Ancora polemica a Nizza dove, “per evitare un cattivo uso delle immagini”, la polizia francese ha chiesto al comune di cancellare i video della strage che si è consumata lo scorso giovedì su la Promenade des Anglais.Per approfondire: La verità non detta su NizzaCome riporta Le Figaro, mercoledì 20 luglio alle ore 11, la Sdat (Sous-direction anti-terroriste) ha inviato al centro di supervisione urbana, sala operativa che conta 70 agenti designati al controllo dei monitor collegati alle 915 videocamere di sorveglianza disseminate in città, una singolare richiesta. Nella comunicazione viene infatti disposta, in forza di alcuni articoli di legge, la cancellazione “completa” delle tragiche sequenze dell’attacco che è costato la vita a 84 persone di cui 10 bambini.La domanda di cancellazione si riferisce in particolare alle 24 ore di girato catturate da sei telecamere, indicate con nome e numero, ma anche a tutto il materiale registrato dai sistemi di video sorveglianza a partire dal momento in cui il tir di Bouhlel ha fatto irruzione sulla Promenade.“Questa è la prima volta che ci viene chiesto di distruggere delle prove”, racconta a Le Figaro una fonte interna al centro di supervisione, nato nel 2011 per volere dell’allora sindaco di origine italiana Christian Estorsi.Dall’ufficio del procuratore antiterrorismo di Parigi arriva la conferma della notizia. “La cancellazione è stata disposta per evitare la diffusione incontrollata delle immagini”. Delle quasi mille telecamere presenti nella città della Costa Azzurra – dove c’è un “occhio di vetro” ogni 360 abitanti – “140 avevano elementi interessanti per l’indagine che la polizia ha già acquisito al 100%”. La distruzione del materiale, secondo il procura parigina, serve a “tutelare la dignità delle vittime ed evitare che vengano utilizzate da siti web jihadisti a scopi di propaganda”.Per approfondire: Nizza, i mandanti dell’attaccoLa versione, però, non convince tutti. Soprattutto alla luce di “Attentato di Nizza: lacune di sicurezza e una bugia”: l’editoriale di ieri con cui Libération ha fatto tremare l’Eliseo. Il dossier, corredato di prove testimoniali ed evidenze fotografiche, smaschera la vulnerabilità del sistema di sicurezza approntato in occasione della Festa nazionale e le false dichiarazioni con cui il primo ministro Valls e il ministro degli Interni Bernard Cazeneuve hanno invece respinto al mittente ogni accusa, negando con veemenza l’esistenza di “lacune nella nostra corazza antiterroristica il 14 luglio”.Il governo francese, con questa manovra, potrebbe sbarazzarsi di eventuali elementi scomodi contenuti nei filmati. Elementi che, per ipotesi, potrebbero confermare le tesi sostenute da Libé e dalle migliaia di cittadini francesi che hanno contestato Valls e gli altri membri della delegazione governativa, al termine del minuto di silenzio per le vittime di Nizza sulla Promenade ancora insanguinata, al grido di “dimissioni” e “assassini”.Inoltre le evidenze contenute nei filmati, una volta cancellati, potrebbero rischiare di non entrare nel fascicolo dell’inchiesta avviata, per volere dello stesso ministro dell’Interno, dall’Ispettorato generale della Police Nationale che esprimerà “una valutazione tecnica del dispositivo di sicurezza” messo in campo quel giorno a Nizza. L’inchiesta amministrativa dell’Ispettorato, istruita ad hoc proprio per rispondere alle accuse formulate da Libé, “consentirà di stabilire la realtà del dispositivo, in un momento in cui continuano polemiche inutili”, afferma il ministro Cazeneuve in una nota. Il presidente Hollande ha promesso “trasparenza e verità” sul dispositivo di sicurezza.Anche l’ex sindaco di Nizza, ideatore del capillare sistema di video sorveglianza cittadino, ha iniziato un vero e proprio braccio di ferro politico con l’esecutivo. Christian Estrosi, che nel frattempo è diventato presidente della Provence-Alpes-Côte d’Azur, si era subito rivolto a Valls alla ricerca di spiegazioni convincenti, tanto da esser criticato dallo stesso premier in occasione dell’Assemblea Nazionale francese. Valls, durante un intervento a difesa dell’azione dell’esecutivo contro il terrorismo, ha affermato, riferendosi chiaramente a Estorsi, che “sostenere il contrario, ancor più quando si è un deputato della città, equivale ad una rimessa in causa inaccettabile della parola pubblica”.





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