Non appena si è diffusa la notizia degli attentati in Sri Lanka avvenuti la domenica di Pasqua, si sono susseguiti febbrili tentativi di addossare gli attacchi a note organizzazioni terroristiche internazionali come lo Stato islamico e Al Qaeda nel Subcontinente Indiano (Aqis).

Mentre alcuni esperti hanno affermato che il “Dna degli attacchi” corrisponde allo Stato islamico e che la portata degli attentati mostra chiaramente i segni del coinvolgimento di una mano straniera, altri non sono d’accordo e sostengono che il modus operandi è quello di Aqis.

Martedì, due giorni dopo gli attacchi, un account Telegram che affermava di essere vicino allo Stato islamico ha inviato un messaggio in cui si rivendicavano gli attacchi. Il messaggio è stato seguito da un comunicato stampa e da un video che mostra gli attentatori di fronte alla bandiera nera dell’Isis mentre giurano fedeltà alla causa del Califfato. Anche se queste rivendicazioni inevitabilmente mettono fine al dibattito su quale organizzazione viene considerata responsabile, qualcosa non quadra.

Gli attentati della domenica di Pasqua potrebbero in realtà annunciare un’inedita era di violenza jihadista in Asia meridionale, una nuova ondata di brutalità che ha impartito alcune dure lezioni dopo la caduta del Califfato a Mosul.

È stato l’ISIS?

Ancor prima che lo Stato Islamico rivendicasse l’attacco, i sostenitori della colpevolezza dell’Isis hanno citato tre motivazioni principali a sostegno delle loro teorie.

La prima è incentrata sulla scelta di colpire chiese cristiane (al posto di obiettivi appartenenti alla maggioranza buddista dello Sri Lanka) e sull’ipotesi che gli attacchi siano stati una vendetta per la sparatoria alla moschea di Christchurch. La seconda è la “portata degli attacchi” che, secondo alcuni, non avrebbe potuto essere tale senza un aiuto straniero. Durante un discorso al parlamento dello Sri Lanka, il primo ministro Ranil Wickremesinghe ha detto che “sono state trovate prove riguardanti i collegamenti stranieri degli attacchi”. Un terzo elemento citato da coloro che sostengono la colpevolezza dell’Isis è l’uso di kamikaze: raro in Asia meridionale ma molto comune per l’Isis in Medio Oriente.

È importante esaminare da vicino le supposizioni su cui si basano queste teorie, perché a un esame più attento nessuna è priva di interrogativi.

Tra il 1983 e il 2009, quando il movimento secessionista Tamil era al suo apice, lo Sri Lanka ha visto una delle guerre civili più lunghe e sanguinose della storia moderna. Durante quel periodo, gli attentati con ordigni esplosivi improvvisati (ied) erano all’ordine del giorno. Le Tigri Liberatrici del Tamil Eelam (Ltte) hanno ampiamente utilizzato ied contro una vasta serie di obiettivi: zone residenziali singalesi, bersagli di grande importanza, come legislatori e capi di Stato, e centri finanziari come la Banca centrale dello Sri Lanka.

I separatisti Tamil non erano gli unici a usare queste tattiche: i rami maoisti dell’ex Partito Comunista di Ceylon usavano regolarmente Ied e mine artigianali per effettuare imboscate e attacchi. Di fatto, attraverso l’ormai defunto Movimento rivoluzionario internazionalista, i guerriglieri dello Sri Lanka avevano canali ben consolidati per condividere competenze e addestramento con i maoisti dell’India e del Nepal.

Il separatismo Tamil può anche aver esaurito le sue forze, ma le abilità richieste per produrre ird, le materie prime necessarie e l’addestramento per piazzare e innescare all’unisono gli ordigni sono alla portata di molte organizzazioni locali.

“Gli esplosivi utilizzati in questi attacchi sono disponibili in tutto lo Sri Lanka”, ha dichiarato Sirish Thorat, esperto di intelligence specializzato sui territori delle Maldive e della penisola dell’India meridionale, durante un’intervista rilasciata a The Diplomat. “Persino i pescatori li usano per la pesca con l’esplosivo! L’Isis non avrebbe potuto procurarsi qualcosa di meglio?”, ha aggiunto Thorat.

