Prima che tra gli alberi iniziassero a sorgere le strutture tirate su con legno e coperte da teloni di plastica, c’era un giardino rigoglioso. La vicinanza con campi coltivati, soprattutto a frutta, tabacco o ulivi, lo ha reso strategico. Non per l’agricoltura però. Ma per ospitare chi in quei campi ha trovato un lavoro illegale, sfruttato e pagato così poco da non potersi permettere alcuno spostamento dalla zona. E così, chi ha potuto ha concesso ai profughi in fuga dalla guerra in Siria la possibilità di rimanere sulla propria terra. Ovviamente pagando. Aanut, Joun, Koblias. Sono centinaia i piccoli campi in Libano che le autorità definiscono “Informal tent settlement”, numerosi soprattutto nella valle della Bekaa e Monte Libano. Accampamenti sono sorti in case abbandonate, vicino a piccole fabbriche e nei dintorni dei villaggi. Dovunque è stato possibile.
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