La regione del Sahel è colpita, ormai da diversi anni, dal fenomeno del terrorismo jihadista che ne sta minando la stabilità e che rischia di causare gravi problemi politici alle nazioni dell’area. Mali, Burkina Faso e Niger stanno subendo le conseguenze delle violenze: uccisioni, fughe di massa della popolazione e la prospettiva di un ulteriore peggioramento dei propri problemi interni, dominati dalla presenza di grandi sacche di povertà. Questo scenario desolante sembra però non aver colpito, al momento, un’altra nazione dell’area: la Mauritania. Nuakchott, infatti, è immune dal terrorismo jihadista ormai dal lontano 2011 e può quindi considerarsi relativamente al sicuro su questo fronte. Il successo del Paese africano è frutto di una strategia multidimensionale che combina misure preventive e repressive e che mira ad affrontate anche quelle cause che, più o meno indirettamente, fomentano le violenze: come il traffico di armi e quello di droga.

Un futuro incerto

La Mauritania è, in ogni caso, una nazione retta da un regime autoritario, come sancito dal report annuale dell’organizzazione non governativa Freedom House. L’ex Capo di Stato e Generale Mohamed Ould Abdel Aziz ha asdunto il potere nel 2008 con un colpo di stato e l’ha poi mantenuto nel 2009 e nel 2014 in seguito allo svolgimento di comizi elettorali. Nel 2019 gli è succeduto l’ex Generale e Ministro della Difesa Mohamed Ould Ghazouani, che si è imposto alle consultazioni presidenziali sui rivali dell’opposizione nazionale che hanno denunciato brogli. L’amministrazione del Paese è schierata su posizioni filo-occidentali e ci sono, pertanto, molti elementi per poter pensare che i radicali jihadisti possano arrivare ad estendere, nel medio periodo, il loro raggio di azione verso Nuakchott che, tra l’altro, confina con la delicata zona del Sahara Occidentale. Il 16,6 per cento della popolazione del Paese vive in povertà estrema, malgrado la nazione sia ricca di risorse come oro e petrolio e questo fattore, unito alla presenza di ampie aree desertiche,  potrebbe facilitare le azioni dei jihadisti.

Le prospettive

La crisi del Sahel, ormai sistemica, rischia di contagiare molte nazioni dell’Africa Occidentale ed ha di fatto portato all’apertura di un nuovo fronte di lotta da parte dei radicali islamici. Le nazioni dell’area ancora indenni dovranno adottare una serie di strategie preventive per evitare di essere risucchiare nel gorgo delle violenze: dalla lotta alla povertà, al rafforzamento degli eserciti statali ad una collaborazione ancora più stretta con l’Occidente. La Mauritania, in questo ambito, potrebbe ricoprire un ruolo chiave: un suo coinvolgimento, infatti, spianerebbe ai terroristi la strada verso il Sahara Occidentale e potrebbe destabilizzare anche il Marocco, importante alleato delle nazioni occidentali. La presenza di risorse naturali a Nuakchott potrebbe indurre i terroristi a colpire anche la Mauritania nella speranza di infiammare il clima politico dello Stato e di mettere in seria difficoltà l’amministrazione presidenziale. Le prospettive di Nuakchott, sebbene al momento piuttosto positive, potrebbero mutare con poco preavviso e costringere lo Stato a porsi sulla difensiva nel tentativo di proteggersi dalle incursioni violente del radicalismo jihadista.





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