Lo Stato Islamico ha rivendicato la strage di domenica mattina alla cattedrale Nostra Signora del Monte Carmelo a Jolo, nel Sud delle Filippine. L’attentato ha provocato la morte di venti persone e il ferimento altre cento. Una prima bomba è stata fatta esplodere intorno alle 8.45 di mattina all’interno della chiesa, mentre i fedeli stavano celebrando la messa domenicale. Un secondo ordigno, pochi minuti dopo, è esploso nel parcheggio.

Da subito, le autorità, non hanno avuto dubbi. “Il movente è sicuramente il terrorismo. Queste sono persone che non vogliono la pace”, ha dichiarato in conferenza stampa il colonnello Gerry Besana, portavoce militare della regione. E quando nelle Filippine si parla di terrorismo, si parla principalmente di Abu Sayyaf, che proprio a Jolo, tra la jungla, ha il suo quartier generale.





Da Al Qaeda allo Stato Islamico

Questa organizzazione, fondata alla fine degli anni Ottanta da Abdurajik Janjalani, grazie al finanziamento di sei milioni di dollari fatto da Osama Bin Laden ed inizialmente vicina ad Al Qaeda, nel 2014 ha giurato fedeltà all’Isis. Da tempo nella black list degli Stati Uniti e del governo filippino, si è macchiata di decine di attentati, decapitazioni e sequestri di persona, tra questi anche di un ex missionario italiano, rimasto prigioniero degli islamisti per sei lunghi mesi.

Responsabili del più grande attentato nella storia delle Filippine

Nel febbraio del 2004 Abu Sayyaf si è reso responsabile del più grande attacco terroristico della storia del Paese, quando una bomba è stata fatta esplodere all’interno del traghetto SuperFerry 14 – che da Manila stava facendo rotta verso Cagayan de Oro – uccidendo 116 persone, tra cui molti bambini. E, insieme al Maute, un altro gruppo filippino affiliato alle bandiere nere, nel maggio del 2017 ha provato a instaurare il primo Califfato del Sud-Est asiatico a Marawi. Le truppe governative sono riuscite a liberare la città dopo quasi cinque mesi di duri combattimenti. Il conflitto ha causato più di mille morti, quasi 400mila sfollati e la completa distruzione della città.

Un nuovo gruppo assetato di sangue

I responsabili della strage dei fedeli di due giorni fa, però, potrebbe essere stata fatta da un’altra piccola organizzazione, quasi sconosciuta fino a ieri, quando Besana, dopo che le autorità hanno visionato le immagini delle telecamere posizionate vicino alla cattedrale di Jolo, ha detto che dietro l’attentato ci sarebbero i jihadisti di Adjang-Adjang Group (Soldati dei Martiri), un sottogruppo spietato di Abu Sayyaf, composto da non più di una ventina di persone, prevalentemente dai familiari dei terroristi che negli anni sono stati uccisi dalle forze di sicurezza.

“Motivati dalla vendetta, disprezzano qualsiasi altra religione”

Il portavoce militare della regione ha affermato che il gruppo Adjang-Adjang “ha lanciato l’attacco per rovinare il processo di pace in corso in Mindanao e per vendicare la morte da parte delle forze governative di un leader di Abu Sayyaf ucciso lo scorso anno”. Rommel Banlaoi, presidente dell’Istituto delle Filippine per la ricerca sulla pace, la violenza e il terrorismo, ha detto ad Asia Times che “il gruppo è motivato dalla vendetta e disprezza qualsiasi altra religione”. “È composto da non più di venti uomini. Padri e fratelli di membri di Abu Sayyaf uccisi dalle forze armate delle Filippine”, ha aggiunto.

Alzato il livello di allerta

Il ministro della Difesa Delfin Lorenzana, intanto, ha ordinato all’esercito “di alzare il livello di allerta per garantire la sicurezza in tutti i luoghi di culto e di porre in atto azioni preventive per stroncare sul nascere eventuali altri atti di terrorismo”. Il presidente Rodrigo Duterte, durante la visita di ieri alla cattedrale di Jolo, ha ribadito il concetto: “Bisogna schiacciare tutte le milizie islamiche sospettate di aver partecipato all’attentato”.

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