Emergono nuovi e inquietanti dettagli sulla storia e sull’identità dell’attentatore suicida di Manchester del 22 maggio 2017. Come riporta il GuardianSalman Ramadan Abedi è stato tratto in salvo in Libia dalla Marina militare britannica e rimandato a casa, nel Regno Unito, tre anni prima della strage. Abedi, nato e cresciuto a Manchester ma di origine libica, ha 19 anni quando sale a bordo della Hms Enterprise a Tripoli nell’agosto 2014 con il fratello minore Hashem insieme ad altri 100 concittadini britannici. La nave li scorta successivamente a Malta dove prendono un volo di ritorno per il Regno Unito.

I suoi genitori, entrambi nativi di Tripoli, nel 2011 dall’Inghilterra decidono di tornare in Libia per combattere contro il ràis Gheddafi mentre il giovane rimane a Manchester. Abedi è l’autore dell’attentato, rivendicato dallo Stato islamico, costato la vita a 23 persone alla Manchester Evening News Area, al termine di un concerto della pop-star americana Ariana Grande. Abedi era stato tenuto sotto controllo dai servizi britannici per un certo periodo quando si era recato in Libia a trovare i genitori ma il suo fascicolo era archiviato un mese prima del suo salvataggio a Tripoli.

Salvato nel 2014 in Libia dalla marina inglese

Un portavoce del governo ha dichiarato in merito: “Durante il peggioramento della situazione relativa alla sicurezza in Libia nel 2014, i funzionari hanno avuto l’ordine di evacuare i britannici e i loro familiari”. L’attentatore è nato nel 1994 a Manchester dove ha trascorso parte della sua infanzia, prima di trasferirsi nel quartiere di Fallowfield. Quando scoppia la guerra in Libia, i genitori decidono di tornare in patria per combattere a fianco del Gruppo dei combattenti islamici libici (Lifg), un’organizzazione terroristica fondata negli anni ’80 e legata ad al-Qaeda.

Nel 2014 Abedi si iscrive all’Università pubblica di Salford, dove decide di frequentare il corso di business management: studi che abbandona presto per dedicarsi a ben  altre attività, frequentando alcune gang criminali e dedicandosi all’islamismo più radicale. I fratelli Abedi si trovano in vacanza in Libia quando i funzionari britannici decidono di evacuare per motivi di sicurezza i loro concittadini a causa dei combattimenti, sempre più frequenti e violenti, che in quel periodo si svolgono nei pressi di Tripoli. Al momento del salvataggio, infatti, le battaglie tra le varie milizie libiche che si contendono il controllo dell’aeroporto di Tripoli sono sempre più dure. 

“In quel momento non era una minaccia”

Una fonte di alto livello ha dichiarato al Daily Mail che nel 2014 Abedi “era un cittadino britannico, quindi era nostro compito proteggerlo. Era una delle tante persone in quel gruppo e dovevamo assolutamente evacuarlo. Non era una minaccia in quel momento ed era in un contesto molto diverso”. Altre fonti citate dal tabloid inglese sostengono invece che il ragazzo era in prima linea e venne ricoverato in ospedale dopo aver combattuto a fianco dei jihadisti ad Ajdabiya, nella Libia orientale. Secondo un amico di famiglia, tuttavia, non è così: “Salman e Hashem non erano coinvolti nei combattimenti e hanno trascorso molto tempo con la loro madre in Tunisia” riporta il Daily Mail

Il caso non può che ricordare le parole profetiche del Ràis: “Se al posto di un governo stabile, che garantisce sicurezza, prendono il controllo queste bande legate a Bin Laden gli africani si muoveranno in massa verso l’Europa. E il Mediterraneo diventerà un mare di caos”: era la profezia di Gheddafi nell’intervista esclusiva a Il Giornale del 15 marzo 2011. La storia della famiglia dell’attentatore di Manchester non può che dare ragione ancora una volta al Colonnello, che sul pericolo del terrorismo islamista ci aveva avvertito per tempo. 

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.