Usa, Russia e Cina hanno le risorse per costruire piattaforme a bassa osservabilità, ma letteralmente chiunque può acquistare un piccolo drone: tale tecnologia non è da tempo esclusiva pertinenza dei militari. Con poche centinaia di euro, chiunque può acquistare un drone stabilizzato dotato di telecamera HD e GPS.La pronta disponibilità di questo tipo di tecnologia offusca la linea tra elettronica militare e commerciale. La stessa tecnologia, ad esempio quella utilizzata nei cellulari, è già implementata nei droni. Senza considerare, infine, che un drone commerciale non deve essere necessariamente dotato di una testata esplosiva per creare un potenziale disastro. Sarebbe da stupidi, infatti, non temere la “remota” possibilità che qualcuno possa dirigere un piccolo drone acquistato pochi minuti prima al duty free di un aeroporto, contro una turbina di un aereo in fase di rullaggio o decollo. Il fatto che sia un’ipotesi così “stupida”, non significa che non sia fattibile e potenzialmente disastrosa. L’implementazione degli esplosivi su dispositivi a basso costo, in alcuni casi rappresenta soltanto un dettaglio. L’Improvised Air Threat non deve essere necessariamente armata. Potrebbe quindi essere questo l’anno del primo attentato terroristico portato da un drone portatile? È un’ipotesi reale per una tecnologia fino a poco tempo fa di esclusiva pertinenza delle superpotenze mondiali. Intanto, sarebbe opportuno ricordare che il terrorismo in sé è un fenomeno in continua evoluzione, per certi versi in grado di adattarsi ed a volte, purtroppo, anche a sfuggire alla tecnologia attuale dei governi.Per approfondire: Isis punta a attentati spettacolariIl terrorismo è quel fenomeno in grado, proprio per la sua continua evoluzione ed assimilazione sul campo, di rendere obsolete le migliori misure di sicurezza che i governi miliardari possono schierare a loro difesa. Perché se è vero che da un lato si può affinare la migliore macchina del pianeta in grado di identificare una particolare sostanza esplosiva o radiologica, dall’altro nessuno è ancora in grado di fissare entro determinati parametri la mente umana. Capire come si evolverà. Il terrorismo, quindi, ha la capacità si scardinare gli schemi classici, portandoli ad un altro livello. Ecco perché parliamo di asimmetria: uscire dagli schemi, utilizzando modalità non convenzionali. Se davvero dietro l’incidente dell’aereo di linea egiziano, ci fosse l’ombra dello Stato Islamico, saremmo davanti alla conferma di nuova fase del terrorismo: un fenomeno che si sta evolvendo molto più rapidamente di quanto non lo stia facendo l’intero asset politico, economico, sociale e militare dell’Occidente. Se davvero lo Stato Islamico è il responsabile dell’attentato, potremmo essere davanti ad un’evoluzione, chiara e limpida, di quel terrorismo 3.0, così come è definito quello attuale. Sarebbe opportuno rilevare che lo Stato Islamico è ancora alla ricerca dell’attacco spettacolare, così da offuscare l’11 settembre di al-Qaeda. Il Califfato si è sempre concentrato sui sequestri ad esempio, ampliando il “regno” e creando affiliazioni come quelle avvenute in Egitto ed in Libia. Se venisse confermata la matrice islamica, allora ci troveremmo davanti al compimento dell’evoluzione del mostro: lo Stato Islamico sarebbe adesso in grado di compiere attacchi nel pianeta, assumendo la capacità di “terrorismo globale”. Una metamorfosi, l’ennesima, che sfiderebbe direttamente i servizi di sicurezza del mondo intero. L’evoluzione dicevamo. Da tagliagole a tattici. Da barbari a chimici. Da fondamentalisti a fini osservatori. È una possibilità che spaventa. Anzi, terrorizza perché se i civili provassero soltanto ad immaginare che gli estremisti sono anche esseri pensanti consapevoli e preparati (e non barbari che hanno scoperto il fuoco come si vuole che si pensi), il già precario assetto globale riceverebbe una scossone che fare traballare anche le fondamenta dello status quo. SSul piano tattico, l’Isis non avrebbe nemmeno la necessità di provare al mondo di aver abbattuto quell’aereo: sia perché così facendo metterebbe a repentaglio possibili altri attentati sui voli di linea e sia perché l’aura di mistero potrebbe ancora di più fare proseliti. L’attentato (se venisse confermato) dimostrerebbe il nuovo ruolo dello Stato islamico che starebbe cercando di “migliorare” le sue credenziali a livello mondiale. Quella bomba potrebbe rappresentare un duro colpo ad al-Qaeda, ma non il sorpasso nella spettacolarizzazione della morte. Rispetto ad al Qaeda, lo Stato islamico ha avuto un vantaggio territoriale, essendosi proclamato tra l’Iraq e la Siria (rispolverando la vecchia concezione di Stato). Colpire quell’aereo rappresenterebbe quel “one-up” in più rispetto alle altre organizzazioni terroristiche mondiale, al-Qaeda in testa. Se fossero stati davvero gli uomini del califfo (o gli affiliati), i terroristi avrebbero lanciato un potente appello al mondo jihadista.

