La radicalizzazione nelle carceri

Nelle carceri italiane il rischio di radicalizzazione è alto. È per questo che Andrea Orlando, ministro della Giustizia, ha pensato bene di istituire il primo corso di islamologia per gli agenti della polizia penitenziaria obbligati a vivere a stretto contatto con i musulmani rinchiusi nelle nostre prigioni. Sono circa 11mila i detenuti stranieri presenti nelle 190 carceri italiane. Di questi, circa 7500 sono praticanti. 3500, viceversa, sono lontani dalla fede. Tra i praticanti sono rinchiusi anche 150 imam. Circa 20, invece, sono quelli che entrano nelle carceri per indottrinare i “fratelli” musulmani. Lo scopo è proclamare la jihad all’interno delle 70 moschee di fortuna allestite in prigione. Si tratta perlopiù di stanze adibite a luoghi di preghiera. Si sa, per i musulmani è fondamentale rivolgersi quotidianamente verso la Mecca. Meglio se guidati da un “maestro”. Il salàt, cioè la preghiera islamica, deve essere eseguita perfettamente. In modo canonico. Ed è a questo che serve l’imam.