Anche se il provvedimento riguarderebbe per intero il movimento, la possibile mossa di Donald Trump di inserire i Fratelli Musulmani nella lista delle organizzazioni terroristiche è inquadrabile come un nuovo intervento diretto dell’attuale amministrazione Usa nel quadro libico. La notizia della possibile scelta di campo netta da parte del presidente americano contro la fratellanza, arriva direttamente dalla Casa Bianca: ad annunciare come “imminente” la mossa di Trump è la portavoce Sarah Sanders.
“A breve il provvedimento a firma di Trump”
Anche se manca l’ufficialità e la stessa Sanders parla anche di “valutazione in corso”, a Washington si è sempre più convinti che oramai l’inserimento all’interno della lista di organizzazioni terroriste dei Fratelli Musulmani da parte di Trump è cosa fatta. La prima conseguenza pratica che andrebbe a colpire il movimento nato in Egitto nel 1928, riguarderebbe l’arrivo di gravi sanzioni economiche: chiunque intrattiene rapporti di tipo economico o politico con movimenti o società ricollegabili ai Fratelli Musulmani, verrebbe sanzionato. Questo di fatto isolerebbe maggiormente la fratellanza, la quale tra partiti politici ed istituti culturali è ben presente in tutto il medio oriente ed anche in Europa.
Trump si sarebbe convinto di attuare questa strategia, dicono da Washington, dopo la visita nella capitale Usa da parte del presidente egiziano Adel Fatah Al Sisi. Cioè di colui che appare come primo oppositore della fratellanza, dichiarata illegale nel suo paese dopo il suo arrivo al potere. Il movimento nasce in Egitto, si inserisce all’interno del contesto del cosiddetto “Islam politico”, in cui viene perseguito un ideale di società fedele ai dettami musulmani senza però ricorrere alla lotta armata. Soppiantato durante gli anni dei governi panarabi, la fratellanza ritorna in auge con le primavere arabe del 2011. Arriva al potere proprio in Egitto con Mohammed Morsi, il quale però nel 2013 viene cacciato dalla protesta di migliaia di manifestanti che invocano l’intervento dell’esercito.
Secondo quanto annunciato dalla portavoce Sanders, Trump starebbe pensando al provvedimento dopo “essersi consultato con il suo team del Consiglio di sicurezza nazionale e con i leader della regione per condividere le preoccupazioni sul movimento”.
Le conseguenze sullo scenario libico
Il fatto che il presidente Usa voglia inserire nella lista dei movimenti terroristici i Fratelli Musulmani in questo momento, non appare affatto casuale. La mossa potrebbe arrivare a pochi giorni dalla chiamata dello stesso Trump al generale Haftar, in cui il presidente Usa rivolge all’uomo forte della Cirenaica il riconoscimento per il proprio ruolo nella lotta al terrorismo. Khalifa Haftar è acerrimo nemico dei Fratelli Musulmani, in Libia li considera già alla stregua dei jihadisti e con il suo esercito nelle regioni orientali li combatte al pari di come combatte contro gruppi estremisti. In poche parole, con l’inserimento della fratellanza tra le organizzazioni terroristiche, verrebbe meno la differenza tra islam politico e islam radicale. Una posizione che Haftar assume già da tempo e che verrebbe appoggiata dal presidente Usa.
Tutto ciò si traduce in un ulteriore intervento americano in Libia. Anche perché il governo di Al Sarraj, che ufficialmente continua ad essere riconosciuto dagli Usa, ha al suo interno diversi membri della Fratellanza Musulmana. Il sempre più probabile intervento di Trump, dimostra ancora di più che in Libia è in corso una guerra per procura con Haftar appoggiato dall’Egitto ma soprattutto da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Gli Usa, dichiarando la fratellanza alla stregua dei gruppi jihadisti, farebbero un grande favore agli alleati sauditi in funzione anti Qatar: l’emirato infatti, assieme alla Turchia di Recep Tayyip Erdogan, è principale finanziatore del movimento.
Anche se il ruolo dei Fratelli Musulmani appare discutibile, nel medio oriente come in Libia, sia per le posizioni ideologiche espresse che per il posizionamento geopolitico, dichiararlo organizzazione terroristica potrebbe apparire rischioso per diversi motivi. In primis perché la mossa si manifesterebbe come una decisa presa di campo in Libia da parte Usa con il rischio, nel contesto attuale, di generare ulteriori tensioni specie a Tripoli. In secondo luogo perché, proprio nell’ottica della lotta al terrorismo, mettere sullo stesso piano jihadismo ed Islam politico potrebbe generare, a lungo termine, maggiore confusione ed inedite pericolose alleanze interne all’islamismo.