L’irrazionale brutalità del terrorismo jihadista internazionale lascia attoniti. Per chi ne è vittima non c’è logica, senso o pensiero dietro a tale esplosione di violenza. Solo caos. Eppure c’è un filo conduttore che lega la maggior parte delle organizzazioni del terrorismo nella loro azione di “martirio”. Come le 95 tesi di Martin Lutero ispirarono il movimento religioso a noi noto come protestantesimo, così Sayyd Qutb rappresenta il pensiero filosofico che continua a guidare molte azioni di terrorismo. Qutb è stato un personaggio enigmatico, intellettuale coltissimo, ma allo stesso tempo “infelice, eternamente alla ricerca di una realizzazione di alto livello, ma incerto sul dove trovarla”, come racconta Adnan Musallam, professore all’Università di Betlemme in un’intervista rilasciata a Paolo Barnard (“Perché ci odiano”, P. Barnard, pp.300-308).Il nazionalismo laicoLa vita di questo intellettuale nato in un villaggio egiziano è spaccata in tre parti. Come riporta lo storico John Calvert nella biografia dedicata a Qutb “una delle sfide cui ogni biografo si contrappone è spiegare l’evoluzione di Qutb da un nazionalismo romantico all’islamismo, fino a diventare un estremista rivoluzionario”. Proviamo a spiegarlo. Qutb si trasferì in gioventù dalla campagna egiziana al Cairo, entrando così a far parte della “effendiyya”, la nuova “middle class” egiziana. Nella capitale venne assunto dal Ministero dell’Istruzione egiziano. Lì lavorerà nei successivi nove anni in qualità di insegnante e ispettore. Siamo a cavallo tra il 1939 e il 1948 e l’Egitto è formalmente indipendente dal 1936. Tuttavia le necessità strategiche della Seconda Guerra Mondiale legate al controllo del Canale di Suez obbligano la Gran Bretagna a mantenere una forte presenza sul territorio egiziano.Ecco il primo scontro con il mondo occidentale. Qutb non sopporta la presenza britannica e fonda un giornale, “al-Fikr al-jadīd” (“il pensiero nuovo”). In esso critica aspramente il collaborazionismo del governo egiziano con gli occupanti inglesi. Nel suo giornale si scaglia anche contro il presidente americano Truman, colpevole di aver favorito l’immigrazione sionista in Palestina. Per questa attività viene allontanato dal Paese nel 1948 per un esilio forzato negli Stati Uniti. L’obiettivo era quello di avvicinarlo alla cultura occidentale. L’effetto fu l’opposto.Il professore Adnan Musallam riferisce, sempre nell’intervista a Barnard, che Qutb fu scioccato dalla vita degli americani visti come “distaccati, freddi, superficiali, specialmente nel loro rapporto con le chiese, che frequentavano più per ragioni di prestigio sociale che per vera devozione a Dio”, aggiungendo che “il comportamento dell’americano medio è primitivo, per come sbava dietro al potere ignorando gli ideali, i modi corretti e i principi”. Sayyd Qutb fu altresì scandalizzato dall’approccio alla sessualità e dal ruolo della donna negli Stati Uniti. “Il ruolo della donna è solo quello di essere bella, sexy e seducente”. Con queste impressioni l’intellettuale egiziano fece ritorno in patria nel 1950. Sarà questo l’altro spartiacque della sua vita.L’adesione alla causa islamistaIl materialismo, la ricerca sfrenata del successo e l’assenza di contenuti ideologici nella cultura americana farà avvicinare Qutb ai testi sacri islamici, prima approcciati solo con intento culturale. Aderisce al Movimento dei Fratelli Musulmani, componente politica dell’estremismo islamico in Egitto, e ne diventa uno dei massimi esponenti e punti di riferimento. Il 1952 potrebbe essere l’anno della svolta per Qutb e per l’Egitto in generale. Un colpo di Stato permette infatti al colonnello Gamal Abd al-Naser, Nasser, di salire al potere.Qutb insieme ai Fratelli Musulmani collaborano attivamente con il Governo di Nasser finché le distanze ideologiche diventano inconciliabili. Per esempio i Fratelli Musulmani chiesero l’abolizione totale della vendita di alcolici nei negozi e nei bar, mentre Nasser pose limiti solo negli orari di vendita. Sayyd Qutb insieme al resto dei Fratelli Musulmani organizza dunque un attentato contro Nasser nel 1954. Ne seguì una dura repressione governativa. Qutb viene incarcerato e il Movimento della fratellanza musulmana è reso illegale. L’intellettuale egiziano finisce nel carcere di Tura, uno dei luoghi simbolo della repressione di Nasser. Lo storico francese Gilles Kepel paragonò quel sistema carcerario a “campi di concentramento”.Un manifesto per la jihad internazionaleIn questo momento scatta la terza trasformazione di Qutb. In un ambiente di torture e interrogatori non può far altro che radicalizzare ancor di più il suo pensiero. Nel carcere di Tura Qutb scrisse quello che può essere definito come “manifesto della jihad internazionale”, il libro noto come “Pietre miliari”. Un testamento morale in cui Qutb lancia un appello ai fedeli per far rinascere il vero spirito dell’Islam del Profeta. All’interno del testo si possono ravvisare frasi come questa: “tutte le persone muoiono, ma egli è un martire che lascia questo mondo diretto ai giardini del Paradiso, mentre il suo nemico è destinato alle fiamme”.Qutb venne impiccato nel 1966, ma il suo libro iniziò a circolare in tutti gli ambienti dell’estremismo islamico. Ayman al-Zawahiri, numero due di Al Qaeda, fu studente e seguace di Qutb e giurò di vendicarne la morte. Osama bin Laden fu studente di Muhammad Qutb, fratello di Sayyd e anch’egli promise di applicare l’insegnamento delle “Pietre miliari”. Abu Ahmad, compagno di università di Abu Bakr al-Baghdadi riferisce che il futuro Califfo dell’Isis era “un gran seguace e ammiratore di Sayyd Qutb”. Non c’è dunque caos e casualità nel terrorismo, ma un preciso disegno di vendetta nato nelle carceri nasseriane cinquant’anni fa.

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