L’estremismo islamico in Libia è ancora oggi un fenomeno molto presente e che incide in diverse regioni. Ma le sue radici affondano tra gli anni Ottanta e Novanta, quando i gruppi jihadisti hanno iniziato a radicarsi bene sul territorio sopratutto nell’est del Paese nordafricano. Ben presto i gruppi islamisti sono diventati i principali avversari del rais Muammar Gheddafi, il quale poi a metà degli anni Novanta ha lanciato una dura repressione.
Il fondamentalismo islamico in Cirenaica
L’ascesa del fondamentalismo islamico in Libia è possibile riscontrarla soprattutto in Cirenaica. Qui diversi gruppi sono riusciti a fare breccia, sulla scia della diffusione delle idee più radicali che a fine anni Ottanta imperversava in tutto il mondo islamico. Sono due le principali ragioni per le quali il fondamentalismo ha messo radici in Cirenaica. La prima è di natura geografica: la regione dell’est della Libia ha subito le influenze dal vicino Sudan, lì dove i gruppi jihadisti iniziavano ad operare e ad essere molto attivi. In secondo luogo, la Cirenaica ha sempre rappresentato una spina nel fianco per Gheddafi, al potere dal 1969 ed accusato dalle tribù di questo territorio di privilegiare la Tripolitania.
Il sistema sociale libico è infatti molto caratterizzato dall’importanza delle tribù, al cui interno l’interesse familiare ha sempre prevalso su quello nazionale. Secondo diversi gruppi tribali della Cirenaica, Gheddafi ha distribuito le ricchezze prevalentemente in Tripolitania, tralasciando invece l’altra storica regione libica. Nell’est del Paese si viveva dunque con un forte senso di insofferenza nei confronti del potere gheddafiano. L’estremismo islamico in tal senso ha quindi rappresentato un appoggio per andare contro il rais. E le idee radicali hanno quindi iniziato a diffondersi, soprattutto negli ambienti più ostili a Gheddafi.
Per avere un’idea del dilagare dal fondamentalismo islamico in Cirenaica, basti pensare che tra gli anni Novanta e il 2000 un miliziano di Al Qaeda su cinque operante in Iraq era di origine libica e, in particolare, proveniente dall’est del Paese. La città di Derna è quella che storicamente in assoluto ha sempre fornito un gran numero di foreign fighter alla causa islamica. Le scuole terroristiche in Cirenaica sono divenute tra le più importanti ed al contempo pericolose di tutto il medio oriente.
La posizione di Gheddafi contro il fondamentalismo
Gheddafi è salito al potere nel 1969 portando avanti ideali nasseriani, figli del panarabismo socialista che in quegli anni ha instaurato diverse nuove repubbliche in nord Africa ed in medio oriente. L’idea di società del rais, illustrata nel suo Libro Verde del 1977, appare laica e con diversi richiami alla “democrazia delle masse”. Ma in questa visione, c’è anche spazio per un importante ruolo dell’Islam. Gheddafi non ha mai nascosto la portata centrale della religione musulmana nel suo progetto di unificazione del mondo arabo. Tanto è vero che nel 1992 lo stesso rais ha rivelato di un’offerta da parte di alcuni gruppi fondamentalisti volta a consegnargli il titolo di “califfo”.
Una richiesta da lui rifiutata, ma che fa ben intuire come alcuni tratti della sua ideologia politica, quali l’anticolonialismo ed il ruolo della religione nella società, possano a prima vista sembrare in comune con l’ideale islamista. Tuttavia, la formazione nasseriana di Gheddafi gli ha sempre fatto condannare la linea dei Fratelli Musulmani. Inoltre, in più occasioni ha definito come “folli” coloro che hanno compiuto atti terroristici in nome dell’Islam, come disse in un’intervista a metà degli anni Novanta:
Per loro dovrebbero aprirsi i manicomi e non le galere
Inoltre poi, Gheddafi ha condannato l’idea di portare la jihad in Europa: “Se noi oggi rivendichiamo il diritto di invadere l’Europa – ha dichiarato ancora in un’intervista ad Angelo Del Boca – Allora dobbiamo giustificare i Paesi europei che in passato ci hanno invaso”.
L’integralismo islamico dunque, viene visto da Gheddafi come una minaccia sia per il suo Paese che, più in generale, per l’interpretazione e l’immagine dell’Islam. Di conseguenza, il rais nei gruppi fondamentalisti vede un nemico da combattere.
La repressione di Gheddafi
Nell’ottica del colonnello, però, ad emergere è soprattutto il fatto che in quel frangente storico i movimenti islamisti costituiscono la vera unica opposizione al suo potere. Dunque, l’obiettivo a quel punto diventa quello di stanare quanto prima ogni recrudescenza del fenomeno. Per questo vengono inviati in Cirenaica reparti speciali e forze di sicurezza, il cui intento è quello di individuare e sgominare le varie cellule terroristiche insediate nell’est del Paese.