Per quanto riguarda gli attentati suicidi, prima della nascita dell’Isis e di Al Qaeda l’Ltte aveva già un intero reparto dedicato a questa forma di guerra.

Già nel 1987, Ltte utilizzava tattiche basate su attacchi suicidi: il 5 luglio di quell’anno, Vallipuram Vasanthan guidò un camion carico di esplosivo contro una base militare singalese a Jaffna e uccise 40 militari, scuotendo l’ordinamento politico del Paese. Il successo dell’attacco portò alla formazione delle Tigri Nere, una temuta e venerata unità di attentatori suicidi.

Proprio come fanno i jihadisti con i loro kamikaze, le Tigri Nere venivano esaminate personalmente dal capo (nel caso dell’Ltte, Velupillai Prabhakaran in persona) ed erano costrette a subire almeno un anno di indottrinamento prima di diventare agenti operativi.

Nel corso degli anni, i kamikaze delle Tigri Nere hanno compiuto numerose stragi simili all’attacco della domenica di Pasqua e hanno ucciso obiettivi di altissimo profilo come il primo ministro indiano Rajiv Gandhi nel 1991 e il presidente dello Sri Lanka Ranasinghe Premadasa nel 1993, oltre a diversi ministri e parlamentari.

Le Tigri Liberatrici del Tamil Eelam hanno imparato a usare attacchi suicidi e camion carichi di esplosivo dalle insurrezioni mediorientali contemporanee, ma il rigore e la disciplina che le Tigri hanno portato a questa forma di guerra l’hanno cambiata per sempre. In un certo senso, i movimenti jihadisti post 11 settembre hanno imparato dalle Tigri Tamil e non il contrario.

Quindi vedere l’influenza dell’Isis in un uomo che porta uno zaino pieno di esplosivo e si fa saltare in aria è nel migliore dei casi un’argomentazione miope e nel peggiore una conclusione con secondi fini tratta ignorando intere pagine di una storia recente e ben documentata.

Di gran lunga, il comportamento più anomalo è stato il tempo impiegato dall’Isis per rivendicare l’attentato.

Parlando a The Diplomat, Hormis Tharakan, specialista nel campo dell’India meridionale ed ex capo dell’agenzia di intelligence indiana Research and Analysis Wing (R&AW), ha mostrato perplessità riguardo la responsabilità dell’Isis dichiarando: “Sembra che l’Isis abbia saputo (degli attacchi) dai media”.

Prima di un attacco, in passato, l’Isis ha spesso inviato messaggi che rendevano nota l’intenzione di colpire una determinata città o regione. Nessun avvertimento simile è stato dato prima degli attentati della domenica di Pasqua.

Inoltre, lo Stato Islamico ha diverse volte rivendicato azioni minori compiute da ribelli musulmani, indipendentemente da quanto vicini essi fossero alla rete principale con sede in Siria e Iraq; questa abitudine è una parte essenziale della loro tattica propagandistica di apparire più grandi e più internazionali di quanto essi non siano in realtà.

Per l’attacco all’Holey Artisan Bakery di Dhaka, in Bangladesh, l’Isis non ha impartito agli attentatori alcun addestramento militare né ha fornito denaro o equipaggiamenti; tuttavia il materiale propagandistico era già pronto da molto prima che l’attentato iniziasse e, ancor prima che il fumo e la polvere si depositassero nella panetteria, le foto degli attentatori che posavano con le bandiere nere erano già state condivise su internet, accompagnate da dichiarazioni di gratitudine e lodi per i martiri caduti.

Anche nel caso dell’attentato al terminal degli autobus dell’autorità portuale di New York, l’aspirante terrorista bengalese Akayed Ullah era un “auto-radicalizzato”, nel senso che egli aveva solamente guardato video e consumato materiale propagandistico jihadista online. Anche la bomba che Ullah aveva provato a far detonare la vigilia di Natale era stata un fiasco e non aveva provocato seri danni; i canali internet dell’Isis, però, avevano immediatamente inneggiato al bengalese come se egli fosse uno di loro. Oggi questo genere di terrorismo ha addirittura un nome specifico: attacchi che “si ispirano” all’Isis.

