Gli attentati di Barcellona e Cambrils hanno mostrato al mondo che la Catalogna aveva un problema, l’islamismo radicale. Negli anni, con una certa complicità delle autorità locali che hanno lasciato che il fondamentalismo islamico serpeggiasse all’interno della regione e, in particolare, di Barcellona, le moschee illegali sono sorte copiosamente. Molte volte, con imam che predicavano messaggi di odio.
In questo sottobosco fondamentalista, il fenomeno del terrorismo può dilagare. Non nei mandanti, certamente, ma nella conquista della “manovalanza”. I reclutatori dell’Isis o di altre sigle terroristiche pescano in questo mondo. Come spiegato a El Confidencial Digital , nelle settimane e nei mesi successivi agli attentati, la polizia nazionale ha effettuato un monitoraggio dei gruppi e delle organizzazioni musulmane con sede in Catalogna, analizzando gli imam e tutti i gruppi precedentemente sospettati di reclutamento jihadista.
“Da tutto questo lavoro sono state tratte importanti conclusioni, evidenziando soprattutto l’alto livello di radicalismo esistente in alcuni gruppi islamisti formati in tutta la regione, specialmente a Barcellona”, spiegano le fonti della polizia al sito internet spagnolo. Alcune di queste organizzazioni, le più pericolose, hanno i loro membri istruiti nel wahabismo e difendono la violenza come strumento per “difendere la morale”.
Dopo le indagini, la Comisaria general ha individuato alcune di queste sette wahabite nella regione. Sono tutte monitorate attentamente. Tuttavia, aggiungono, c’è una cellula che, a causa della sua attività e della violenza dei suoi membri, preoccupa più degli altri. Questo gruppo, con sede a Barcellona, è “molto attivo” e la sua missione principale è reclutare nuovi adepti. “Hanno idee radicali e giustificano la violenza”, avvertono le fonti citate.
La polizia ha già documentato diversi attacchi. La setta wahabita che vive a Barcellona e che più preoccupa la polizia ha, tra i suoi membri, islamisti violenti che, oltre a reclutare più fedeli possibili attraverso messaggi assolutamente contrari alla legge, hanno compiuto atti di fanatismo.
La polizia ha registrato numerosi attacchi contro omosessuali da parte di seguaci di questo gruppo radicale negli ultimi due anni. Assalti che hanno messo in allerta i servizi di informazione poiché, in molte occasioni, “è il passo precedente verso azioni più serie”.
Le stesse fonti spiegano che “c’è anche qualche procedimento aperto” relativo a questo tipo di attacchi: “La settimana scorsa, due marocchini sono stati processati nella Corte provinciale per lapidazione di un omosessuale a Sitges. Ora stiamo controllando se entrambi, come molti altri, seguono la branca wahabita dell’Islam”.
Non è una novità che questi gruppi pratichino questo tipo di atti all’interno delle città dove vivono. In Germania e in Svezia sono già noti casi che testimoniano la nascita di vere e proprie polizie della morale che colpiscono chiunque ritengano viva al di sopra delle norme imposte dall’interpretazione più integralista dell’islam. Ma preoccupa pensare che, nonostante quello che sia successo a Barcellona, queste sette si conoscano, si monitorino ma continuino a proliferare.
Il problema è anche politico. Molte moschee sono illegali, ma molte altre sono nate anche grazie al finanziamento di potenze straniere, specialmente del Golfo Persico, che utilizzano queste forme di inserimento nel tessuto sociale dei Paesi stranieri per costruire una loro rete di interessi e collegamento con le realtà locali.