Le teste lucide e rasate rimbalzavano a ritmo convulso e le braccia tese vibravano nella luce fluorescente, ricordando un gesto e un’epoca maledetti, che si credevano gettati alle spalle da tempo. “Per i nostri 30 anni di carriera abbiamo pensato a un brano, Allucinazione, che parlasse del tema attuale della migrazione,” spiega a Gli Occhi della Guerra Petrovity Zorán, cantante della band ungherese Egészséges Fejbőr, appena riconoscibile dai suoi fan, con la testa liscia e il corpo tatuato avvolto in una felpa nera. “Proprio come in un’allucinazione, che è una distorsione della realtà, noi immaginiamo il mondo in futuro invaso da immigrati-criminali che creano problemi e stuprano le nostre donne,” aggiunge, prima di sfilarsi il cappuccio e, con addosso la polo Longsdale simbolo dei naziskin d’annata, salire sul palco del Felvidéki Magyar Sziget di Dunajská Streda, nel sud della Slovacchia.