I talebani stanno guadagnando terreno in Afghanistan. A Jaghori, capoluogo di uno dei distretti più “sicuri” dell’Afghanistan rurale e rifugiominoranza etnica sciita “Hazara”, è strage di truppe d’élite dell’Esercito regole: le più addestrate ed equipaggiate. Il rischio è quello di una nuova “Karbala”, proprio là dove le donne sono libere di andare a scuola in bicicletta.
Anche le aree considerate “sicure” e sotto il controllo del governo di Kabul posso cedere da un momento all’altro ed entrare in possesso dei guerriglieri talebani. A raccontarlo sono gli inviati del New York Times, che la scorsa settimana sono dovuti fuggire nella notte dalla provincia di Jaghori, mentre i cadaveri dei soldati delle unità d’élite afghane venivano scaricati dai camion provenienti dalle montagne, e venivano allineati, uno dopo l’altro, fuori dagli ospedali da campo che sorgono nel distretto.
“Indossano tutti gli scarponi color sabbia” segno distintivo dell’appartenenza alle migliori truppe dell’Afghanistan – i commandos addestrati dagli Stati Uniti – “adesso giacciono a terra, sulla sabbia, uno a fianco all’altro, coperti da un lenzuolo”. Questo è quanto racconta il reporter Rod Nordland dalle pagine del New York Times; quattro giorni dopo, prima che cadesse la linea, lui insieme ad altri inviati sono dovuti fuggire in piena notte dalla città circondata; prima che i talebani sferrassero l’attacco decisivo.
Dopo l’annientamento dell’ultima compagnia di forze speciali – un’altra è stata recentemente trucidata nella provincia di Ajristan – sarebbe stata solo questione di tempo e i talebani scendessero dalle montagne con il vantaggio dell’oscurità per prendere il controllo del capoluogo; dopo aver preso il distretto di Hotqol e gli altri circostanti. Una cinquantina di soldati e poliziotti uccisi a colpi di Ak-47 in meno di 24 ore. L’invio di rinforzi e il ritorno di cadaveri e feriti gravi. L’attesa degli elicotteri da Kabul per l’evacuazione di feriti e leader politici che però non arriveranno mai, e gli abitanti che fuggono a piedi o con mezzi di fortuna prima di cadere nella mani dei jihadisti. “Rischiamo un’altro Karbala”, riferendosi al massacro storico di sciiti da parte dei sunniti, dicono.
“Questo è un genocidio” aveva detto il comandante Hussein appena giunto sul posto con gli ultimi rinforzi. “Se non fanno qualcosa, e presto, l’intero distretto cadrà nelle mani dei talebani”. E così si avvia ad essere. Oltre 1.000 talebani hanno sferrato diversi attacchi degli 8 distretti circostanti, avendo la meglio su miliziani locali e forze di polizia. Quando il governo centrale ha deciso di inviare i militari, oramai era troppo tardi.
L’attacco alla “Shangri-La” dell’Afghanistan
I talebani hanno deciso di rompere la tregua del distretto “modello” della provincia rurale dell’Afghanistan, dove oltre 600.000 persone di minoranza sciita abitano un altopiano povero di risorse ma ricco di aspirazioni, che registra il più alto tasso di scolarizzazione femminile del Paese. “Molte delle donne più importanti dell’Afghanistan provengono da Jaghori, dove è consuetudine vedere ragazze andare in bicicletta e persino di guidare veicoli”, libertà praticamente sconosciute nelle principali città afghane. Qui, tra gli abbondanti frutteti di mandorli e meli, recentemente è stato costruito una piccola pista d’atterraggio perché il distretto è di fatto “circondato” dagli insorti talebani, che però non avevano mai deciso di sferrare un attacco.
Ora un attacco da tre direzioni con il crollo delle linee, che hanno per altro visto il rifiuto da parte dei miliziani locali di collaborare con i soldati inviati da Kabul, rischia di travolgere ogni difesa, e lasciare nelle mani dei jihadisti questo baluardo di libertà, che seppur circondato, resisteva indisturbato. Mettendo ovunque in fuga nella notte, tutte quelle famiglie che non voglio tentare di mettersi in salvo dall’ultima catastrofe dell’Afghanistan.