Da tempo Isis sta subendo un’importante battuta d’arresto. Due giorni fa sono passati due anni esatti dalla presa di Mosul da parte dei miliziani del sedicente Stato islamico e, in questo anno, le cose sono molto peggiorate per i jihadisti. Solamente in Iraq hanno perso il 50% dei territori in loro possesso e hanno perso le città di Ramadi eTikrit, oltre ai sobborghi di Falluja.In Siria invece, soprattutto grazie all’intervento russo e iraniano, i terroristi hanno perso il 20% circa dei territori in loro possesso. Le truppe fedeli a Bashar Al Assad, aiutate dai caccia russi, stanno avanzando su Raqqa. Lo stesso stanno facendo anche i curdi siriani aiutati dagli aerei della coalizione a guida Usa.
In Libia la situazione pare ancora peggiore per gli uomini del sedicente Stato islamico. Ieri le forze libiche hanno liberato il porto di Sirte (anche se i media britannici dicono che è ancora nelle mani dei terroristi) mentre secondo le truppe fedeli al premier Fayez Sarraj, la città sarà completamente liberata entro due-tre giorni. Lo Stato islamico a Sirte è ormai ridotto a una briciola: “solo” 20 chilometri. Proprio davanti all’arretramento di questi ultimi mesi il portavoce dell’autoproclamato Califfo Abu Bakr Al Baghdadi, Mohamed al Adnani, ha affermato: “Non combattiamo per difendere un territorio o per mantenerle il controllo”. Una retromarcia clamorosa se si pensa che l’elemento che ha caratterizzato la propaganda dell’Isis rispetto a quella di Al Qaida e degli altri movimenti terroristici degli ultimi decenni è proprio il tentativo (in gran parte riuscito) di creare uno Stato.Per contrastare l’offensiva governativa, gli uomini di Daeshhanno utilizzato auto-bomba in stile Mad Max, già utilizzate in Siria e in Iraq. In campo anche le forze speciali inglesi e americane.Il futuro dell’IsisÈ quello più pericoloso per l’Occidente e i fatti di cronaca di queste ore sembrano dimostrarlo. Ogni volta che i miliziani dello Stato islamico vengono colpiti duramente si assiste ad attentati in Occidente. A settembre 2015 sono iniziati i raid russi contro lo Stato islamico e contro le altre forze jihadiste in Siria. Due mesi dopo, il 13 novembre, ci sono stati gli attacchi al Parigi. Lo stesso, forse, è successo in questi giorni: i terroristi stanno subendo dure perdite nei territori in loro possesso e tentano il colpo di coda in Occidente.Per ora i legami tra Omar Mateen – il killer che ieri ha portato la morte in una discoteca gay a Orlando – e lo Stato islamico sono ancora da comprendere. Isis ha rivendicato la strage: “Era uno di noi. L’attacco che ha preso di mira il gay club di Orlando, in Florida, e che ha provocato 100 tra morti e feriti, è stato compiuto da un combattente dello Stato islamico”. Bisogna però capire se Mateen si sia coordinato con le menti in Iraq e Siria per compiere la strage oppure no. Nel caso di una risposta negativa ci potremmo trovare di fronte all’azione libera e indipendente di un lupo solitario. E, questo, potrebbe rappresentare il futuro (temibile) dell’Isis in Europa.
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