Che si tratti di “lupi solitari”, foreign fighters, o terroristi ibridi – giovani radicalizzatisi in patria vittime del disagio sociale – gli attentati di matrice islamista che hanno colpito l’Occidente si susseguono a cadenza irregolare dal 2012.
Prima dell’ultima tragica sparatoria scatenata dal franceseCherif Chekkat a Strasburgo – che ha causato la morte di 3 persone ed è ancora ricercato da una task force di 750 uomini – sono stati ben 20 gli attentati in Europa. Il più sanguinoso e senza precedenti colpì Parigi nel 2015 causando la morte di 129 morti e altri 350 feriti. Quest’anno erano già stati due gli attentati che avevano “lievemente” innalzato l’allarme sul nuovo rischio attentati: a marzo un ventiseienne di origine marocchina, identificato come Redouane Lakdim prese in ostaggio alcune persone in un supermercato nei pressi Carcassonne, in Francia, causando la morte di tre persone e rimando uccisa nella retata delle forze speciali. L’attentato venne rivendicato dall’Isis. Sempre al grido di “Allah akbar” a maggio un uomo cercò di accoltellare alcuni passati nelle vicinanze dell’opera di Parigi provocando un morto. L’assalitore, che non si ferma davanti alla polizia, viene poi ucciso.
Il primo attentato ad opera di un lupo solitario si verificò nel marzo 2012, quando il 23enne di origini algerine Mohammed Merah uccise in un mese tre paracadutisti francesi in due diverse sparatorie a Montauban, un rabbino e tre bambini durante un attacco sferrato alla scuola ebraica di Tolosa. L’attentatore venne eliminato durante un raid delle forze speciali francesi. Due anni dopo, nel maggio del 2014, un filo rosso legò di antisemitismo lega la Francia all’attacco sferrato al museo ebraico e alla sinagoga di Bruxelles . Rimasero uccise quattro persone. L’attentatore, Mehdi Nemmouche, ventinovenne nato nel nord della Francia individuato e arrestato alla frontiera, era un foreign fighter rientrato dalla Siria dove si era radicalizzato. La polizia trovò tra le sue cose un lenzuolo bianco con su scritto il nome di una formazione estremista islamica allora poco conosciuta: lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante che diventerò più noto con l’acronimo di “Isis”.
Il 7 gennaio 2015, due francesi di origine algerina, i fratelli Kouachi, irrompono armati nella redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo per vendicare una serie di vignette sul profeta Maometto. Uccidono 12 persone dando inizio ad una caccia all’uomo che terminerà pochi giorni dopo con un raid delle forze speciali francesi in una tipografia dove i due si erano barricati. Entrambi rimangono uccisi. Negli stessi giorni, un altro attentatore islamista, Amedy Coulibaly, uccide una poliziotta a Montrouge, nei pressi di Parigi, per poi prendere degli ostaggi nel supermercato Hypercacher di Porte de Vincennes. Il bilancio è di quattro morti. Coulibaly rimase ucciso nella sparatoria – gli inquirenti rivelarono in un secondo momento il legame tra i due attentati poiché gli ostaggi presi nel supermercato dovevano fungere da contropartita per il rilascio dei fratelli Kouachi.
A poco meno di un anno dall’attentato di Charlie Hebdo che scosse profondamente l’Europa e il concetto di libertà d’espressione con grande risonanza mediatica nella società occidentale, la sera del 13 novembre del 2015 una sequenza di attentati mai verificatasi prima colpisce nel cuore di Parigi lasciando scioccato il mondo intero. Terroristi delle stessa cellula colpiscono in sei diverse zone della città: lo Stade de France, dove era in corso una partita, alcuni ristoranti e bar del decimo e undicesimo arrondissement di Parigi, e la sala concerti “Bataclan“. Il bilancio sarà straziante: 89 i morti al Bataclan, tutti giovanissimi. Altri 40 nei diversi locali presi d’assalto a colpi di Ak-47; 350 persone rimangono ferite. Il giorno seguente l’Isis rivendica l’attentato. Del commando degli attentatori, verrà arrestato il 18 marzo del 2016 in BelgioSalah Abdeslam, francese naturalizzato belga di origine marocchina.
