I partiti islamici continuano a proliferare in Europa. Non siamo in un romanzo distopico di Michel Houellebecq, ma nella realtà politica continentale. “Islam” è un partito belga. Il nome sta per integrità, solidarietà, libertà, moralità e autenticità, ma è abbastanza esplicativo della piattaforma programmatica proposta. Pochi giorni fa è balzato alle cronache il leader Redouane Ahrouch per via di una mancata stretta di mano a una giornalista di RTL – TVI. Il motivo? La visione del mondo della conduttrice in questione. 

Il Belgio ha già fatto parlare di sè per gli attentati dei terroristi e per il proliferare del fondamentalismo islamico. In questo caso, però, ci troviamo dinanzi a una realtà che ha qualche consenso elettorale: Islam ha due consiglieri comunali nel distretto regionale di Bruxelles. Uno ad Anderlecht e uno, forse non a caso, nell’attenzionatissimo quartiere di Molenbeek. Le prossime elezioni si terranno il 14 ottobre e il movimento di Ahrouch si presenterà in quasi tutte le municipalità. I sondaggi, secondo quanto scrive Today.it,danno “Islam” attorno al 2%. Il romanziere francese in “Sottomissione” ha profetizzato la scalata di un partito islamico in Francia. I numeri della formazione belga sembrano lontani dal rappresentare un eventuale “rischio” per i partiti tradizionali, ma anche nell’opera di Houellebecq il partito islamico parte in sordina. La demografia, del resto, sembra giocare a favore di queste piattaforme politiche islamiche.

“Islam” propone l’introduzione di una versione occidentale della Sharia.  Una tipologia che prenda di più in considerazione “…i problemi socio economici e familiari”. Precetti islamici, insomma, adagiati addosso alle presunte priorità del vecchio continente. Una “novità” che si baserebbe sulla contiguità con la massima legge del Belgio: la Costituzione. Perché quel testo legislativo, secondo qualche esponente del partito, sarebbe sovrapponibile con il Coranoper l’ottanta per cento.  Il disegno partirebbe dai mezzi pubblici, dove gli islamici vorrebbero separare le postazioni riservate agli uomini da quelle riservate alle donne. Curioso il fatto che Ahrouch di professione faccia proprio l’autista di autobus: ironia della sorte. Sembrerebbe che il leader di “Islam” non guardi negli occhi le passeggere che salgono sul suo bus. I liberali belgi si chiedono come questo atteggiamento sia consentito dalla compagnia in cui lavora. 

Nella nazione interessata dal caso ci si interroga sulla adattabilità della legge islamica. Quanto è malleabile la Sharia? La sensazione è che i precetti islamici siano molto anelastici e che la proposizione di una legislazione di questo tipo serva a far passare i precetti nella loro interezza. In “Sottomissione” i francesi, troppo atrofizzati e disinteressati alla politica e alla democrazia, non si accorgono delle leve economiche utilizzate dagli islamici per imporsi nel quadro politico transalpino. La Sharia, nel romanzo di Houellebecq, non viene applicata, ma le restrizioni finiscono per interessare i costumi di tutti i cittadini francesi. Le gonne considerate troppo corte, ad esempio, vengono vietate. Le università come la Sorbona, ancora, finiscono per divenire centri di diffusione della cultura islamica. I francesi, concentrati solo su loro stessi, non si accorgono di nulla. Il Belgio sembra la realtà più vicina a quella descritta dallo scrittore nato a Réunion. 

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