Ad ogni strage, ad ogni massacro compiuto dagli uomini del sedicente Stato islamico, ecco che compaiono le immagini di propaganda sul web. I social jihadisti vengono seguiti e curati fin nei minimi dettagli da cybercaliphate, il gruppo di hacker e informatici dell’Isis. Ragazzi e ragazzini che hanno spesso studiato in Occidente e che ora mettono le proprie competenze a servizio delle bandiere nere.Per approfondire: Come funzionano i video dell’IsisSubito dopo la strage di Orlando, sono comparse sul web numerose immagini per sostenere la “giusta causa” dell’attentato, come spiega Daniele Ranieri su Il Foglio di oggi: “Tutta questa propaganda ha un filo conduttore: è destinata a un ideale ‘eroe solitario‘ che non è riuscito a raggiungere il territorio dello Stato islamico e si trova ancora in occidente. Il gruppo terrorista crede nella necessità storica di compiere stragi in Europa e in America“. Il motivo di questo disperato colpo di coda è semplice: le bandiere nere stanno perdendo terreno.Gli analisti sono concordi nel notare un doppio binario seguito dai terroristi del sedicente Stato islamico per compiere attentati in Occidente. Il primo è quello di creare un network di jihadisti che siano in grado di agire in gruppo e che siano addestrati a portare il terrore, attraverso azioni ben pianificate, contro i nostri Paesi. Il secondo, invece, è quello di affidarsi ai cosiddetti “lupi solitari“, anche se, come abbiamo scritto su queste pagine, sarebbe forse meglio parlare di “cigno nero“.Per approfondire: L’evoluzione del terrorismo individualeSubito dopo l’attentato di Orlando, i simpatizzanti dell’Isis si sono subito attivati sui social, creando il flyer di un ipotetico film con protagonista Omar Mateen, il killer del locale gay: “Un conto salato, l’America paga il prezzo”.La gran parte della propaganda è stata diffusa da uno dei principali canali dei jihadisti del sedicente Stato islamico: Asawirti media.
Come spiega Il Foglio, “lo schema della propaganda è per lo più lineare: foto di un combattente in posa virilmente solitaria sovrapposta a qualche simbolo dell’occidente messo lì a rappresentare il bersaglio: il Campidoglio americano, il Colosseo, la torre di Pisa, la torre Eiffel. A volte l’uomo ha un fucile d’assalto, altre volte un coltello, altre una cintura esplosiva. Lo scopo della campagna è provocare una rappresaglia per fermare le operazioni militari contro lo Stato islamico, e in questo senso è descritta come una campagna di attentati di difesa (‘lo faccio per quello che succede in Siria’, dichiarano gli attentatori)”.
Questa tecnica è stata utilizzata anche dopo gli attentati di Parigi. I miliziani si stagliavano sullo sfondo della Torre Eiffel e minacciavano nuovi attentati. Tutt’attorno a loro, fuoco e bombe. Sulla cima della Torre, invece, sventola la bandiera dell’Isis.
Ma queste immagini sono state utilizzate anche dalla propaganda dell’Isis per difendere la propria ideologia contro gli “invasori” e contro i “nazionalisti” che non vogliono accettare l’idea di uno Stato islamico che vada oltre i confini nazionali dei Paesi. Non a caso, uno dei primi atti di propaganda degli uomini del Califfato è stato la diffusione di un video in cui si mostrava l'”abbattimento” dei confini di Sykes-Picot tra Iraq e Siria.
Come avrete notato, spesso le immagini proposte in questo articolo hanno il logo di Site, l’agenzia di intelligence di Rita Katz. Un’agenzia parecchio discussa e dalla quale passano spesso informazioni di tipo politico volte ad orientare l’opinione comune.
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