L’Egitto ha inaugurato l’International Awqaf Academy (Iaa), il più grande istituto al mondo per la formazione di imam e predicatori musulmani. Un cambio di passo strategico, che mira a due obiettivi: rilanciare la riflessione sull’islam e combattere l’estremismo religioso.
Accanto alla lotta sul campo contro i terroristi, che rappresentano una minaccia per la sicurezza del Paese nordafricano, il presidente egiziano Al Sisi si è fatto promotore di un programma per la “purificazione dei concetti religiosi”, al fine di renderli maggiormente compatibili con l’epoca contemporanea.
La strategia egiziana contro il terrorismo
L’Egitto ha dunque intrapreso su larga scala un processo di mitigazione dell’islam , il cui scopo è comporre la frattura tra l’organizzazione tradizionale della società e la tecnologia, in particolare i social media.
Il primo passo per un rinnovamento della visione religiosa, secondo quanto riferito dal ministro per gli Affari religiosi (Awqaf), Mohamed Mokhtar Gomaa, è “la purificazione” del minbar – il pulpito delle moschee – dagli estremisti che diffondono idee di violenza tra la popolazione.
In base a tale principio, tutte le moschee sono state poste sotto il controllo del ministero, per limitare la diffusione delle ideologie estremiste che stanno dilagando in Egitto negli ultimi anni.
Il secondo passo è, in positivo, la creazione di accademie, ovvero istituti di formazione in cui viene insegnato il vero credo religioso, epurato dagli estremismi, e vengono dati agli imam gli strumenti necessari per contrastare la propaganda jihadista.
International Awqaf Academy
L’intero percorso è fortemente caldeggiato dal presidente egiziano, che considera il rinnovamento del discorso religioso una parte fondamentale della lotta al terrorismo di matrice religiosa. La riflessione intellettuale sarà incentivata, in particolare, grazie alla creazione di due istituti religiosi di rilievo: l’International Awqaf Academy e la Islamic Research Academy.
Inaugurata lo scorso 20 gennaio, l’International Awqaf Academy (Iaa) si propone di diventare un importante centro di formazione per gli imam provenienti da tutto il mondo e di diffusione di un’interpretazione moderata dell’Islam a livello globale
I corsi offerti dall’accademia rappresentano un unicum nel panorama egiziano sia per la durata del programma accademico sia per la varietà dell’offerta formativa, che non si limita solo alle materie religiose. Il curriculum proposto dall’istituto prevede una formazione intensiva della durata di sei mesi, durante i quali gli imam frequentano anche corsi di economia, scienze politiche, psicologia e lingue straniere.
La conoscenza delle lingue, in particolare, è necessaria per consentire ai predicatori musulmani di comunicare con i loro colleghi in tutto il mondo. I corsi sono tenuti da studiosi ed esperti di alto livello, provenienti dall’università egiziana di Al-Azhar, uno dei principali centri d’insegnamento religioso dell’Islam sunnita.
L’International Awqaf Academy (Iaa) è la seconda accademia inaugurata in Egitto in una settimana, a pochi giorni dall’apertura dell’Islamic Research Academy, avvenuta il 16 gennaio scorso. Questa struttura si presenta come più specifica rispetto all’Iaa, mirando alla formazione esclusivamente religiosa degli imam. Entrambe, tuttavia, condividono l’obiettivo di fondo: fornire ai predicatori religiosi di tutto il mondo le conoscenze e gli strumenti necessari per contrastare sul nascere una lettura fondamentalistica dell’islam.
L’ondata di terrorismo in Egitto
L’intero percorso di riforma religiosa va di pari passo con un’azione più incisiva sul campo.
Il presidente egiziano ha progressivamente imposto un giro di vite all’interno dei confini nazionali e, in particolare, nella penisola del Sinai, ricettacolo di molti jihadisti. Il 13 gennaio scorso, il governo ha rinnovato lo stato di emergenza per la settima volta consecutiva, estendendolo fino ad aprile 2019. Secondo le autorità egiziane, si tratterebbe di una misura necessaria per consentire alle forze dell’ordine e ai militari di affrontare i gruppi terroristici che stanno minacciando il Paese.
Gli estremisti islamici colpiscono, in particolare, le forze dell’ordine e obiettivi sensibili, quali Chiese, moschee o luoghi turistici. L’ultimo attentato di questo genere risale al 28 dicembre scorso, quando un ordigno è stato fatto esplodere su un autobus turistico nei pressi delle piramidi di Giza, causando la morte di 3 turisti vietnamiti e di una guida egiziana.
Ancora nel 2017 il Country Report on Terrorism redatto dal governo americano, segnalava l’Egitto come uno dei Paesi maggiormente colpiti dai gruppi terroristici affiliati allo Stato islamico.
Più recentemente, secondo il Servizio informazioni statali (Sis) egiziano (2018), negli ultimi cinque anni il Paese avrebbe assistito a una drastica riduzione degli attacchi terroristici. Stando al Sis, nel corso dello scorso anno, in Egitto sarebbero stati condotti soltanto 8 attentati. Si tratta di una riduzione notevole, se si considera che “nel 2014 sono stati compiuti 222 attacchi, nel 2016 199 e nel 2017 circa 50”.