“Daesh kaputt, Daesh kaputt”, lo Stato islamico è finito, urla un soldato iracheno facendo con la mano il segno della gola tagliata. I corpi speciali iracheni sono avanzati oltre il ponte Huria, il terzo sul Tigri afflosciato dai bombardamenti. Dall’altra parte del fiume, nella parte est della città, già liberata, si staglia la grande moschea voluta da Saddam. L’incrocio dove è arrivata l’avanzata sembra uscito da una scena da film sull’assedio di Stalingrado. La strada è lastricata di macerie ed i palazzi sono scarnificati dai combattimenti. Il carro armato che presiede l’incrocio tira una raffica di cannonate verso un nido di cecchini delle bandiere nere, poche centinaia di metri più in là. Un blindato è già stato centrato da un tiratore scelto dello Stato islamico. Gli “Scorpioni”, i corpi speciali della divisione di reazione rapida irachena, che da una settimana stanno avanzando a Mosul ovest sono arrivati ad un solo chilometro dalla moschea Al Nuri. Un luogo simbolo dove dove Abu Bakr Al Baghdadi ha proclamato il Califfato nel luglio del 2014.