La vita in prima linea

Abbiamo trascorso una notte nelle trincee separatiste di Spartak, alla periferia nordest di Donetsk, sotto i bombardamenti dell’artiglieria pesante ucraina. Per dodici ore abbiamo documentato in presa diretta la reale entità di questa guerra dimenticata, che l’Europa si ostina a ignorare ma che ogni giorno macina morti, orrore, distruzione. Abbiamo guardato in faccia ciò che nessuno vuole vedere, e ora siamo qui per raccontarvelo. Il villaggio di Spartak si trova a metà strada tra l’aeroporto di Donetsk e il campo trincerato di Avdiivka. Dalle macerie di queste case, le milizie separatiste difendono i sobborghi settentrionali del capoluogo. Quasi tutti gli abitanti sono fuggiti ormai da tempo. Solo una decina di famiglie resistono ancora quaggiù, con una testardaggine che sembra appartenere a un altro universo. Non c’è più luce, né acqua, né elettricità. Non esistono mezzi pubblici e neppure taxi. Anche utilizzare le automobili private è assolutamente impossibile, perché tutte le strade sono state bombardate. I telefoni cellulari non hanno linea e i negozi sono tutti chiusi. “That’s their place”, ha sorriso la nostra interprete, indicandoci un gruppo di vecchiette appollaiate sull’uscio di una delle poche abitazioni rimaste in piedi. “That’s their place”: come se fosse la cosa più logica di questo mondo.