In seguito a un attacco a una base militare, il 16 di Aprile il Califfato ha riconosciuto e proclamato una nuova provincia con base nella Repubblica Democratica del Congo: lo Stato Islamico dell’Africa centrale.

Is in Africa

Dopo la sconfitta militare in Siria e Iraq, emerge con maggiore evidenza la capacità dello Stato Islamico di inserirsi in crisi preesistenti, sfruttando fratture locali. Una caratteristica che ben si sposa con la geografia globale alla base di Daesh e che trova terreno fertile in differenti aree dell’Africa Sub Sahariana, dove il Califfato non ha impiegato molto a imporsi come una delle organizzazioni criminali di riferimento, al pari di Al Qaeda. Sono così nate, negli ultimi anni, diverse wilayat: Isgs (Stato islamico del Sahara), Iswap (Stato Islamico dell’Africa Occidentale), una cellula di IS in Somalia e, recentemente, Iscap (Stato Islamico dell’Africa Centrale). Queste province, ben lontane dall’essere strettamente interconnesse, sono molto eterogenee e rimodulano propaganda e operatività sul territorio a seconda del contesto. Isgs e Iswap nascono da scissioni interne a gruppi legati ad Al Qaeda. In Somalia lo Stato Islamico ha origine da una frangia di Al Shabaab, contro cui ha intrapreso una dura lotta armata.

La capacità di adattamento del Califfato è evidente anche nella genesi dell’Iscap, in cui hanno un ruolo centrale le milizie dell’Allied Democratic Forces.

Adf – Allied Democratic Forces

Il gruppo armato Adf opera a cavallo tra Repubblica Democratica del Congo e Uganda da oltre un ventennio. Nate nel 1995 per mano di congolesi ed esponenti salafiti ugandesi, le milizie dell’Adf sfruttano la catena montuosa del Ruwenzori come base per compiere incursioni nelle regioni dell’Ituri e del Nord Kivu. Dal punto di vista ideologico scelgono di avere un’identità fluida che giustifichi la guerriglia armata con motivazioni politiche, religiose, etniche o secessioniste. Le frequenti incursioni hanno fatto delle milizie dell’Adf un attore parastatale che crea scuole, prigioni, banche, ospedali e riscuote le tasse. A questi introiti vanno aggiunti quelli derivanti dal commercio illegale (oro, caffè e legno) e le continue razzie compiute nei villaggi adiacenti alla regione – pur senza entrare in conflitto con le milizie Mai Mai o Fdlr.

Tra il 2011 e il 2015 le Allied Democratic Forces sono drasticamente ridimensionate grazie all’azione militare di Rdc, Rwanda e Uganda. Il numero degli effettivi passa da alcune migliaia e poche centinaia; Jamil Mukulu, leader dell’organizzazione, è arrestato in Tanzania e tuttora è detenuto in Uganda.

Riorganizzazione e nascita dell’Iscap

Successivamente alle sconfitte del 2015, l’Adf cambia pelle e rielabora la propria narrativa cristallizzandola in chiave religiosa. È presentata una nuova bandiera che graficamente ricorda quella di Daesh e reca la scritta: Tawheed Wau Mujahedeen (La città del monoteismo e dei guerrieri sacri), tant’è che alcuni analisti contrassegnano il movimento con la sigla Mtm. Nei territori controllati sono imposte leggi islamiste e le Adf si dichiarano ufficialmente a favore dello Stato Islamico. Sheikh Musa Baluku, capo delle milizie dal 2015, si assicura che il messaggio dell’Adf sia diffuso capillarmente tramite media tradizionali e social (in particolar modo Telegram), segnando un punto di svolta nella radicalizzazione di Adf, che in parte già si fondava su idee derivanti dall’ideologia jihadista.

Dal 2018 in poi, grazie all’assistenza esterna dello Stato Islamico (logistica, militare ed economica), gli attacchi dell’Adf iniziano a essere rivolti anche verso militari e caschi blu, causando in tutto 415 morti. Cooperazione tra Adf e Is che pare essere confermata da Waleed Ahmed Zein, operatore finanziario dello Stato Islamico. Arrestato nel Luglio 2018 Zein sembrerebbe aver fatto da tramite tra le strutture centrali del Califfato e l’Adf, trasferendo denaro e risorse umane.

Gli attacchi non sono cessati nel 2019, anzi si sono focalizzati su obiettivi strategici, come quello del 16 di Aprile, in cui sono morti due militari e un civile. L’attacco è stato reclamato dall’Isis in un video diffuso il 29 Aprile. La rivendicazione ufficiale fa dell’Afd/Iscap una wilaya al pari dell’Isgs o dell’Iswap, non una semplice organizzazione affiliata.

La nascita di questa nuova cellula dello Stato Islamico è quindi la sommatoria di fattori locali ed esterni. L’Adf, prima moribondo, ha trovato nello Stato Islamico nuova linfa. Un valido alleato capace di finanziare e supportare azioni armate e di propaganda. D’altro canto, la direzione centrale dello Stato Islamico ha scelto con attenzione le tempistiche per la proclamazione della nuova provincia, dimostrando di essere un’organizzazione ancora viva e attiva. Il tutto accade mentre nella regione imperversano l’Ebola, gli scontri etnici e il contrabbando di minerali (coltan e rame).

Iscap è l’ennesima variabile che s’inserisce in una delle aree più instabili del continente. Un’area, quella della Repubblica Democratica del Congo Orientale, che avrebbe bisogno di una perentoria e incisiva azione da parte della comunità internazionale.

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