Lo stesso anno, il 14 luglio, giorno della festa della Repubblica e festa nazionale, un camion supera le barriere e travolge la folla sulla Promenade des Anglais a Nizza. Perdono la vita 86 morti. Alla guida del camion c’era Mohamed Lahouaiej Bouhlel, francese di origini tunisine. Rimarrà ucciso nel tentativo di fuga dalla polizia.
Il 22 marzo del 2016, due esplosioni scuotono l’aeroporto di Bruxelles Zaventem in Belgio, ne segue una nella metropolitana di Maelbeek. Il bilancio è di 32 morti e 300 feriti. I tre kamikaze, identificati in seguito attraverso le telecamere di sicurezza, muoiono nell’attentato suicida prontamente rivendicato dall’Isis. Sono Najim Laachraoui e Ibrahim El Bakraoui e Khalid El Bakraoui. Un quarto attentatore individuato dalle telecamere e rimasto noto come “uomo con il cappello” risultò essere Mohamed Abrini. Arrestato l’8 aprile del 2016 e già ricercato per gli attacchi di Parigi essendo collegato ad Abdeslam.
Il 18 luglio 2016 in Germania un minorenne richiedente asilo aggredisce con un’ascia i passeggeri di un treno regionale all’altezza di Würzburg ferendo quattro persone prima di essere ucciso dagli agenti. Nella stanza del giovane assalitore viene trovata una bandiera dello Stato islamico dipinta a mano: l’Isis rivendica l’attacco e, tramite l’agenzia di stampa Amaq, diffonde un video in cui il giovane brandisce un coltello e minaccia che intende usarlo per massacrare infedeli e vendicare la morte di uomini, donne e bambini nei Paesi musulmani. Appena sei giorni dopo un ventisettenne siriano, anch’esso richiedente asilo, si fa esplodere durante un festival musicale nel centro di Ansbach, in Baviera. Il bilancio è di 15 feriti. Lo stesso giorno a Rouen, in Francia, due assalitori irrompono nella chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray e tagliano la gola a padre Hamel mentre è intento a celebrare la messa della mattina. I due attentatori, Adel Kermiche e Abdel Malik Petitjean, vengono poi uccisi in un’operazione delle forze di sicurezza.
La sera del 19 dicembre 2016 è Berlino a finire di nuovo nel mirino dell’Isis, che sceglie per la prima volta di colpire la festa cristiana del Natale. Nei mercatini del centro città il richiedente asilo di origini tunisine Anis Amri uccide 12 persone. In fuga oltre frontiera verrà ucciso da due agenti di polizia italiani a Milano.
A distanza di 3 mesi il Regno Unito diventa teatro di un altro attacco “automobilistico”: Khalid Masood si lancia a bordo di un’auto sulla folla di pedoni in transito sul ponte di Westminster e finisce a sfondare una delle cancellate perimetrali del Parlamento. Sceso dall’auto accoltella a morte un poliziotto prima di essere ucciso. Il bilancio complessivo è di 5 vittime. L’attentatore è da considerati un altro lupo solitario, come nel caso di Nizza.
Un altro camion colpirà Stoccolma il 7 aprile del 2017 causando la morte di 5 persone e 15 feriti; un quarto camion colpirà di nuovo Londra il 3 giugno nei pressi del London Bridge. Gli attentatori accolleranno altri passanti nei pressi di Borough Market. Il bilancio sarà di 8morti e 48 feriti. Gli attentatori rimangono uccisi in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine giunte sul posto. In Spagna a Barcellona ancora un camion piomberà sui pedoni in transito Las Ramblas, in pieno centro ad agosto, provocando 15 morti e oltre 100 feriti. Il covo della cellula jihadista responsabile dell’attentato viene fatto saltare in aria senza provocare vittime. Alcuni mesi prima invece un attacco kamikaze non rivendicato colpisce il concerto della cantante americana Ariana Grande svoltosi nella Manchester Arena. L’esplosione causa la morte di 22 persone, compreso l’attentatore. Le vittime sono tutte giovanissime.