Si è scatenata a tutti gli effetti una guerra a bassa intensità, in cui settimana dopo settimana decine di terroristi sono stati arrestati oppure uccisi dai blitz delle forze di sicurezza. Epicentro delle operazioni era ovviamente la Cirenaica: qui ad operare erano anche alte sfere del gruppo terroristico Al Qaeda, il cui fondatore Osama Bin Laden ha operato dal vicino Sudan. Molti prigionieri sono stati trasferiti all’interno delle carceri di massima sicurezza, tra cui quello tripolino di Abu Salim. Qui il 29 giugno del 1996 almeno 1.270 prigionieri sono stati uccisi, forse a causa di una rivolta sedata dalle forze di sicurezza oppure, come hanno in seguito accusato alcune associazioni internazionali, per via di un’azione di forza del governo. Molte di quelle vittime provenivano da Bengasi, tra di loro anche gente che aveva combattuto in Afghanistan tra le fila degli islamisti. La vicenda del carcere di Abu Salim è spesso stata vista come un conto in sospeso tra i gruppi radicali ed il potere gheddafiano.
Le azioni di repressione a danno degli islamisti sono andate avanti soprattutto tra il 1993 ed il 1998. Agli inizi degli anni 2000 l’integralismo islamico, secondo le autorità tripoline di allora, non era più considerabile una minaccia per il Paese.
Il mandato di cattura contro Bin Laden del 1998
A conferma della forte azione repressiva contro i gruppi jihadisti, vi è anche l’episodio del 16 marzo 1998: quel giorno il governo di Tripoli ha infatti emesso un mandato di cattura internazionale per Osama Bin Laden. Nonostante il fondatore di Al Qaeda fosse già ben noto alle cronache e conosciuto quale personaggio più pericoloso del fondamentalismo islamico, il mandato di cattura emanato dalla Libia di Gheddafi è stato il primo trasmesso all’interpol. Bin Laden in Libia era ricercato già dal 1996 per l’uccisione di Silvan Becker, agente dei servizi segreti interni tedeschi, e della moglie. I due erano stati uccisi da una mano islamista nel marzo del 1994 proprio nel Paese nordafricano.
Il rais è stato quindi il primo a rendere esplicita la minaccia internazionale rappresentata da Al Qaeda e da Bin Laden. Pochi mesi dopo l’emanazione del mandato di cattura, l’organizzazione terroristica si renderà protagonista dell’attentato contro le ambasciate Usa di Nairobi e Dar Es Salam, avvenuto il 7 agosto 1998. Ed il 20 agosto successivo, l’amministrazione Clinton avvierà un raid contro Bin Laden in Sudan ed Afghanistan. Tripoli e Washington si sono dunque clamorosamente ritrovate, dopo anni di scontri politici, sulla stessa posizione. Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, organizzati proprio da Bin Laden ed Al Qaeda, la Libia ha espresso la sua solidarietà agli Usa ed ha dichiarato di avere tra i propri obiettivi la lotta al terrorismo. Circostanza quest’ultima che ha contribuito nel 2004 alla fine delle sanzioni economiche contro Tripoli, inflitte sul finire degli anni ’80.
La situazione negli anni successivi allo contro
L’estremismo islamico in Cirenaica ha perso forza dopo la repressione di Gheddafi, ma non è mai sparito del tutto. A testimoniarlo è l’episodio del gennaio del 2006, quando un gruppo di manifestanti ha assaltato il consolato italiano di Bengasi a seguito dell’esposizione, da parte dell’allora ministro Roberto Calderoli, di alcune vignette ritenute blasfeme contro l’Islam. Il fatto che l’episodio sia accaduto nel capoluogo della Cirenaica è emblematico di come le idee islamiste in questa parte del Paese erano ancora ben radicate.
Non è un caso che le prime rivolte anti Gheddafi del 2011, che hanno portato poi al rovesciamento del potere del rais, siano scoppiate proprio nella parte orientale della Libia. E fazioni islamiste si sono subito inserite nei disordini, radicandosi ulteriormente in tutta la Cirenaica. A Bengasi sono sorte formazioni quali ad esempio Ansar Al Sharia, responsabile dell’uccisione dell’ambasciatore Usa in Libia l’11 settembre 2012. La stessa Bengasi, così come Derna, sono state per diversi anni occupate da estremisti il cui intento era quello di instaurare degli emirati islamici.
Oggi la regione è quasi interamente controllata dalle truppe del generale Haftar, ma gruppi terroristici sia legati ad Al Qaeda che all’Isis sono segnalati ancora molto attivi.