Kathmandu, è il 25 aprile 2015. Sono le sei e dieci del mattino, la città si sta lentamente svegliando come di consuetudine, ma i suoi abitanti ancora non sanno che quella sveglia, una sveglia di un giorno come tanti, invece di portarli ai loro posti di lavoro e all’interno delle scuole, li avrebbe trascinati nel giro di pochi secondi dentro un gigantesco incubo dal quale, fuggire, sarebbe diventato impossibile. Quella mattina la terra trema con violenza inaudita. “La grande Madre” come loro sono soliti chiamare la terra, questa volta sembra davvero inferocita, estremamente nervosa, cinica, senza pietà. Migliaia di famiglie subiscono impotenti la catastrofe. Le vittime sono più di settemila, i feriti altrettanti. Moltissimi ragazzi rimangono orfani, Kathmandu sembra una grande polveriera. I più grandi monumenti della storia nepalese si sgretolano sotto le forti scosse e quelli ancora in piedi subiscono gravissimi danni strutturali. Alcuni villaggi diventano irraggiungibili, le strade che portano fuori dalla capitale sono distrutte o completamente bloccate dalle innumerevoli frane che il terremoto ha causato. Reoprtage di Simone Bergamaschi. Montaggio di Roberto Di Matteo