Il rumore penetrante del flex si propaga tra la vuota strada principale e i vicoli collegati senza ostacoli. Nel silenzio rimbombano i suoni delle martellate di un manovale che solitario lavora alla costruzione di un enorme edificio. Molto più alto delle modeste palazzine del piccolo villaggio di Masmura. Mancano ancora croci, simboli cristiani e dalle pareti di anonimo cemento non si capisce che da quella struttura verrà fuori un luogo di culto. Procedendo lungo la strada nella zona di Bhifa si passa da un piccolo villaggio all’altro: trecento, cinquecento abitanti al massimo. Le persone in giro sono pochissime. A Msrada il presepe è allestito curando al massimo i particolari. Di alberi di Natale addobbati se ne incontrano quasi a ogni incrocio. Insieme alle luminarie e altri simboli del Natale. E poi Ishlaeliah, un’altra chiesa, enorme, su una piccola collina, cui mancano tutti gli allestimenti ma spicca distintamente il campanile che ospiterà le campane. Non si sa quando. Ovunque regna una calma irreale e un silenzio profondo. Le tracce della cristianità sono le uniche visibili in tutta l’area. Tante da lasciar pensare che la maggioranza dei residenti sia cristiana. Eppure non supera il 10%. Nulla rispetto al 60% precedente alla guerra civile, meno di quarant’anni fa. Reportage di Marco Negri e Luigi Spera