Con la rapidità di comunicazione che la contraddistingue, internet è diventato la migliore arma per condurre delle guerre con un grande numero di vittime, e pochi spargimenti di sangue. L’Indonesia non è scampata, come molti Paesi a maggioranza musulmana, al raid di fake news che circolano in rete, confezionate ad hoc per diffondere odio razziale, sessuale e religioso, oltre che violenza di ogni genere. 

In una serie di arresti in tutto l’arcipelago nelle ultime settimane, le autorità hanno rivelato il funzionamento interno di una rete cyber-jihadista autoproclamata nota come Muslim Cyber Army (Mca).

La rete è accusata di diffondere notizie false e incitamenti all’odio per infiammare gli scismi religiosi ed etnici, fomentare la paranoia intorno a gay e lesbiche, presunti comunisti e cinesi e diffondere contenuti diffamatori per indebolire il presidente.

La polizia dice che la rete è stata orchestrata attraverso un gruppo su Whatsapp chiamato “Family Mca“. Un’ala è stata incaricata di fare scorta di contenuti da diffondere, mentre un team separato di “cecchini” è stato impiegato per hackerare account e diffondere virus informatici sui dispositivi elettronici dei loro avversari.

L’arresto di 14 persone è la seconda cellula di questo tipo che la polizia ha smantellato nel corso dell’ultimo anno, approfondendo i timori sulla vulnerabilità dell’Indonesia circa una notevole diffusione di notizie false.

Nella più grande nazione non araba a maggioranza musulmana del mondo, tra i primi cinque maggiori utenti di Facebook e Twitter a livello mondiale, alcuni affermano che non deve sorprendere che l’aumento della religiosità e della divisione razziale si stia giocando brutalmente online.

È in questo ambiente che nasce l’esercito cibernetico musulmano che da allora ha prosperato, in un ecosistema digitale pieno di conti falsi, bugie e bot, o account automatici.

Un’indagine del Guardian condotta per diversi mesi ha scoperto su Twitter un gruppo coordinato dell’Esercito Cyber Musulmano.

L’inchiesta ha identificato alcune caratteristiche d’azione peculiari, tra cui un sistema a “matriosca con oltre 100 bot o account semi-automatici, ha individuato dei collegamenti tra l’esercito cibernetico e i partiti di opposizione, così come con i militari. Inoltre, sono stati evidenziati i dettagli di 103 casi di brutali “cacciatori di taglie”  incitati dai “cyber-jihadisti”.

La rete identificata dal Guardian sarebbe stata creata con l’unico scopo di twittare contenuti e messaggi infiammatori progettati per amplificare la divisione sociale e religiosa e spingere una linea ostile e antigovernativa.

Il messaggio era abilmente progettato per attrarre le simpatie islamiche. I post sulla persecuzione dei musulmani in Myanmar e in Palestina, per esempio, sono stati mescolati al vetriolo di ispirazione nazionale, odio per la minoranza cinese, o sostegno a figure indonesiane intransigenti e alle loro proteste.

La rete, che ha agito principalmente tra luglio e novembre 2017, mostrava tutti i segnali rivelatori legati ad una rete di bot e di account semi-automatici.

In vistadi quelle che sono le attese per delle calde elezioni presidenziali del 2019 – con una probabile riproposizione degli attriti occorsi nel 2014 – l’Mca ha regolarmente generato sondaggi discutibili. I sondaggi presentano spesso un’immagine dei due candidati attesi, l’attuale presidente Joko Widodo e il suo rivale, l’ex generale dell’esercito Prabowo Subianto. Sotto le immagini dei due uomini, agli utenti viene chiesto di ritwittare per Prabowo o “mi piace” per Widodo.

Tutto ciò non sembra essere giunto al capolinea. Secondo i vertici della polizia indonesiana, infatti, sarebbe solo l’inizio, e che ben altro aspetta in vista delle elezioni presidenziali del 2019. 

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