L’esercito nigeriano avrebbe arrestato migliaia di bambini sospettati di coinvolgimento con Boko Haram, e li avrebbe tenuti reclusi in condizioni ai limiti della vivibilità per mesi, in alcuni casi per anni. Alcuni di loro avevano appena cinque anni.
È quanto emerge dall’ultimo rapporto diffuso da Human Rights Watch, che cita come luogo di detenzione la famigerata struttura militare nella città nord-orientale di Maiduguri, la caserma Giwa. Questa sorta di Guantanamo nigeriana è già balzata di recente agli onori delle cronache per via di una ricerca condotta da Amnesty International che aveva accertato casi di violenza sessuale nei confronti di donne e minori da parte di agenti di sicurezza e altri detenuti nelle strutture penitenziarie dello stato del Borno, tra cui proprio quella di Maiduguri. Queste ultime accuse, che l’esercito nigeriano nega, si inseriscono proprio in un più ampio schema di presunti abusi da parte delle stesse forze di sicurezza che combattono da oltre un decennio contro il gruppo estremista Boko Haram.
Migliaia di donne e ragazze che credevano di essere state salvate dai militari e sottratte alle mire dei terroristi sarebbero invece state vittime di abusi in cambio di cibo e altri beni di prima necessità, viste le condizioni ai limiti della vivibilità a cui erano sottoposte. Nel 2015 ancora Amnesty International aveva dichiarato che almeno 7mila persone fossero morte in regime detenzione militare nel nord-est della Nigeria. Negli ultimi mesi invece, secondo i funzionari di Borno, migliaia di sfollati sono stati respinti e rispediti in aree non sicure per fornire un avamposto contro Boko Haram.
Le testimonianze dei bambini
Più di 3.600 bambini, di cui 1.617 ragazze, sono stati detenuti dalle forze armate nigeriane tra il 2013 e il 2019, secondo i dati raccolti dall’Onu, anche se Human Rights Watch ha precisato che le autorità nigeriane non hanno permesso l’accesso da parte delle Nazioni Unite nei luoghi di detenzione militare per verificare l’attendibilità delle stime. È infatti impossibile sapere l’esatto numero di bambini attualmente in regime di restrizione. Il rapporto cita invece con precisione alcune testimonianze di bambini percossi al momento della cattura prima di arrivare alla caserma di Giwa.
Ibrahim, di 10 anni, ha raccontato di essersi trovato cinque anni fa con la sua famiglia in fuga dal proprio villaggio dopo un attacco di Boko Haram, e che era stato arrestato alcuni giorni dopo dall’esercito.
“Abbiamo detto che eravamo scappati da Boko Haram, ma i militari non ci hanno creduto”, dice. “Hanno risposto che facevamo parte di Boko Haram. Ci hanno colpito con una corda di pelle animale e schiaffeggiato i nostri genitori con l’estremità piatta di un lungo coltello. Ci picchiano ogni giorno”.
Saeed, 17 anni, inizialmente detenuto nella città di Banki, ha detto di essere stato picchiato dalla Civilian Joint Task Force, un gruppo di vigilanti che lavora con i militari, in presenza di alcuni soldati in divisa.
“Mi hanno chiesto se ero membro di Boko Haram e mi hanno picchiato quando ho detto di no. Mi hanno legato le mani e le gambe, mi hanno appeso ad un albero e continuato a picchiarmi. Mi hanno frustato e lasciato legato all’albero dalla mattina alla sera… Hanno anche sparato ad alcune persone mentre altre le hanno picchiate a morte con dei bastoni”.
I bambini hanno inoltre aggiunto che una volta arrivati a Maiduguri sono stati costretti a dormire a pochi centimetri l’uno dall’altro, in 300 persone nella stessa cella con un solo bagno a disposizione per i bisogni di tutti. Quasi la metà dei bambini citati da Hrw ha detto di aver visto i cadaveri di altri detenuti, morti probabilmente anche a causa del caldo.
La difesa dell’esercito
Un portavoce del quartier generale della difesa nigeriana, Onyema Nwachukwu, ha detto che i militari hanno messo agli arresti bambini che tentavano di fabbricare esplosivi e fornire “un sostegno tacito agli insorti”, compresa la fornitura di informazioni sui movimenti delle truppe. Tuttavia, i bambini reclusi sarebbero stati trattati come “vittime della guerra e non come sospettati”. “I bambini arrestati sono tenuti in luoghi sicuri, dove sono adeguatamente nutriti, profilati e de-radicalizzati prima del loro rilascio”, ha detto. L’ex guardia della prigione di Maiduguri, tuttavia, ha confermato di recente di essere al corrente della situazione. Stando alle sue dichiarazioni: “Le condizioni lì [nella prigione, NdR] non sono buone per i minori ed è difficile fermare quello che succede. L’unico modo è che siano tirati fuori da lì. Cosa puoi aspettarti quando tieni nello stesso posto ragazzini e adulti”. Amnesty International ha anche documentato l’aggressione sessuale ai danni di un ragazzo di 16 anni da parte di un detenuto nella medesima prigione di Giwa, all’incirca nel mese di gennaio del 2018, sei mesi prima che tutti i minori fossero rilasciati.