Può un incidente stradale mettere a rischio la stabilità di un governo? È quello che sta accadendo a Dacca, capitale del Bangladesh, dove da più di una settimana migliaia studenti delle scuole superiori sono scesi per le strade paralizzando il traffico di una metropoli già congestionata. Il rischio è che una legittima protesta studentesca possa assumere i connotati di una vera e propria rivolta nazionale.
Chiedono giustizia i teenagers bengalesi, giustizia per i loro due coetanei che sabato 4 agosto hanno perso la vita in un incidente come ne accadono tanti a Dacca, troppi. Diya Khanam Mim, 17 anni e Abdul Karim, Rajib, 18, frequentavano lo stesso college. Mentre attendevano il mezzo che li avrebbe ricondotti a casa sono stati investiti da un bus di linea piombato su di loro a tutta velocità.
La dinamica non è ancora chiara, sembra che la folle corsa del mezzo sia iniziata in seguito ad una sfida ingaggiata con l’autista di un altro mezzo pubblico. “Quando il nostro autobus Dhaka Metro si è fermato”, ha detto uno degli studenti che si sono salvati, “l’altro autobus lo ha oltrepassato sul lato sinistro travolgendo i passeggeri in attesa”.
Non è la prima volta che accadono incidenti del genere. In Bangladesh le compagnie private di autobus spesso assumono personale senza alcuna esperienza che gareggia, sfrecciando a tutta velocità, con autisti di compagnie concorrenti per ottenere più clienti. Come se non bastasse, migliaia bengalesi si mettono alla guida di vetture senza avere alcuna licenza. Nella sola capitale sono stati almeno 4.200 gli incidenti mortali avvenuti quest’anno, con un incremento del 25% rispetto all’anno precedente.
Una situazione insopportabile che è esplosa con la morte dei due ragazzi sette giorni fa. Tramite i social network, decine di migliaia di studenti provenienti da tutto il Paese si sono riuniti nelle zone più trafficate della città e hanno marciato, al grido di “Vogliamo Giustizia!”, dirigendosi minacciosamente contro le sedi del governo. Moltissime le auto e i bus dati alle fiamme dagli studenti inferociti, tra queste anche la vettura su cui viaggiava l’ambasciatrice statunitense Marcia Bernicat, riuscita poi a mettersi in salvo. Migliaia di ragazzi, vestiti con le loro uniformi scolastiche, hanno iniziato a dirigere il traffico, bloccando le auto e chiedendo le licenze di guida a tutti gli autisti generando il caos nelle vie della capitale. Il governo ha risposto adottando misure drastiche.
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La premier Sheikh Hasina ha ordinato la sospensione delle reti internet 3G e 4G sperando che questo possa limitare la capacità organizzativa degli studenti. “Chiediamo ai genitori di tenere a casa i loro ragazzi, quello che hanno fatto fin ora è già abbastanza”. Il timore del governo è che tra i ragazzi possano infiltrarsi frange di bande organizzate violente. La polizia intanto ha reagito con forza dispiegando migliaia di agenti in assetto antisommossa. Le notizie parlano di centinaia di studenti arrestati durante gli scontri, molti di loro riferiscono di proiettili di gomma e gas lacrimogeni sparati dalla polizia ad altezza d’uomo. Gli ospedali della capitale sono ora congestionati per l’arrivo di ragazzini feriti durante gli scontri, alcuni anche in modo grave. Ma la scelta di Hasina di chiudere le reti potrebbe ottenere l’effetto contrario e trasformarsi in un micidiale boomerang.
Le poche notizie che riescono a trapelare online non hanno fatto che aumentare la rabbia della popolazione bengalese contro il governo sulle modalità di gestione della protesta che ora rischia di assumere anche pericolosi risvolti politici. A peggiorare la situazione, la notizia che in un area della città migliaia di attivisti filo-governativi siano scesi per le strade armati di bastoni e abbiano sferrato un attacco contro gli studenti adolescenti. I facinorosi sono membri del Bangladesh Chhatra League, un’organizzazione studentesca molto vicina al partito governativo Awami National League. Il partito di maggioranza, ha negato qualsiasi coinvolgimento dei propri iscritti, ma le testimonianze in questo senso continuano ad aumentare mettendo in forte imbarazzo tutto l’establishment governativo.
L’inaspettata rabbia adolescenziale potrebbe causare serie proteste antigovernative in un Paese che si affaccia alle elezioni di fine 2018. Secondo l’attivista bengalese Shaidul Alam, “le proteste sono state dettate da fattori più grandi rispetto alla sola sicurezza stradale”. Le vere motivazioni di questa rabbia traversale risiedono innanzitutto nella crisi economica e bancaria, nell’informazione tutt’altro che libera e trasparente, nelle uccisioni extragiudiziali, nelle sparizioni e nella corruzione. “Oggi la polizia ha chiesto in particolare l’aiuto dei militari armati per combattere gli studenti disarmati che chiedono strade sicure”, ha detto Alam ai microfoni di Al Jazeera. “Il governo ha sbagliato i calcoli, pensava che la paura e la repressione sarebbero stati sufficienti ma non si può domare un’intera nazione in questo modo”.