Nel cuore del Medio Oriente un’altra guerra segreta si svela lì dove la tensione è già a fior di pelle tra lo Stato ebraico e il braccio armato del popolo palestinese. Secondo la stampa libanese un’operazione di repressione è stata pianificata e condotta da Hamas contro quegli estremisti islamici che avrebbero stabilito alcune cellule all’interno della Striscia di Gaza. La repressione, che sarebbe in corso già da mesi a totale insaputa del mondo, è di riflesso una “protezione” nei confronti di Israele. L’obiettivo dei terroristi era infatti estremamente machiavellico, e se fosse andato a segno, avrebbe potuto scatenare l’inferno lungo i confini dell’enclave palestinese.
Secondo quanto riportato dal quotidiano libanese Al Akhbar , il movimento palestinese islamista Hamas – che controlla ciò che accade all’interno dell’enclave stretta nella morsa di Israele – ha lanciato negli scorsi mesi una vera e propria “guerra segreta” contro tutte quelle cellule che lo Stato islamico avrebbe infiltrato o arruolato all’interno della striscia. Le cellule, secondo le informazioni rivelate, sarebbero composte da miliziani salafiti che si sarebbero infiltrati con l’obiettivo ultimo di colpire Israele fino al punto di scatenare una reazione militare su larga scala capace di sovvertire la leadership di Hamas all’interno di Gaza. Sarebbero già quattro le cellule jihdiste “eliminate” da Hamas, secondo quando riportato dalle fonti del giornale legato al movimento sciita Hebzollah. La rivelazione dell’esistenza di questa guerra segreta lascia immaginare quanto sia stratificata e complessa la strategia di quel che resta dello Stato islamico. Tutte e quattro le cellule stavano inoltre pianificando attacchi terroristici contro le forze di sicurezza, esponenti di spicco e alti funzionari del movimento per destabilizzare Gaza. Durante le operazioni Hamas ha sequestrato svariate armi, tra le quali vengono riportati razzi a medio-raggio capaci di colpire le principali città di Israele con le conseguenze e le reazioni che si possono immaginare.
Questa guerra segreta lanciata dai vertici di Hamas contro l’estremismo islamista sarebbe iniziato lo scorso a agosto, dopo una sequenza di attacchi suicidi che hanno causato la morte di tre poliziotti. Uno erano avvenuto a Gaza City, e un altro nei pressi del valico di Rafah, al confine con l’Egitto. Secondo Hamas i giovani “soldati del jihad” sono stati reclutati e radicalizzati online per compiere atti terroristici interni prima, e per provocare in qualche modo una reazione militare israeliana che portasse alla rottura dell’accordo informale che è stato recentemente raggiunto tra Hamas e Israele per la cessazione delle ostilità. Nonostante lo stesso direttorio di Hamas abbia deciso di colpire Israele con un serie di lanci di missili che avevano innalzato la tensione lungo la striscia ai livelli del 2014 – con una pronta risposta dei raid aerei israeliani – la ragionevolezza di entrambe le parti aveva condotto alla tregua per riportare la situazione – già estremamente disperata – almeno ad una condizione di stabilità.
Il lancio di razzi a corto raggio provenienti dall’enclave e diretti sul suolo israeliano avviene con una certa frequenza; ma forse questa guerra “non più segreta” condotta dai palestinesi a “protezione di Israele” (anche se solo di riflesso) potrebbe rappresentare un’ottima base di riavvicinamento dei vertici che per una volta si trovano a lottare contro un nemico “comune”; o quanto meno convincere Tel Aviv che non è sempre Hamas il responsabile delle ostilità che troppo spesso vengono “innescate” lungo la Striscia di Gaza.