Continua a scorrere sangue nelle Filippine meridionali. I jihadisti sono tornati a colpire questa mattina. L’esplosione di due bombe durante la messa domenicale nella cattedrale di Jolo, nel sud-est del Paese, hanno provocato la morte di almeno 20 persone e il ferimento di più di 80. “La prima esplosione è avvenuta alle 8.45 all’interno della chiesa. Il secondo ordigno è esploso nel parcheggio, mentre le forze governative erano nella zona”, ha spiegato il colonnello Gerry Besana, portavoce militare della regione. “Il movente è sicuramente il terrorismo. Queste sono persone che non vogliono la pace”, ha aggiunto.
La strage non è stata ancora rivendicata. Ma Jolo è da sempre la roccaforte di Abu Sayyaf, un gruppo locale che ha giurato fedeltà allo Stato Islamico, da tempo nella lista nera degli Stati Uniti e del governo filippino e responsabile in passato di decine di attentati, sequestri di persona e decapitazioni. “Useremo tutta la forza della legge per consegnare alla giustizia i responsabili di questo incidente”, ha detto il ministro della Difesa Delfin Lorenzana in conferenza stampa.
L’attentato arriva pochi giorni dopo che un referendum popolare ha approvato la Bangsamoro Organic Law (Bol), concedendo una maggior autonomia regionale ai musulmani, maggioranza nel sud delle Filippine, ma minoranza nel Paese più cattolico dell’Asia. La speranza del presidente Rodrigo Duterte era quella di chiudere una guerra che in cinquant’anni ha fatto 150mila vittime e fermare i gruppi più radicali anche grazie all’aiuto del Moro Islamic Liberation Front (Milf), il più grande gruppo ribelle che ha combattuto per decenni contro il governo di Manila e che da qualche anno è al centro delle trattative di pace.
Grazie a questa legge, la regione di Bangsamoro – che comprende varie isole della parte meridionale del Paese, inclusa quella più grande di Mindanao – dovrebbe avere i suoi poteri esecutivi, legislativi e fiscali. La capitale continuerà a controllare la difesa, la sicurezza, gli affari esteri e alla politica monetaria. Grande come la Corea del Sud, questa è la regione più arretrata delle Filippine, malgrado le numerose risorse e la posizione strategica nel Mar Cinese Meridionale.
L’attentato di oggi arriva dopo che una esplosione a Cotabato, a Capodanno, ha ucciso due persone e ne ha ferite altre 35. A fine luglio, invece, un’autobomba è esplosa in un posto di blocco militare nella nell’isola di Basilan. L’ordigno ha provocato la morte di 11 persone, tra cui 5 uomini delle truppe governative e un bambino di dieci anni. L’attacco è avvenuto nei pressi di una base militare a Lamina, dove un terrorista suicida ha fatto esplodere il furgone che stava guidando.
Il rischio di attentati era annunciato da tempo. Lo Stato Islamico, vista la perdita di terreno in Siria ed Iraq ha puntato su questa parte del mondo. Secondo il governo esistono 23 gruppi affiliati all’Isis e numerosi stranieri esperti di esplosivi, provenienti dal Medio Oriente e da altri Paesi asiatici, sono stati arrestati negli ultimi mesi.