Con 494 voti favorevoli, 58 contrari e 44 astenuti, il Parlamento dell’Unione Europea ha designato la Federazione Russa “Stato sponsor del terrorismo”. Una mossa che si presta a molteplici interpretazioni e conseguenze. La risoluzione arriva pochi giorni dopo che la Russia ha lanciato una nuova raffica di attacchi contro le infrastrutture chiave dell’Ucraina, sollevando timori di un massiccio esodo di persone prima dell’arrivo della stagione invernale.

“Russia sponsor del terrorismo”: cosa dice la risoluzione

Il testo ha unito tre diverse risoluzioni presentate dal Partito popolare europeo, Renew Europe e dal gruppo dei Conservatori e riformisti europei. Nella versione finale, i deputati denunciano la “guerra di aggressione illegale, non provocata e ingiustificata” della Russia contro l’Ucraina e accusano l’esercito russo e i suoi delegati di aver commesso un lungo elenco di crimini, come l’omicidio di migliaia di civili e centinaia di bambini, attacchi a infrastrutture essenziali, esecuzioni sommarie, rapimenti, stupri, vessazioni, torture, detenzioni di massa e deportazioni forzate. “Questi atti brutali e disumani stanno causando morte, sofferenza, distruzione e sfollamento”, hanno affermato i deputati, sottolineando i quasi 40.000 crimini di guerra finora documentati in Ucraina.

Questi hanno anche condannato la Russia per aver provocato una crisi umanitaria su larga scala a Mariupol e aver “armato” il cibo e la fame, con implicazioni globali. Queste atrocità, sostengono gli eurodeputati, sono progettate per terrorizzare la popolazione ucraina, soffocare la sua resistenza e costringerla ad accettare il “potere occupante” e il suo tentativo di annettere illegalmente il territorio sovrano. “La Russia rappresenta un rischio per la sicurezza e la protezione dell’intero continente europeo e per l’ordine internazionale basato su regole”.

Oltre al nuovo quadro giuridico, il Parlamento europeo chiede un isolamento internazionale “completo” della Russia, un’ulteriore riduzione delle relazioni diplomatiche e un nuovo ciclo di sanzioni dell’UE. A velocità record il Parlamento europeo ha approvato 18 miliardi di euro affinché l’Ucraina sopravviva alla guerra e inizi la sua ricostruzione. A nove mesi dall’inizio della guerra indiscriminata del Cremlino, il nostro sostegno all’Ucraina non fa che aumentare”. Così via Twitter la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, dopo il voto in aula.

Le implicazioni per l’Europa

Immediatamente è giunto il plauso di Kiev alla decisione, come logica vorrebbe, ma che già apre una spaccatura a livello europeo, non solo fra detrattori e non della proposta, ma anche di tipo pratico. Dato che la politica estera rimane una competenza fondamentale dei 27 singoli Stati membri dell’Unione, anche i parlamenti nazionali dovrebbero avallare una tale dichiarazione affinché abbia maggiore valenza politica. Finora, solo i parlamenti della Polonia e degli Stati baltici hanno aperto la strada domestica a questo proposito. La mossa, tuttavia, è segno dei tempi che cambiano e la prova che la periferia d’Europa, rappresentata dai baltici e dalla Polonia, ha il potere ormai di plasmare la prospettiva strategica di Bruxelles.

La decisione del Parlamento europeo, inoltre, dovrebbe essere un incentivo-l’ennesimo- a sviluppare una volta per tutte una Difesa europea efficiente, stabile, concertata e una minore dipendenza da Washington per la sicurezza. Molti Stati hanno segnalato la loro disponibilità a farlo (Polonia, Stati baltici, Germania, Regno Unito) ma questa resta una promessa ancora una volta tardiva nella storia dell’integrazione.

