L’Iran è stato colpito nella giornata di mercoledì da un grave attentato terroristico. In particolare, un attentatore ha aperto il fuoco all’interno del mausoleo sciita di Shiraz, uccidendo 15 persone e ferendone almeno 40. Il bilancio è ancora provvisorio e si teme possa aumentare nelle prossime ore. L’attentato è avvenuto al termine di una giornata drammatica per il Paese. Molte città infatti sono state attraversate da diverse manifestazioni per ricordare Mahsa Amini, la ragazza curda di 22 anni deceduta dopo essere stata arrestata per non aver indossato il velo, a 40 giorni dalla sua morte.

L’attacco però non è da annoverare pienamente nel contesto delle proteste. Al contrario, si è trattato di un attentato rivendicato dall’Isis sui propri canali informativi. Lo Stato Islamico, presente in Iran con diverse cellule attive in tutto il Paese, sfruttando l’attuale caos è riuscito a colpire. Per Teheran uno schiaffo duro, solo parzialmente attutito dalla solidarietà scattata da Mosca: “Collaboriamo contro il terrorismo”, ha infatti scritto Vladimir Putin in un telegramma inviato all’omologo iraniano Ebrahim Raisi.

L’attentato di Shiraz

Non lontana dal cuore dell’Iran e nemmeno troppo distante dalle coste del Golfo Persico, Shiraz è molto famosa nel Paese per ospitare il santuario di Shah Cheragh. Al suo interno è custodita la tomba di Ahmad, ossia del fratello dell’Imam Reza, l’ottavo imam sciita venerato nel mausoleo a lui dedicato a Mashad. Ben si comprende quindi l’importanza del luogo di culto, frequentato ogni giorno da centinaia di persone.

Nel tardo pomeriggio di mercoledì, all’ingresso del mausoleo degli spari hanno improvvisamente creato panico e scompiglio tra chi era presente. Molti testimoni hanno parlato di rumori di colpi di arma da fuoco udibili anche a diversi metri di distanza. Inizialmente non a caso le autorità locali hanno parlato di almeno tre attentatori in azione. Al contrario, ad agire sarebbe stato un solo terrorista. Fonti di polizia hanno specificato che l’attentatore è stato arrestato ed è ora sotto custodia.

A confermarlo alla tv iraniana è stato Kazem Moussavi, a capo dell’autorità giudiziaria locale: “A essere coinvolto nell’attacco – ha dichiarato – è stato solo un terrorista. Un terrorista affiliato a gruppi takfiri è stato arrestato”. Takfiri è il termine maggiormente usato in Iran per indicare esponenti del mondo jihadista. L’Isis dal canto suo non ha tardato a mettere la sua firma nell’attentato. Su Amaq, portale ufficiale di informazione dell’ex califfato islamico, si è inneggiato all’attentato e, in particolar modo, al fatto che un miliziano sia riuscito a colpire proprio in uno dei luoghi più sacri per gli sciiti, considerati dai miliziani jihadisti come infedeli.

La solidarietà di Mosca

Di particolare rilievo è la lettera giunta dal Cremlino all’indomani dell’attacco. Vladimir Putin, si legge in una nota diramata da Ria Novosti, ha espresso le proprie condoglianze al presidente iraniano Ibrahim Raisi e ha “fortemente condannato l’attacco contro il santuario sciita di Shiraz”. Al fianco della condanna, è stata offerta anche solidarietà e disponibilità alla collaborazione contro il terrorismo: “Il Cremlino – si legge ancora – rinnova la disponibilità ad aumentare la cooperazione con Teheran nella lotta al terrorismo”.

In altri tempi la nota di Mosca poteva essere annoverata tra gli atti di circostanza inviati a chi ha appena subito un attacco. Ma in una fase caratterizzata dalla guerra in Ucraina così non è. L’Iran ad oggi è il principale alleato militare nel conflitto che il Cremlino sta conducendo nel Donbass. Sono attualmente i droni iraniani i mezzi più usati dalla Russia per bombardare l’Ucraina. Con un’aviazione oramai assente dal fronte e impossibilitata a operare, i velivoli senza pilota arrivati da Teheran costituiscono l’unica risorsa in grado di tenere a galla l’offensiva russa. Oltre ai droni, l’Iran ha inviato anche consiglieri. Mai come adesso i due Paesi sono a stretto contatto. L’attacco di Shiraz ha forse dato ulteriore impulso all’asse tra il Cremlino e la Repubblica Islamica.

Teheran sotto pressione

Ad ogni modo, appare chiaro come l’attentato dell’Isis abbia messo maggiore pressione alle autorità iraniane. Proprio mercoledì a Zahedan, capoluogo del Balochistan, uomini armati hanno ucciso due guardie della rivoluzione. Le autorità locali hanno puntato il dito contro gruppi secessionisti operanti nella regione a maggioranza baluci, etnia i cui membri sono in gran parte sunniti. Altri gruppi operanti contro Teheran quindi, altre tensioni e altre grane per il governo.

Il presidente Raisi e l’Ayatollah Khamenei hanno promesso di prendere i responsabili dell’attacco a Shiraz e hanno messo in guardia su ulteriori disordini. “Le manifestazioni e i disordini – ha attaccato Raisi – aprono la strada ad attacchi terroristici”. L’ammissione implicita di come, dopo un mese e mezzo di proteste, le autorità centrali faticano a mantenere in ordine la situazione.

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