Venti ore di attacco, 29 morti ed ancora una città, quale Mogadiscio, che ripiomba nel terrore. Il nuovo colpo di Al Shabaab ricorda ancora una volta il pericolo terrorismo insito nel corno d’Africa. Il gruppo jihadista mette un’altra firma in un’altra giornata di paura e morte, così come accaduto in altri contesti ed in altre tragiche circostanza sia in Somalia che in altri paesi quali, tra tutti, il Kenya.
L’attacco di venerdì contro un importante albergo di Mogadiscio
La capitale somala, al pari del presto del paese africano, prova a riprendersi. La sicurezza e la gestione della città appaiono migliorate rispetto agli ultimi anni, la vita in generale sembra meno difficile delle stagioni più nere successive alla caduta di Siad Barre ed al fallimento della missione occidentale del 1993. Ma il terrorismo di matrice jihadista continua ad imperversare, i fondamentalisti di Al Shabaab sono presenti a Mogadiscio e controllano alcune aree della Somalia. E nella giornata di venerdì danno prova della loro ferocia: un camion imbottito di tritolosi avvicina nei pressi dell’hotel Maka al Mukarama, uno dei più frequentati di Mogadiscio, facendo detonare l’esplosivo e causando già i primi gravi danni. Ma come avviene nelle dinamiche già viste in altri attacchi di Al Shabaab, la prima esplosione è solo preludio di un attacco ancora più grande.
In quello stesso momento infatti, uomini armati entrano dentro l’albergo ed ingaggiano una dura battaglia contro le forze di sicurezza. Uno scontro a fuoco che, come detto ad inizio articolo, dura venti lunghe ore. Sul campo, restano 29 vittime. Feriti si contano sia tra le forze dell’ordine che tra i civili. Su EuroNews, alcuni autisti di risciò recano le più vive e drammatiche testimonianze dell’accaduto. Alla fine, come dichiara lo stesso governo somalo, tutti i terroristi risultano uccisi. Ma ancora una volta il gruppo terrorista principale della regione mostra la sua capacità di colpire anche i posti ritenuti più sicuri.
La storia di Al Shabaab
In somalo questa parola significa “i giovani”. Ed in effetti il gruppo nasce come “costola” giovanile dell’Unione delle Corti Islamiche, formazione terrorista che nel 2006 arriva anche a prendere il potere a Mogadiscio. L’intervento congiunto di Usa ed Etiopia sradica poi il gruppo jihadista dalla capitale somala, ma la sua eredità viene presa dai giovani di Al Shabaab. Da allora è questo gruppo a rappresentare il riferimento per i terroristi del corno d’Africa. Nel 2015 i primi attacchi anche in Kenya, di recente a Nairobi Al Shabaab si rende protagonista di un attentato nella dinamica molto simile a quello registrato a Mogadiscio.
Il gruppo appare debilitato grazie alla riorganizzazione dell’esercito somalo ed all’aiuto della missione dell’Unione Africana, che nel paese stanzia diverse truppe. Ma al tempo stesso, la formazione jihadista è comunque ancora ben ramificata e dunque pericolosa. La sua furia terrorista è uno degli ostacoli più importanti nel processo di normalizzazione della Somalia.