Lo scorso ottobre Parigi veniva scossa da un attentato con arma bianca compiuto da un jihadista all’interno della stazione di polizia di Île de la Cité, conclusosi con cinque morti, tra cui il terrorista, e due feriti. Contrariamente alla norma, però, il protagonista non corrispondeva all’identikit del radicalizzato medio, ossia un immigrato di seconda o terza generazione con poche o nulle prospettive di integrazione e mobilità sociale, residente nelle banlieu, avvicinato da qualche predicatore estremista durante una detenzione o nella moschea di quartiere mantenuta operativa con petrodollari.
L’attentatore si chiamava Mickaël Harpon, era un tecnico informatico, con alle spalle 16 anni di carriera nell’unità di intelligence del comando di polizia e un nulla osta di sicurezza per l’accesso ad informazioni riservate inerenti la lotta al terrorismo e il monitoraggio di terroristi e radicalizzati noti o presunti. Il suo atto ha contribuito a porre sotto la luce dei riflettori l’annosa questione dell’infiltrazione jihadista nelle istituzioni francesi che, a soli due mesi di distanza, travolge un nuovo corpo: la Legione Straniera.
L’inchiesta
Il Centro d’Analisi del Terrorismo (Cat) ha annunciato la prossima pubblicazione di “Soldati e Jihad“, un rapporto incentrato sul problema della radicalizzazione all’interno delle forze armate francesi, una realtà colpevolmente ignorata e sottovalutata fino ai tempi recenti. Il Cat ha scoperto che, dal 2012 ad oggi, almeno 23 cittadini francesi che hanno servito nell’esercito, soprattutto nei reparti speciali e nella Legione straniera, si sono poi arruolati in organizzazioni terroristiche, nello Stato islamico principalmente, restando in patria o partendo per Siria e Iraq.
Il Cat ha comprovato che le abilità e le competenze degli ex militari francesi sono state preziosissime per i capi-jihadisti, avendo contribuito a rendere i combattenti più disciplinati, organizzati e capaci nelle arti belliche, dall’utilizzo delle armi da fuoco alla preparazione di ordigni fai da te.
Nel complesso, l’arrivo degli ex militari ha incrementato significativamente il potenziale letale degli attentati, condotti in Francia e all’estero, e molto spesso tale aiuto è stato ricambiato attraverso promozioni e mobilità in ascesa all’interno delle organizzazioni. La maggior parte degli ex soldati, infatti, ha raggiunto posizioni di vertice all’interno dei reggimenti del Daesh che hanno devastato il Medio oriente.
Ad inquietare non è soltanto il numero elevato di soldati divenuti jihadisti, ma che alcuni “si sono radicalizzati dopo l’arruolamento nell’esercito francese, altri dopo aver lasciato l’esercito […] mentre alcuni pianificavano di raggiungere gruppi jihadisti prima del reclutamento nelle forze armate francesi”.
Il rapporto, praticamente, denuncia l’incapacità di Parigi di monitorare cosa succede all’interno delle forze armate oltre che di controllare la provenienza degli aspiranti soldati, essendo che alcuni hanno già manifestato atteggiamenti ambigui prima dell’arruolamento.
L’Eliseo sa
Negli anni scorsi sono stati arrestati diversi ex membri delle forze armate francesi con l’accusa di pianificare attentati nel Paese, mentre altri sono stati identificati nei teatri di guerra del Siraq dopo esser stati detenuti o uccisi in battaglia. Un rapporto parlamentare precedente all’inchiesta del Cat aveva già indagato sul fenomeno, stimando che fossero almeno 30 gli ex soldati divenuti terroristi.
Preoccupa soprattutto il fatto che i reclutatori hanno la capacità di attrarre soldati di ogni categoria: paracadutisti, comando aereo, operazioni terrestri e subacquee. Una scelta, quella di volere esperti in ogni campo bellico, che è ovviamente strategica e ha reso possibile al Daesh di migliorare le proprie competenze in numerosi settori.
In alcuni casi, come quello di un tale Boris V., l’entrata nell’esercito è avvenuta proprio con lo scopo di ottenere la formazione necessaria in un determinato ruolo, concludendo l’esperienza ad obiettivo raggiunto, partendo poi per il fronte. Si è anche scoperto che un ex legionario, tale Abdelilah H., era stato a capo di una brigata nella quale fecero parte anche i futuri stragisti del Bataclan.
Nonostante questo, i servizi segreti francesi reputano “basso” l’allarme posto dall’infiltrazione jihadista nelle strutture militari e che nessun caso, di quelli attenzionati attualmente, costituisce un rischio immediato.