoxing, co-presiederà e guiderà la delegazione cinese, mentre l’ex ministro del Commercio Craig Emerson farà altrettanto con la controparte australiana. Riflettendo la natura bipartisan del dialogo, parteciperà anche l’ex ministro degli Esteri di Canberra Julie Bishop.
“Questa è la prima volta che il dialogo si tiene dall’inizio del 2020 e rappresenta un altro passo verso l’aumento dell’impegno bilaterale e la stabilizzazione delle nostre relazioni con la Cina. La ripresa del dialogo è stata uno dei risultati del mio incontro con il consigliere di Stato e ministro degli Esteri cinese Wang Yi a Pechino a dicembre”, ha affermato il ministro Penny Wong.
Il disgelo sino-australiano è dunque l’ultimo segnale che i legami tra l’Australia e il suo principale partner commerciale, la Cina, si stanno ricucendo dopo l’elezione di un governo laburista di centrosinistra a Canberra, avvenuto poco più di un anno fa. Pechino ha revocato alcune restrizioni sulle merci australiane mentre il primo ministro australiano, Anthony Albanese, è stato invitato nell’ex Impero di Mezzo.
Ricordiamo che nel 2020 la Cina aveva imposto pesanti diritti doganali sull’export australiano come ritorsione per l’esclusione di Huawei dal 5G. A peggiorare i rapporti, furono gli appelli ripetuti del governo di Canberra, allora a guida conservatrice, a lanciare una inchiesta indipendente sulle origini del Covid-19.
Cosa cambia per l’Aukus
Se il passato, almeno in parte, potrebbe essere archiviato in virtù di un presente più sereno e meno movimentato, che cosa accadrà nell’immediato futuro? I riflettori sono puntati sull’Aukus. Lo scorso marzo, Pechino aveva accusato Stati Uniti, Regno Unito e Australia di aver intrapreso un “percorso di errori e pericoli”.
“L’ultima dichiarazione congiunta di Stati Uniti, Regno Unito e Australia dimostra che i tre Paesi, per il bene dei propri interessi geopolitici, ignorano completamente le preoccupazioni delle comunità internazionali e stanno camminando sempre più lungo la strada dell’errore e del pericolo”, spiegava il ministero degli Esteri cinese per bocca del portavoce Wang Wenbin.
Stando all’Aukus, il governo australiano ha teoricamente previsto di procurarsi tre sottomarini di classe Virginia dagli Stati Uniti da qui al 2030, salvo poi prendere in considerazione l’acquisto di altre due navi, nel caso in cui dovesse essere necessario. Canberra ha inoltre previsto di spendere di più in attrezzature all’avanguardia, inclusi sottomarini e missili a lungo raggio, in risposta alla crescente influenza della Cina nella regione indopacifica.
Un riavvicinamento con il Dragone potrebbe far cambiare idea ad Albanese? È ancora presto per rispondere, anche se a giugno alcuni funzionari australiani avevano fatto sapere ai diplomatici stranieri che il piano Aukus era “costoso” e non “facile da replicare”. Ecco perché una eventuale ripresa del commercio con il gigante asiatico è per l’Australia una tentazione che gli Usa non dovrebbero sottovalutare.