Washington e Biden in difficoltà

La proposta di affibbiare a Mosca quest’etichetta aveva alimentato il dibattito politico negli Usa nella scorsa estate, quando ormai il conflitto volgeva al suo quinto mese. Il Senato degli Stati Uniti aveva, infatti, approvato all’unanimità una risoluzione non vincolante che chiedeva al Segretario di Stato Antony Blinken di designare la Russia come stato “sponsor del terrorismo” per le azioni in Cecenia, Georgia, Siria e Ucraina che hanno provocato “la morte di innumerevoli uomini, donne e figli.” Qualcosa di simile era già accaduto alla Camera, ove la presidente Nancy Pelosi avrebbe potuto trasformarsi in una promoter del provvedimento. Il Congresso Usa, ancora vergine dalle midterm 2022, giustificava la proposta non legandola meramente all’invasione ucraina, ma con una serie di azioni criminali “di Stato” e di lungo corso che vanno dalla Cecenia alle attività del Gruppo Wagner. Una proposta che sa subito mise sotto pressione sia il presidente Biden che i suoi fedelissimi, rischiando di complicare la diplomazia sotterranea.

A poche ore dalla decisione europea, infatti, è giunta la risposta di Mosca tramite la portavoce del ministero degli Esteri Marija Zakharova: «Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che riconosce la Russia come “sponsor del terrorismo”. Propongo di riconoscere il Parlamento europeo come sponsor dell’idiozia». L’autodifesa di Mosca sottolinea come il concetto di terrorismo sia fuorviante nonostante la Russia stia attaccando infrastrutture civili: “sarebbe normale” nello svolgimento di un conflitto che per il Cremlino è volto a “denazificare” l’Ucraina. Anzi, nella retorica putiniana i veri terroristi sarebbe proprio oltreconfine: “terrorismo” è infatti il modo in cui Mosca ha designato lo stato ucraino prima del conflitto e durante la riscossa di queste settimane. Lo stesso giorno della votazione, il sito web del Parlamento europeo è stato oggetto messo fuori uso dagli hacker di Killnet, gli stessi che si erano resi responsabili di alcuni attacchi in Italia.

Un’etichetta che può complicare le cose

La speciale designazione, però, rischia di complicare una serie di relazioni intrecciate. Prima fra tutti quella tra l’Europa-che rischia di scadere nell’autoincensamento dopo la mossa- e gli Stati Uniti. Washington conosce bene l’utilizzo di bollini come “stato canaglia” e non ha intenzione di ingaggiare una nuova retorica che possa rinfocolare lo spirito della war in terror, pur conscia dei crimini russi. Così come sa bene che segnare uno stato come “sponsor” del terrorismo-vedi il caso cubano-rischia di creare pericolosi riallineamenti tra aree geopolitiche periferiche. Il rischio, semplice e reale, è che dopo la mossa più di qualcuno potrebbe simpatizzare con la Russia messa all’uscio. Sebbene sia improbabile che gli Stati Uniti dichiarino formalmente la Russia uno stato sponsor del terrore, continueranno comunque ad essere il più grande fornitore di aiuti militari all’Ucraina, con molti Stati membri dell’Ue che si impegnano ancora con dei semplici pagherò.

Bollare la Russia come sponsor del terrore, può essere un boomerang pericoloso anche per la l’Europa e per la risoluzione del conflitto stesso. Pur avendo un’implicazione morale oltre che pratica, rischia di non scalfire minimamente la virulenza degli attacchi da parte di Mosca, soprattutto ora che il generale Inverno incombe. Inoltre, come sottolinea Mirko Mussetti dalle pagine di Limes, la Russia è stata per anni impegnata nel debellare il jihadismo interno, subendo diversi attentati che hanno segnato l’immaginario collettivo e la sensibilità russa come nel caso della strage di Beslan o l’attentato al teatro Dubrovka. Nazioni storicamente flagellate dal terrorismo internazionale potrebbero prendere le distanze dalla dichiarazione e rompere il dialogo con l’Europa.

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