Un rapporto pubblicato la settimana scorsa dal Centro internazionale per lo studio della radicalizzazione e la violenza politica (ICSR) ha evidenziato come l’emergere del gruppo Stato islamico (Isis) abbia rafforzato il legame tra criminalità e terrorismo di matrice islamica.LEGGI ANCHE: Aumentano i foreign fighter europeiLo studio rivela che nelle prigioni europee i gruppi jihadisti trovano terreno fertile nel reclutamento di nuovi combattenti, soprattutto perché alcuni criminali vedono l’estremismo violento come una forma di riscatto per i loro misfatti.I ricercatori del Centro del King’s College di Londra hanno analizzato i profili di settantanove jihadisti europei con precedenti penali, provenienti da Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Francia, Germania e Paesi Bassi. Tutti i soggetti esaminati erano stati reclutati a partire dal 2011 e coinvolti in complotti terroristici in Europa.Dalla disamina è emerso che, negli ultimi cinque anni, circa cinquemila europei occidentali si sono diretti in Medio Oriente per unirsi alle file dello Stato islamico o a quelle di Jabhat al Nusra, che alla fine di luglio ha annunciato il suo split da al Qaeda e ha cambiato nome in Jabhat Fateh al Sham.Gli analisti del centro studi britannico hanno osservato che il 27% dei jihadisti europei monitorati si è radicalizzato dietro le sbarre, mentre il 57% era stato in carcere prima di avvicinarsi all’estremismo islamico.LEGGI ANCHE: Ecco chi sono i foreign fighter dell’IsisLa ricerca rileva pure che la propaganda sui social network specificamente destinata al reclutamento di criminali è molto sporadica, constatando che solo Rayat al-Tawhid, una rete di jihadisti britannici dal 2014 operativi in Siria, è l’unico gruppo che ha costantemente adottato questa tattica.Recentemente, Rayat al-Tawhid ha pubblicato un video che mostra un combattente mascherato mentre sta caricando una pistola semi-automatica Glock 9mm e incita i giovani a lasciare la strada del crimine per unirsi alla causa del jihad.[liveleak id=”i=9e3_1397571049″]Il gruppo ha usato anche lo slogan “A volte le persone con il peggior passato, creano il futuro migliore” spiegando che il jihad è una purificazione per tutti i peccati compiuti prima di abbracciarla. Non è noto, tuttavia, quanto sia stato efficace questo tentativo di reclutamento on-line perché, secondo le informazioni raccolte dai ricercatori dell’ICSR, la quasi totalità dei sostenitori di Rayat al-Tawhid è stata arruolata tramite contatti e legami di amicizia e non attraverso la propaganda sulla rete.Uno degli esempi più emblematici di reclutamento di giovani jihadisti con un passato criminale è quello di Omar Abdel Hamid el Hussein. Il ventiduenne nato in Danimarca, che dopo aver giurato fedeltà all’Isis nel febbraio 2015 ha ucciso due uomini nel corso di un duplice attacco, prima in un seminario contro la blasfemia e poi in una sinagoga nel cuore di Copenaghen.El-Hussein era conosciuto negli ambienti delle bande criminali danesi e pregiudicato per violenza privata e furto, prima di essere arrestato per un accoltellamento nel 2013. Durante la detenzione era diventato estremamente religioso e aveva espresso il desiderio di voler andare a combattere in Siria. Tornato in libertà, si era trovato senza casa e senza lavoro, portando a compimento il suo attacco terroristico solo due settimane dopo la scarcerazione.LEGGI ANCHE: I “most wanted” dello Stato islamicoMolto rappresentativo è anche il caso di Ali Almanasfi, un siriano con cittadinanza britannica residente a Londra che ha combattuto in Siria dopo aver scontato una pena in prigione per aggressione violenta. Nel rapporto viene posta in evidenza una sua dichiarazione: “Io voglio fare qualcosa di buono nella mia vita, per una volta voglio fare qualcosa di puro”, riferendosi esplicitamente alla possibilità di abbracciare la causa jihadista.Senza dimenticare, che aveva precedenti per ricettazione, traffico di droga e rapina anche il trentaduenne Amedy Coulibaly, seguace dello Stato islamico, passato alla cronaca per la strage al supermercato kosher di Parigi, dove l’8 gennaio 2015 rimasero uccise quattro persone.LEGGI ANCHE: La porta d’ingresso dell’islamLo studio denuncia inoltre che è in atto un costante avvicinamento tra le reti criminali e quelle terroristiche in tutta Europa. Gli analisti ritengono che tale contingenza starebbe creando un nuovo tipo di jihad, secondo cui la violenza non è solo un modo per condurre la lotta religiosa, ma un vero e proprio stile di vita.Secondo il think tank londinese, l’introduzione di questo nuovo modello nel network terroristico potrebbe comportare maggiori problemi per i servizi di intelligence europei impegnati nel contrasto della minaccia jihadista.Per di più, non è affatto scontato che dopo aver abbracciato la causa del jihad i giovani radicalizzati cambino il loro comportamento e il loro aspetto fisico, facendosi crescere la barba e cambiando i loro abiti. L’ICSR ha rilevato che, in attesa di partire per il Califfato, un crescente numero di aspiranti foreign fighter continuano a fumare, bere e spesso ad assumere droghe.Uno dei casi studio più interessanti riportati nel rapporto è quello della rete jihadista Parigi-Bruxelles. Gli analisti hanno ricostruito che un mese prima degli attacchi del 13 novembre 2015 a Parigi, la polizia belga stavano conducendo un’indagine su una vasta rete di falsari a Bruxelles.All’interno di un appartamento nel quartiere di Saint-Gilles, gli investigatori avevano scoperto una tipografia, dove erano stati prodotti di centinaia di documenti d’identificazione falsi, patenti di guida e tessere della previdenza sociale.Nel periodo immediatamente successivo agli attentati di Parigi, mentre le polizie di tutta Europa erano alla caccia di Salah Abdeslam, gli investigatori belgi hanno scoperto la connessione della banda di falsari con il terrorismo islamista. Alla fine, è emerso che alcuni dei documenti utilizzati dai jihadisti coinvolti negli attacchi di Parigi nel novembre 2015 e di Bruxelles nel marzo 2016 erano stati stampati proprio nella tipografia clandestina di Saint-Gilles.
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