Il Qatar è sempre più nell’occhio del ciclone per quanto riguarda le accuse di finanziare l’ estremismo islamista e il terrorismo e stavolta sono i media egiziani a puntare il dito contro l’emirato, citando in particolare due viaggi a Doha effettuati nel 2016 da due differenti predicatori radicali egiziani con l’obiettivo di raccogliere fondi; i due imam in questione sono Ibrahim Hindy e Sheikh Nashat Ahmad, entrambi accusati di aver incitato al jihad e nel caso del secondo, di aver giustificato gli attentati dell’11 settembre 2001.

Altre accuse arrivano poi anche dalla Germania e prendono di mira la sede diplomatica qatariota presso l’UE, come reso noto dal quotidiano tedesco Die Zeit e in seguito dal Jerusalem Post. Secondo quanto testimoniato da un contractor impiegato nel settore della sicurezza privata che ha operato anche per i servizi di intelligence tedeschi, l’ambasciatore del Qatar a Bruxelles, Abdulrahman bin Mohammed Sulaiman al-Khulaifi, gli avrebbe offerto 750 mila euro per non rivelare il ruolo di Doha nel finanziare Hezbollah, organizzazione nella “black-list” di Stati Uniti ed Unione europea. Al-Khulafi ha ricoperto il ruolo di ambasciatore in Germania dal 2009 al 2016.

Il “Mister-X” tedesco sarebbe venuto al corrente, durante un viaggio in Qatar, di traffici di armi e munizioni provenienti dall’Europa dell’Est e flussi di denaro gestiti da ricchi qatarioti e libanesi residenti a Doha e destinati a Hezbollah tramite l’intermediazione di organizzazioni caritatevoli (le cosiddette “Islamic charities“) e con il benestare di esponenti del governo qatariota.

Come se non bastasse, lo scorso giugno i parenti di dieci cittadini statunitensi uccisi o rimasti feriti in attentati perpetrati in Israele tra il 2014 e il 2016 hanno fatto causa al Qatar presso un tribunale di New York, accusando Doha di finanziare Hamas e la Jihad Islamica Palestinese (PIJ). Secondo le carte processuali, il Qatar avrebbe aggirato le sanzioni implementate dagli USA utilizzando la Qatar Charity e le banche Masraf Al-Rayan e la Qatar National Bank (QNB).

Il paradosso del Qatar

Nel 2017 il Qatar veniva isolato da Arabia Saudita, Egitto, Emirati e Bahrein con l’accusa di sostenere gruppi terroristici come al-Qaeda e Fratelli Musulmani in tutto il Medio Oriente. I richiami a favore del jihad in Siria ed Egitto lanciati dal leader spirituale dei Fratelli Musulmani, Yusuf Qaradawi, attraverso i microfoni dell’emittente televisiva qatariota Al-Jazeera sono del resto ben noti.

Altrettanto nota è inoltre l’attività di finanziamento effettuata dal Qatar nei confronti di numerosi centri culturali islamici e luoghi di culto in tutta Europa con l’obiettivo di egemonizzare l’Islam nel Vecchio Continente secondo la visione radicale dei Fratelli Musulmani. Attività ampiamente documentata nel documento “Qatar Papers“, pubblicato dagli esperti Christian Chesnot e Georges Malbrunot e secondo cui la Qatar Charity Foundation finanzierebbe ben 140 progetti in Europa per un valore di oltre 120 milioni di euro.

Ora Doha viene accusata anche di sostenere Hezbollah, organizzazione jihadista sciita inserita nella lista nera del terrorismo da Usa, Unione Europea ed Israele. I finanziatori qatarioti sembrano dunque non fare distinzioni tra estremismo e jihadismo sciita e sunnita al punto da arrivare a livelli paradossali visto che se da una parte da Doha si invocava al jihad in Siria per rovesciare Assad, dall’altra si finanzia Hezbollah che lotta a fianco di Assad contro quegli stessi gruppi jihadisti sunniti sostenuti dal Qatar.

Vi è poi un ulteriore paradosso, visto che il Qatar ospita la gigantesca base militare statunitense di “al-Udeid” con più di 11 mila uomini e quella di al-Sayliyah. E’ proprio da queste basi che aerei statunitensi e britannici hanno più volte lanciato attacchi in Iraq contro obiettivi legati al terrorismo internazionale di stampo jihadista.

In realtà però in Medio Oriente non vi è assolutamente nulla di paradossale, ma soltanto interessi che si intersecano tra loro e che possono convergere o divergere a seconda del contesto di riferimento; situazioni che possono apparire come paradossali se ci si limita ad osservarle sul piano prettamente ideologico. Il Qatar punta all’egemonia e dunque non si fa problemi a finanziare più parti, magari anche in contrasto tra loro (come nel caso siriano), in modo da avere un controllo maggiore sulle relative aree d’influenza.

Del resto anche Hamas  mantiene relazioni e riceve sostegno da Qatar, Iran e Turchia (al punto da essere entrata in crisi durante la guerra siriana in quanto una parte sosteneva Assad e l’altra no), Paesi che in più occasioni sono apparsi come contendenti ma che se si osserva la situazione con maggior attenzione, hanno molti più aspetti in comune di quel che potrebbe sembrare, soprattutto allo stato attuale.

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