Alla fine Jaber Albakr si è impiccato nella sua cella. Il jihadista siriano legato allo Stato islamico è stato arrestato domenica mattina nella città di Chemnitz, in Sassonia. Secondo il ministro dell’Interno Thomas De Maizière, Albakr stava organizzato un attacco bomba “delle dimensioni di quelli di Parigi e Bruxelles”. Molto probabilmente all’aeroporto di Berlino.Chi era Jaber AlbakrArrivato in Germania con la grande ondata di migranti nel febbraio del 2015, Albakr viene arrestato la scorsa domenica all’alba, alle 6.06, dopo una fuga di 48 ore.Inizia tutto la mattina dell’8 ottobre. Le forze speciali tedesche, pesantemente armate, circondano la casa di Albakr. Fanno saltare in aria la porta d’ingresso ed entrano nell’abitazione. Ma non trovano nessuno. Albakr è uscito pochi minuti prima. Inizia una fuga disperata che durerà 48 ore. Le forze dell’ordine diffondono la sua foto. Jaber sembra un ragazzo come tanti. Ha solo 22 anni e indossa una felpa con il cappuccio, come fanno tanti suoi coetanei. È il “jihadista della porta accanto“, per usare una fortunata espressione di Khaled Fouad Allam.Albakr incontra due siriani alla stazione principale di Lipsia e decide di dormire da loro. E qui accade quello che il jihadista non avrebbe mai pensato: i connazionali vedono la foto diffusa dalla polizia e decidono di intervenire. Uno di loro si dirige al commissariato e informa le forze di polizia della presenza del terrorista. Un altro richiedente asilo riesce ad immobilizzare Albakr utilizzando una cavo elettrico. Si conclude così la fuga dell’uomo. Il jihadista viene portato in carcere, dove minaccia lo sciopero della fame. Dovrebbe essere sottoposto a sorveglianza speciale perché ritenuto a rischio suicidio. In realtà, secondo quanto riporta la Repubblica citando la Bild, viene “controllato a intervalli di poco meno di un’ora”. Un errore – se venisse confermato – clamoroso.La Germania – in questo 2016 – ha purtroppo imparato a conoscere la furia islamista. Ad Ansabach e a Wurzburg. Non attacchi spettacolari come in Francia, ma comunque attentati che hanno scosso il Paese di Angela Merkel e l’Europa intera.Per questo Albakr doveva essere sottoposto a controlli più severi. L’uomo ha sfruttato la crisi dei migranti per raggiungere l’Europa. Quanti sono i miliziani dell’Isis che hanno fatto come lui? Perché non monitorarlo per cercare di carpire informazioni sulla rete dello Stato islamico in Germania e in Europa? L’Enmi, il servizio di intelligence del Califfato, ad inizio 2015 ha dato ordine a moltissimi foreign fighter di tornare in patria per portare il jihad. Capire di più di questo piano sarebbe stato senza dubbio interessante.E Salah Abdeslam taceEd è sempre notizia di ieri che Salah Abdeslam, l’unico jihadista sopravvissuto agli attacchi del 13 novembre 2015 a Parigi, è stato scaricato dai suoi legali. Secondo uno dei suoi avvocati, Frank Berton, Salah si è trincerato dietro un muro di silenzio a causa della situazione che si trova a vivere in carcere: è infatti posto sotto sorveglianza 24 su 24.  “Abdeslam – ha aggiunto Berton – non era l’organizzatore degli attentati di Parigi”, ma “il potere politico ha scelto di rispondere al populismo trattandolo come se lo fosse” e di conseguenza si comporta con lui come con “un topo in scatola”. In passato l’avvocato ha anche provato a modificare la decisione di mettere Salah in isolamento in un carcere di massima sicurezza, videosorvegliato, ma non è stato possibile.È della stessa opinione anche l’avvocato belga di Abdeslam, Sven Mary, che ha confermato che è l’isolamento a spingere il jihadista a non collaborare e che questo è “la conseguenza di una scelta politica, quella di mantenerlo sotto sorveglianza costante”. “Le vere vittime di tutto questo sono le vittime degli attacchi di Parigi, perché hanno il diritto di sapere la verità ed hanno il diritto di cercare di comprendere l’incomprensibile“, ha detto Mary. “La legge su misura che autorizza la video sorveglianza, anche di notte con telecamere a infrarossi, non era necessaria”, ha aggiunto l’avvocato, sostenendo che se l’uomo “volesse suicidarsi, lo farà comunque”. Mary, dal canto suo, parla di “tortura psicologica”.Dei protagonisti di questi attentati, da Charlie Hebdo ad oggi, Abdeslam è l’unico sopravvissuto. Riuscire a farlo parlare è fondamentale per comprendere questa stagione degli orrori.





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