Ma nel caso dello Sri Lanka, per due giorni nessun profilo sui social media riconducibile all’Isis ha pubblicato rivendicazioni o materiale di propaganda. Persino i siti sul darknet frequentati dai sostenitori dell’ISIS non hanno rotto il silenzio mortale che è sceso su di loro dopo l’offensiva russo-siriana-Pkk a Mosul.

La prima rivendicazione dell’Isis è arrivata martedì, attraverso un account Telegram che sostiene di appartenere ad Amaq, l’organo di stampa ufficiale dello Stato Islamico.

La connessione con Al Qaeda

“Rispetto all’ISIS, Al Qaeda è sempre stata più brava a sfruttare i conflitti locali”, ha detto Sirish Thorat. “Ci sono state molte lotte tra musulmani e altre comunità in Sri Lanka e ovviamente esiste una buona dose di risentimento e rabbia che può essere sfruttata per compiere atti come l’attentato di Pasqua”.

Esiste un’altra buona ragione per considerare Al Qaeda nel Subcontinente Indiano (Aqis) come più probabile responsabile degli attentati della domenica di Pasqua: il fatto che gli indiani e i bengalesi hanno saputo dell’attacco prima di chiunque altro.

Secondo fonti vicine all’intelligence indiana che hanno parlato a The Diplomat, l’R&AW e l’Intelligence Bureau (IB) avevano intercettato “conversazioni tra estremisti” tramite la National Technical Research Organization (Ntro), agenzia che si occupa dello spionaggio di segnali elettromagnetici. Anche una fonte interna al Directorate General of Forces Intelligence (Dgfi) del Bangladesh ha confermato di aver captato qualcosa e di averlo trasmesso agli indiani.

Questa informazione è stata passata alle autorità di sicurezza dello Sri Lanka attraverso un canale diplomatico, sotto forma di un report che The Diplomat ha avuto modo di vedere.

Il report è dettagliato come qualsiasi briefing di un’agenzia di intelligence ed elenca gli obiettivi nominando con precisione gli agenti coinvolti. Ma oltre a fare il nome di un gruppo locale, il National Tawhid Jamaat, le agenzie hanno continuato a non nominare alcun gruppo internazionale coinvolto.

Parlando con chi scrive, un nuovo membro del comitato consultivo del National Security Advisor dell’India ha dichiarato: “Ho ragione di credere che l’intelligence indiana abbia intercettato alcune conversazioni tra estremisti che hanno portato a sospettare che l’Alta Commissione Indiana a Colombo e alcuni hotel potessero presto diventare il bersaglio di attentati suicidi; quindi forse lo Sri Lanka era stato avvertito. Devono però ancora lavorare sull’informazione iniziale e capire esattamente chi ci sia dietro l’attacco”.

Le capacità di SIGINT e HUMINT dell’India sono quasi interamente focalizzate sul Pakistan. Dato che le tradizionali reti di Al Qaeda in Asia meridionale sono state molto vicine all’organizzazione militare pakistana, gli indiani avrebbero potuto intercettare le “conversazioni tra estremisti” solamente dalla rete di Aqis.

Rana Banerjee, ex agente dell’R&AW responsabile per la regione dell’Af-Pak, ha dichiarato: “L’India si è focalizzata su quella regione (l’Af-Pak) e lì ha concentrato le sue forze. Otteniamo un buon SIGINT da queste postazioni d’ascolto. Quindi sì, c’è una forte probabilità che le notizie si diffondano attraverso la rete di Aqis”.

Eppure, nello stesso discorso, Banerjee ha aggiunto: “Ma quello che abbiamo (sugli attacchi in Sri Lanka) è troppo poco per trarre conclusioni”.

Se il coinvolgimento dell’ISIS può essere ragionevolmente messo in dubbio, confermare il coinvolgimento di Aqis è alquanto difficile.

In parte, lo scetticismo sul coinvolgimento di Aqis è radicato nel fatto che la gerarchia dei gruppi jihadisti anti-India, che un tempo operava regolarmente, è ora nel caos.

