A distanza di otto mesi dalla strage del Bataclan affiorano nuove inquietanti rivelazioni. Anche a Parigi, come a Dacca, il decesso di alcune delle ottantanove vittime – tra cui anche la ricercatrice italiana Chiara Solesin – potrebbe esser arrivato al termine di una vera e propria agonia.È quanto emerge dal rapporto ufficiale della Commission Fenech-Pietrasanta, organo parlamentare competente in materia di terrorismo islamico e prevenzione di nuovi attacchi, che parla di “torture abominevoli”. Le pagine del documento conclusivo dei lavori della Commissione, oltre ad aver rilevato scarsa coordinamento tra le forze d’intelligence e la necessità di riformare e semplificare i servizi segreti francesi, conterrebbero anche la verità nascosta su quel maledetto 13 novembre.Durante un’audizione, come riportato da Daily Mail, un poliziotto della brigade anti-criminalité (Bac), intervenuto sul luogo del massacro, ha parlato di “segni di tortura” sui corpi delle vittime. “Dopo la strage – ha raccontato il testimone in divisa – ero al passage Saint-Pierre-Amelot (dove si trova il teatro Bataclan, ndr) con i colleghi quando ho visto uno di loro piangere e vomitare, mi ha raccontato quello che aveva visto al secondo piano del Bataclan”. Gli atti di crudeltà sarebbero quindi avvenuti al secondo piano della struttura, dove – secondo le ricostruzioni ufficiali di quella notte – si sono diretti i tre attentatori a caccia di ostaggi, allo scopo di filmare e diffondere video di propaganda che, però, non sono mai finiti in rete.A smentire le testimonianze è il prefetto di Parigi, Michel Cadot, secondo cui “sulla scena del crimine non è stata rinvenuta nessuna arma contundente”.
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