Paese per tradizione secolare, il Bangladesh non ha mai mostrato particolare simpatia per il fondamentalismo islamico. Ma negli ultimi anni, complice l’attivismo sia di Al Qaeda sia dell’Isis nel Paese,  entrambi i gruppi hanno iniziato a raccogliere proseliti, innescando una spirale di violenza che ha portato, tra gli altri, all’assalto all’Holey Artisan Bakery, un ristorante nel quartiere diplomatico Gulshan, a Dacca, in cui i terroristi hanno ucciso decine di persone, compresi molti nostri connazionali.L’estremismo in Bangladesh da Jamat al Islam all’IsisL’estremismo islamico in Bangladesh era rappresentato da partiti come Jamaat al Islam, il cui obiettivo era quello di istaurare uno Stato islamico nel Paese. Ma queste formazioni non hanno mai riscosso particolare successo tra la popolazione bengalese. Allo stesso tempo, molti bengalesi si unirono al network jihadista formatosi in seguito all’esperienza dei mujhaeddin contro i sovietici in Afghanistan nell’89. A partire da qui, alla fine degli anni ’90 furono molte le formazioni jihadiste e le comunitĂ  militanti locali ad abbracciare la fatwa di Bin Laden contro gli Stati Uniti e ad unirsi al jihad globale di al Qaeda. Nel settembre del 2014 il leader di al Qaeda centrale, Ayman al-Zawahiri, ha annunciato la formazione di una nuova branca locale di al Qaeda, al Qaeda nel Subcontinente Indiano, frutto di “due anni di lavoro di reclutamento e dell’unione di tutti i gruppi jihadisti della regione”. Incluse le formazioni bengalesi come Ansar al Islam Bangladesh, la stessa che sembra aver rivendicato l’attentato di venerdì sera a Dacca, e Ansarullah Bangla Team (ABT). Sempre nel 2014, secondo le informazioni fornite in un report della Jamestown Foundation, iniziano ad arrivare in Bangladesh i primi reclutatori del Califfato. Alla fine di settembre dello stesso anno veniva arrestato, infatti, nel Paese un cittadino britannico di origini bengalesi, il quale confessò di essere a capo di una rete di reclutatori incaricati di reclutare jihadisti per conto dell’Isis e di al Nusra in Bangladesh e Myanmar.La spirale della violenza: 48 vittime in 18 mesiSecondo un bilancio reso noto dal Site Intelligence Group, negli ultimi 18 mesi sono state 48 le vittime del fondamentalismo islamico in Bangladesh. La maggior parte degli attacchi sono stati rivendicati dall’Isis e da Ansar al Islam. All’inizio di giugno a perdere la vita è stato un monaco indĂą, poi è stata la volta di un commerciante cristiano. Ad essere massacrati dalla furia omicida dei jihadisti sono stati poi un monaco buddista di 75 anni e un professore ateo, il cui assassinio è stato rivendicato dall’Isis. Tra le vittime anche diversi blogger considerati troppo “liberali”, e due cittadini italiani: Pietro Parolari, missionario italiano ferito gravemente in una aggressione lo scorso 18 novembre, e il cooperante Cesare Tavella, ucciso dall’Isis due mesi prima.Il leader del Califfato in Bangladesh è un ex cittadino canadeseChe il Bangladesh fosse una regione “altamente strategica” per il Califfato lo aveva detto pochi mesi fa il leader bengalese del sedicente Stato Islamico in un’intervista sul magazine del Califfato, Dabiq. Dalle colonne della rivista dei jihadisti aveva promesso che il Bangladesh sarebbe diventato una base dalla quale i soldati del Califfato avrebbero dovuto condurre attacchi contro gli “infedeli” in India. Shaykh Abu Ibrahim al-Hanif, questo il nome dell’emiro dei jihadisti bengalesi, sarebbe in realtĂ  Tamim Chowdhury, un ex cittadino canadese. Un ragazzo “tranquillo”, lo descrivevano così, di Windsor, Sud Ontario, che dopo essersi trasformato in predicatore d’odio, ora guida i miliziani del Califfato in Bangladesh.Nel Paese quindi, sia l’Isis sia al Qaeda sono fortemente attivi, e secondo alcuni analisti l’attivismo delle due formazioni potrebbe trasformarsi in scontro per la affermare la propria leadership nel Paese. Una competizione alla quale partecipano i gruppi e le milizie islamiche locali e che si potrebbe tradurre in un aumento degli attentati e del terrorismo nel Paese.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.