Aprile 2021 verrà ricordato come il mese delle assoluzioni facili ed anche piuttosto sconcertanti. Jihadisti? Terroristi? Malati psichiatrici? Incapaci di intendere e di volere? Ognuno dice la sua, intanto però certe decisioni della magistratura incentivano una deresponsabilizzazione di azioni dal palese intento volto a creare terrore e colpire chi viene percepito come “nemico” e dunque “legittimo obiettivo da colpire”.

La scorsa settimana Insideover aveva già trattato lo sconcertante caso di Sarah Attal Halimi, la 65enne professoressa morta nel 2017 a Parigi dopo essere stata aggredita e lanciata dal balcone della propria abitazione da un vicino di casa, il maliano Kobili Traorè, noto spacciatore della zona, consumatore di stupefacenti ed estremista islamista. Il soggetto in questione aveva infatti più volte minacciato ed insultato la donna in quanto “ebrea” e, durante l’aggressione, aveva gridato “Allahu akbar”, versetti coranici, insulti antisemiti, aveva affermato di aver “ucciso Satana” e si era pure messo a pregare dopo l’omicidio.

Bene, la Corte di Cassazione francese ha deciso che il killer non può essere processato perché durante l’aggressione era sotto effetto di stupefacenti e dunque incapace di intendere e di volere. Ovviamente il consumo di droga dovrebbe  essere considerato un’aggravante; gli avvocati della donna uccisa lo hanno chiaramente illustrato: la dipendenza da sostanze stupefacenti non è una malattia mentale e non ricade dunque nell’ambito delle patologie neuro-psichiatriche coperte dall’articolo 122/1 del codice penale. Il killer non poteva non essere consapevole degli effetti degli stupefacenti e il suo consumo non può escludere la responsabilità dell’atto. A quanto pare però i magistrati francesi che hanno emesso la sentenza non la pensano allo stesso modo e Traorè non sconterà neanche un giorno di galera, ma resterà in cura presso una struttura psichiatrica. Una sentenza scandalosa che va ad aggiungersi alla resistenza fatta fin da subito da media ed inquirenti nel riconoscere la matrice islamista ed antisemita dell’omicidio.

In poche parole, seguendo la logica della Cassazione, è sufficiente farsi una canna prima di commettere un omicidio per essere assolti, perché incapaci di intendere e di volere.

Il caso dello scorso agosto in piazza Duomo a Milano

Bene, a Milano è successo qualcosa di vagamente simile con Mahmoud Elhosary, il 26enne egiziano che lo scorso 12 agosto aveva seminato il panico aggredendo e prendendo in ostaggio un vigilante all’interno del Duomo di Milano, prima di venire circondato e disarmato dalla Polizia dopo più di 20 minuti. Accuse pesanti: sequestro di persona e resistenza a pubblico ufficiale. Bene, anche in questo caso l’aggressore è stato assolto in quanto “totalmente incapace di intendere e di volere durante i fatti”. Al soggetto è però stata riconosciuta la pericolosità sociale e dovrà quindi scontare tre anni presso una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, una delle strutture che hanno sostituito gli ospedali psichiatrico giudiziari).

Il personaggio in questione era già stato arrestato nel 2016 per tentata rapina; tornato in Egitto era stato sottoposto a terapia per la psicosi di cui soffriva ma l’aveva interrotta ed era tranquillamente tornato in Italia. In sua difesa si è mobilitata anche la famiglia che ha inviato in Italia le documentazioni che ne attestavano i problemi medici. Insomma rapinatore, con problemi psichici, socialmente pericoloso, ma non perseguibile perché pazzo.