Da una parte Bangladesh, Nepal, Bhutan e Afghanistan hanno effettuato continue attività di repressione contro i gruppi anti-indiani che avevano basi sul loro territorio; dall’altra l’esercito pakistano e la sua intelligence, l’Inter-Services Intelligence (Isi), sono gravemente a corto di denaro e non riescono a mantenere uniti i ranghi. Di conseguenza, anche gli agenti di lunga data del subcontinente hanno cambiato casacca, sono diventati freelance oppure hanno appeso al chiodo la divisa da terrorista in favore di lavori normali.

I locali

Mentre c’è poco da discutere riguardo la “mano straniera” negli attentati della domenica di Pasqua, la scena politica e criminale locale richiede un attento esame: ciò che si trova al suo interno fa pensare a progetti che vanno ben oltre gli attentati del 21 aprile.

“Questo non è un fallimento dell’intelligence”, ha dichiarato Saikiran Kannan, un hacker di lingua tamil di Singapore, durante un’intervista rilasciata a The Diplomat. Consulente finanziario di giorno, Saikiran è specializzato in investigazioni open source, monitoraggio e analisi dei jihadisti sui social media.

“Dimenticatevi degli indiani che danno informazioni straniere al governo dello Sri Lanka, ci sono stati input provenienti dalla popolazione musulmana del Paese che dicevano che c’era qualcosa in ballo. Gli organi di sicurezza dello Sri Lanka semplicemente non hanno agito”.

Secondo Saikiran, ci possono essere solo due spiegazioni per questa inerzia. O l’esercito e la polizia dello Sri Lanka non sapevano come agire, cosa che secondo Saikiran è “… piuttosto difficile da credere”, oppure elementi interni alla politica del Paese, inclusi gli istituti di difesa e sicurezza, volevano che tutto questo accadesse per danneggiare il governo in carica.

Lo Sri Lanka va alle urne nel 2020: considerando che il Paese ha una tradizione di acerrime lotte politiche, usare un evento brutale come gli attentati di Pasqua per ottenere vantaggi politici a breve termine non è così inverosimile.

Il primo ministro Ranil Wickremesinghe e il presidente Maithripala Sirisena sono stati acerrimi rivali politici da quando quest’ultimo ha improvvisamente dato il ben servito al primo nell’ottobre 2018 e ha nominato nuovo premier Mahinda Rajapaksa, ex presidente del Paese.

Sebbene Rajapaksa sia stato rimosso meno di un mese dopo, la rivalità tra Wickremesinghe e Sirisena non si è conclusa.

In effetti, alcuni giornalisti di Colombo (che hanno collaborato alla stesura di questo report) si sono espressi senza mezze misure nel descrivere come gli attentati si incastrino alla perfezione con il periodo elettorale e le lotte interne che caratterizzano la politica dello Sri Lanka.

Ciò che dà credito a questa teoria del complotto è anche il palese pregiudizio mostrato dall’establishment militare a favore del presidente. Infatti, il presidente Sirisena svolge anche il ruolo di ministro della difesa e l’establishment militare risponde a lui; la polizia civile, invece, fa riferimento a Wickremesinghe.

Secondo il dottor Rajitha Senaratne, portavoce del governo, a partire dal 4 aprile c’erano stati diversi segnali d’avvertimento e il 9 aprile un primo memorandum era stato fornito all’ispettore generale della polizia da Sisira Mendis, capo dell’intelligence nazionale.

L’11 aprile, il viceispettore generale Priyalal Dassanayake ha scritto chiedendo un rafforzamento delle misure di sicurezza a una serie di agenzie, tra cui: divisione sicurezza, divisione sicurezza giudiziaria, divisione sicurezza degli ex presidenti, direttori facenti funzioni della divisione sicurezza diplomatica e direttori facenti funzioni della divisione sicurezza degli ex presidenti.

Nulla è stato fatto.

Sirisena, che prima degli attentati di Pasqua aveva lasciato il Paese per un viaggio a Singapore, fino a oggi ha rifiutato di confermare o negare la conoscenza di questi report.

