Nella capitale ceca c’è grande attesa per la sentenza del processo più seguito degli ultimi mesi, quello contro l’ex imam Samer Shehadeh, accusato dalle autorità di aver raccolto fondi per un’organizzazione terroristica islamista e di aver aiutato due aspiranti combattenti a partire per la Siria, ossia suo fratello e sua cognata. Shehadeh è soltanto l’ultimo elemento jihadista finito nella lente degli investigatori cechi e il suo caso rappresenta molto più di un semplice campanello d’allarme: Praga potrebbe essere diventata la nuova base operativa dei gruppi islamisti attivi nel Vecchio continente, che l’avrebbero scelta proprio per via della sua posizione, in quanto lontana dalle attenzioni dell’antiterrorismo e sede di una delle più esigue comunità islamiche d’Europa.
Il caso
Praga, novembre 2016. Omar Shehadeh e sua moglie Fatima Hudkova partono per la Siria per arruolarsi nelle fila di Jabhat Fatah as-Sham, una delle tante organizzazioni islamiste in prima linea nella lotta contro Bashar al Assad e che è legata ad Al Nusra e alla più ampia rete del jihadismo regionale ruotante attorno allo Stato islamico.
È stato il fratello di Omar, Samer, a raccogliere i soldi necessari per il viaggio e a recarsi ad Istanbul per prendere contatti con l’organizzazione e fare da intermediario. Avrebbe dovuto raggiungerli non appena possibile.
Samer è una figura molto nota nel Paese: palestinese, ha conseguito una laurea in studi islamici alla prestigiosa Università islamica di Medina e poi si è trasferito in Repubblica Ceca nei primi anni 2000, assumendo la carica di direttore del Centro islamico della capitale. Nel tempo si è distinto per le sue posizioni e predicazioni radicali, organizzando campagne di proselitismo in tutto il Paese e occupandosi di tradurre il Corano e altri testi religiosi islamici in lingua ceca.
Infine, nel 2014 viene allontanato dalla comunità islamica di Praga e cessa le funzioni di imam. Si sposta a Bratislava, dove prosegue le predicazioni, ma viene allontanato dopo una breve permanenza; quindi parte per il Medio Oriente nel 2017, ma viene arrestato dalle autorità giordane ed estradato a Praga nel novembre 2018.
Il verdetto è atteso per fine febbraio e l’accusa ha chiesto una condanna a dieci anni per aver promosso le attività dei terroristi islamisti: dalla raccolta fondi all’organizzazione del viaggio dei suoi parenti, passando per gli esiziali effetti che le sue predicazioni estremiste hanno avuto su alcuni fedeli, come lo slovacco Dominik Kobulnický, oggi 26enne.
Il cittadino slovacco conobbe Shehadeh nel 2015, dopo essersi trasferito a Praga per lavoro, e fu rapidamente convertito e radicalizzato. Dopo un sopralluogo della polizia nella sua abitazione, nella quale sono stati recuperati materiale di propaganda jihadista, prove di un piano di attentato e quattro chili di fuochi pirotecnici e sostanze chimiche, è stato condannato a sei anni e mezzo ed espulso a Bratislava per scontare la pena.
Kobulnický è la prima persona ad essere condannata per reati legati al terrorismo islamista in Repubblica Ceca e, prossimamente, potrebbe essere seguito dalla sua ex guida spirituale.
I precedenti
Nel marzo dello scorso anno, all’indomani degli attentati di Christchurch, Leonid Kushnarenko, un avvocato ucraino convertitosi all’islam e imam di Praga, aveva invitato i fedeli ad armarsi, “gli uomini in particolare”, e a contattarlo per avere maggiori informazioni in merito. Il suo appello, pubblicato tramite un post su Facebook, aveva suscitato un ampio dibattito nazionale, sul quale era intervenuto anche il governo. In seguito al post, Kushnarenko era stato rimosso dall’incarico con voto unanime da parte del consiglio islamico della capitale.
Nel 2017, invece, i servizi segreti cechi hanno pubblicato un rapporto denunciante la scoperta di un flusso di denaro fra Praga e i territori controllati dallo Stato islamico, sullo sfondo dell’arresto di un 20enne ceco radicalizzato, Jan Silovsky, in procinto di entrare in Siria via Turchia. Il giovane era stato fermato dalle autorità turche e poi deportato in Repubblica Ceca per affrontare un processo per reati legati al terrorismo.
Se Silovsky fosse riuscito ad oltrepassare il confine, sarebbe diventato il 12esimo ceco ad unirsi al fronte siro-iraqeno in supporto allo Stato islamico.
Nonostante l’allarme terrorismo nel Paese resti basso rispetto al resto del continente, è dal 2015 che i servizi segreti cechi stanno dedicando crescente attenzione al fenomeno alla luce della scoperta di traffici monetari e di tentativi di radicalizzazione nelle moschee di Praga, mentre la stessa è sempre più utilizzata come un punto di transito per raggiungere altre mete in Europa o all’estero e sono stati certificati brevi periodi di soggiorno da parte di persone poi spostatesi in Siria.