E la componente islamista in questo caso c’è oppure no? A detta degli inquirenti no, in quanto “dall’analisi del telefono e dei contatti dell’arrestato non erano emersi legami o riferimenti al terrorismo”, ma è lecito chiedersi se ciò sia sufficiente a far scartare del tutto l’ipotesi, forse in maniera un po’ affrettata. L’egiziano, una volta accerchiato dalla Polizia, ha dichiarato di chiamarsi “Cristiano” e di vivere lì, esclamazione quanto meno curiosa. Vi è però tutta la componente simbolica dell’atto che non passa certo inosservata a chi si occupa di analisi sul terrorismo; un’aggressione proprio in Duomo, a un paio di giorni da Ferragosto, con vittima inginocchiata e assalitore con coltello rivolto al collo dell’aggredito (scene già tristemente note), tra l’altro personale in divisa. Una scena che non può non destare dubbi e perplessità, anche perchè l’ipotesi terroristica venne scartata quasi nell’immediato. Secondo informazioni, Elhosary era da mesi senza fissa dimora in quanto cacciato di casa sia da alcuni conoscenti che da uno zio; chi aveva frequentato in quel periodo?

Da Ismail Hosni a Brahim Garouan

Attenzione, perchè ci sono poi altri casi, tipo quello di Tommaso Ismail Hosni, il tunisino che nel maggio del 2017 aveva aggredito un agente della Polfer e due militari in Stazione Centrale a Milano. Materiale jihadista condiviso su Facebook, si era fatto crescere la barba in stile salafita, numerosi precedenti. Nonostante ciò, è stato stabilito che non vi fu alcuna finalità ideologico-religiosa, ma soltanto “esaltazione emotiva” dopo la richiesta degli agenti di mostrare i documenti. Da notare che durante l’aggressione, Hosni era sotto effetto di cocaina.

Hosni veniva definito come “emotivamente fragile”, con vizio parziale di mente, consumatore di stupefacenti e dopo una pena di 7 anni (rito abbreviato) veniva disposto il ricovero in una Rems (in quanto soggetto socialmente pericoloso) e poi l’espulsione. La Corte d’Appello aveva successivamente ridotto la condanna a 5 anni ed 8 mesi.

Il “vizio di mente”, l’incapacità di intendere e volere sta diventando così una pericolosa scusante per deresponsabilizzare ed evitare di riconoscere azioni dall’intento ideologico, come esposto dal Prof. Marco Lombardi, esperto di terrorismo e direttore di Itstime in Università Cattolica a Milano: “L’incapacità di intendere e volere è un classico artifizio per limitare le conseguenze di un atto doloso, insomma eravamo abituati a considerarle roba da Azzeccagarbugli. La decisione della Corte di non procedere contro Kobili Traoré secondo me riabilita drammaticamente la storiella che, in fin dei conti, non mi stupisce: mi sembra, infatti, che negli ultimi anni ci sia stata un certa tendenza a cercare una sorta di “deresponsabilizzazione politica” di quegli atti criminosi riconducibili al terrorismo islamista. Mai visti tanti terroristi psichicamente labili: anche questo ci sta per spiegare la scelta della violenza ma non può starci per giustificare l’atto e ridurre la pena. Io trovo pericoloso che non si voglia riconoscere il terrorismo per quello che è nei suoi risultati, questo per un obiettivo che è spesso politico e che, pertanto, non è né atto di giustizia verso le vittime né atto di consapevolezza rispetto aglio scenari che la minaccia comporta”.

Ci sono poi casi dove si è persino arrivati a negare il movente terroristico nonostante il materiale di stampo jihadista rinvenuto e con tanto di risarcimento da 60 mila euro per 8 mesi di reclusione; è il caso di Brahim Garouan, marocchino arrestato nel 2011 assieme al padre e a un altro soggetto con l’accusa di addestramento di terroristi. In possesso dei tre venne infatti trovato materiale, tra cui diversi filmati, che spiegavano come fabbricare esplosivi, ordigni e come sparare con varie armi tra cui un fucile da cecchino.

Garouan venne assolto perchè secondo la Cassazione “il terrorismo virtuale fatto di manuali e corsi di formazione non è reato”. Nel 2014 il marocchino veniva segnalato come ucciso sotto i bombardamenti mentre combatteva nelle file dei jihadisti anti-Assad.