Inoltre, quando il primo ministro Wickremesinghe ha convocato una riunione d’emergenza dei capi della sicurezza immediatamente dopo gli attentati, diversi membri chiave non si sono presentati.

“Posso dire con una certezza del 90% che all’interno delle agenzie (di sicurezza) c’era una qualche forma di supporto ispirata dall’Isis”, ha detto Saikiran.

Le opinioni di Saikiran sulla deliberata inerzia delle agenzie di sicurezza dello Sri Lanka si collegano con la suddetta fonte del The Diplomat all’interno del comitato consultivo del National Security Advisor dell’India.

La fonte ha detto: “Non potevamo costringere lo Sri Lanka ad agire, ma non potevamo permetterci un attacco all’Alta Commissione Indiana. Così abbiamo autonomamente incrementato le misure di sicurezza in maniera esponenziale e abbiamo adottato una serie di misure per proteggerci. Abbiamo rinforzato il perimetro interno, rallentato l’elaborazione dei visti e aumentato notevolmente i controlli sui visitatori dell’ambasciata”.

I soliti sospetti

Un altro clamoroso aspetto che merita attenzione riguarda il fatto che, apparentemente, il governo dello Sri Lanka abbia chiuso un occhio sulle prediche piene d’odio fatte da Zahran Hashim, il presunto leader degli attentatori suicidi, e sugli affari della ricca famiglia Ibrahim che lo ha sponsorizzato e in seguito ha partecipato all’attentato della domenica di Pasqua.

Hashim non era un personaggio che viveva nell’ombra; anzi, era piuttosto noto.

L’attentatore aveva studiato in diverse madrase fondamentaliste in Sri Lanka, India, Pakistan e Maldive; secondo quanto riferito, egli era anche stato in Siria. Quando Hashim era tornato nella sua terra natale, a Kattankudy, aveva deciso di fondare una moschea e una madrasa. Successivamente, Hashim era uscito dal famoso Tawhid Jamaat dello Sri Lanka e aveva dato vita a un gruppo chiamato National Tawhid Jamaat: era questo il gruppo che l’intelligence indiana citava nel suo report.

Per diversi anni, Hashim aveva apertamente predicato l’odio e invocato la jihad.

Al-Ghuraba, portale video ufficiale dell’ISIS, aveva mostrato i filmati in lingua tamil fatti da Hashim in cui egli esortava i giovani musulmani dello Sri Lanka a dedicarsi alla causa del Califfato imbracciando le armi, donando denaro e aderendo alla jihad.

Hashim aveva anche avuto diversi scontri con la legge, inclusa una volta in cui diverse famiglie musulmane di Kattankudy avevano denunciato i suoi tentativi di seminare odio e creare fratture nella comunità.

Il coinvolgimento della famiglia Ibrahim è un altro chiaro indicatore della presenza di forti correnti politiche sotterranee. Gli Ibrahim sono una famiglia di ricchi commercianti di spezie che ha stretti legami con l’élite politica dello Sri Lanka. Tre membri della famiglia Ibrahim facevano parte del commando suicida: i fratelli Inshaf e Ilham e Fatima, moglie di Inshaf.

Fatima non è stata nominata prima, ma secondo Saikiran Kannan la donna può essere vista dietro gli uomini nella foto dell’Isis.

Il 24 aprile, M.L.A.M. Hizbullah, governatore della Provincia Orientale, è stato interrogato dal CID a causa dei suoi rapporti con il National Tawhid Jamaat. Oltre a essere vicino agli Ibrahim, Hizbullah è un noto lealista fedele a Sirisena/Rajapaksa che ha scelto di andare contro Ranil Wickremesinghe durante i disordini dell’ottobre 2018.

In conclusione, gli attentati della domenica di Pasqua potrebbero aver dato nuova vita all’ISIS nella sua esistenza post-Mosul. Ma questa nuova versione dell’Isis non sarà solo una copia di ciò che il gruppo terroristico è stato in Siria e Iraq. Sarà invece una variante che appartiene all’Asia meridionale: una nuova organizzazione che ha imparato, disimparato e si è evoluta dopo il fallimento dalla missione in Siria.





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