È chiaramente una strategia che mira alla dispersione geografica del gruppo fondamentalista: ramificata in Siria e Iraq, fino a raggiungere l’Afghanistan, passando per la Libia, l’Egitto e lo Yemen.Cosa cercano i terroristi? L’attentato perfetto: massimizzazione del danno, ripercussioni ridondanti psicologiche sulla massa. Paura costante. Quali sarebbero i target? Questa è una bella domanda. Non per la ricerca della risposta, ma per il contenuto. I target sono i cittadini comuni nella loro vita di tutti i giorni: una piazza (granata a frammentazione, magari una pentola a pressione con guida su internet), una stazione della metro (IED biologiche, nel Regno Unito, si può arrivare ad immagazzinare 90 mila tonnellate di cloro senza alcuna licenza).Per approfondire: Bruxelles, le armi dei terroristi Dimentichiamoci un fallout nucleare. Un tale scenario esiste, ma non come è realmente percepito. Le prove fino ad oggi raccolte, dimostrano che lo Stato islamico avrebbe l’intenzione di provocare un qualche disastro nucleare, magari provando a ricreare le stesse condizioni che determinarono la tragedia di Fukushima. Ma per determinare volontariamente tali criticità sono necessarie particolari competenze oltre ad una serie di specifiche condizioni. Determinare volontariamente una fusione nucleare, ad esempio, non è una faccenda semplice. La dissimulazione è alla base della tattica e sebbene in pochi stiano palesando tali prospettive, potremmo essere dinanzi ad un piano ben congegnato che non ha ancora mostrato il suo vero obiettivo. Perché il sito nucleare per definizione, non è l’unica struttura che ospita il materiale radioattivo. Il materiale necessario per realizzare una bomba sporca esiste in decine di migliaia di fonti radiologiche situate in più di 100 paesi nel mondo. In questo caso è la detonazione che disperde il materiale radioattivo: parliamo di una bomba nettamente inferiore come potenza rispetto ed una esplosione nucleare, ma con una ricaduta degli agenti coinvolti che possono raggiungere anche i dodici chilometri di altezza. Se una bomba sporca dovesse esplodere in una capitale europea, per esempio, i danni sarebbero devastanti perché proprio la ricaduta del materiale (grazie anche ai venti) si estenderebbe oltre gli effetti dell’esplosione, soprattutto se si verificassero delle detonazioni superficiali ad alto rendimento. Ospedali, siti industriali, università, così come i siti nucleari sovietici, i centri di studio dei paesi in rivolta, rifiuti tossici abbandonati. I materiali radiologici sono disponibili in molti luoghi, alcuni dei quali con scarsissima sicurezza. Una bomba sporca con poche libbre di uranio-235 sarebbe capace di far propagare un fall-out devastante, contaminando vaste aree di una metropoli. E’, invece, opinione comune ritenere remota le possibilità che i terroristi possano ottenere uranio altamente arricchito in quantità tali da realizzare una bomba nucleare.Lo Stato islamico sembra aver abbandonato l’idea di attentati verso le figure di alto profilo così come al-Qaeda che, però, continua ad invitare i propri lone wolf a suicidarsi nel tentativo di colpire qualche nome di rilevo. Colpire un evento ha tatticamente senso solo per la diretta televisiva e per l’impatto su vasta scala. I social, però, hanno sdoganato l’esclusivo utilizzo della tv per la diffusione delle immagini. L’attentato all’evento X, sebbene allettante, comporta rischi ed una pianificazione (ecco perché viene lasciato al sacrificio delle cellule ispirate). Colpire la vita di tutti i giorni, considerando che non si può mettere in sicurezza costante il contesto civile, ha tatticamente più senso. Quindi, chi sono i bersagli? semplice, i cittadini comuni.

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